Complicanze infettive del CVC. Come prevenirle? Ecco alcuni accorgimenti da cui non si può prescindere.
Se lo scopo per cui viene introdotto un dispositivo è quello di favorire il miglioramento delle condizioni della persona ricoverata, bisogna ricordare che esistono anche dei rischi legati ai trattamenti a cui sottoponiamo il paziente e a cui l’Infermiere deve assolutamente fare attenzione. Le complicanze infettive –oltre a quelle meccaniche– legate al posizionamento di un Catetere Venoso Centrale (CVC), ad esempio, sono maggiori in coloro che sono ricoverati presso unità di terapia intensiva.
L’aumento del rischio si giustifica in quanto i pazienti presentano condizioni cliniche scarse. Le infezioni derivanti dall’impianto di un catetere venoso centrale hanno un rilevante impatto sulla prognosi del paziente, morbilità e mortalità, e nonché sui costi.
Le definizioni che seguono sono tratte da The ICU book. Terapia intensiva principi e fondamenti IV ed., Paul L. Marino 2014, pagina 129-130: I Center for Disease Control and prevention hanno identificato le seguenti complicanze infettive dei cateteri venosi centrali (CVC) a permanenza.
- La colonizzazione del catetere è caratterizzata da una crescita significativa di microrganismi sul catetere, ma non vi è crescita nelle emoculture.
- L’infezione del punto di emergenza è presente quando vi siano secrezioni a livello del tramite che, quando poste in emocultura, determinano la crescita di microrganismi. Le emoculture possono essere sia positive che negative.
- La setticemia da catetere è presente quando un’emocultura eseguita su sangue prelevato da sede diversa determina la crescita dello stesso microrganismo che è stato isolato, in quantità significativa, dal catetere o dal sangue prelevato dal catetere.
Le Linee Guida CDC (2011) riguardanti i dispositivi intravascolari definiscono CLABSI (Central Line-Associated BloodStream Infection) come: “una batteriemia primaria in un paziente che ha avuto posizionato una linea centrale nelle 48 ore prima dello sviluppo della batteriemia e che tale batteriemia non sia correlata ad alcuna infezione in altro sito. Tuttavia, in quanto molte batteriemie secondarie ad altre fonti che non siano le linee centrali (ad esempio: pancreatiti, mucositi) sono difficilmente riconoscibili con tempestività, la sorveglianza delle batteriemie correlate a linea centrale (CLABSI) può essere sovrastimata rispetto alla reale incidenza di batteriemie correlate a catetere venoso centrale (CRBSI, Catheter-Related BloodStream Infection).”
A queste definizioni è importate aggiungere che il NHSN (National Healthcare Safety Network) con il CDC hanno annunciato in un documento del 2008 (Manual: Patient Safety Component Protocol) che non esiste un minimo periodo di tempo di esposizione alla linea centrale perché una batteriemia possa essere considerata associata alla linea centrale. Nonostante questo riferimento si può sostenere che esista un’associazione di concausa fra una linea centrale e lo sviluppo di un’infezione del sangue (CLABSI) se la batteriemia si sviluppa in un paziente che ha una linea centrale al momento o nelle 48 ore precedenti la diagnosi della batteriemia.
In un report sulla sorveglianza realizzato dalla AUSL Emilia-Romagna, pubblicato nel maggio 2009, sono definiti i criteri esatti per la definizione di infezione del sangue.