Negli ultimi otto anni, l’Italia ha assistito a un notevole aumento del numero di operatori sanitari a tempo determinato, come evidenziato nel recente rapporto pubblicato dal Ministero della Salute.
In particolare, il settore infermieristico ha registrato un incremento significativo del personale precario, sollevando preoccupazioni sulla stabilità e sulla qualità dell’assistenza sanitaria nel Paese.
Aumento del personale a tempo determinato.
Secondo i dati raccolti dal rapporto del Ministero della Salute, il numero di operatori sanitari con contratti a tempo determinato è più che raddoppiato nell’arco degli ultimi otto anni. Dai 26.521 del 2013, si è passati ai 52.846 del 2021, evidenziando un aumento del 99%.
Crescita esponenziale degli infermieri precari.
Tra tutte le categorie di operatori sanitari, gli infermieri sono quelli che hanno registrato l’aumento più significativo della precarietà lavorativa, con un impressionante aumento del 154% negli ultimi otto anni. Dai 8574 infermieri precari nel 2013, si è arrivati a quota 21809 nel 2021.
Distribuzione regionale e di genere.
La precarietà lavorativa degli operatori sanitari non è uniformemente distribuita sul territorio italiano. Le regioni con il maggior numero di operatori sanitari precari sono la Sicilia, la Puglia, il Lazio, la Campania e l’Emilia-Romagna. Inoltre, emerge che il numero di donne precarie supera notevolmente quello degli uomini, con 25.988 donne e 10.734 uomini.
Impatto su diverse categorie professionali.
Oltre agli infermieri, anche altre categorie professionali nel settore sanitario hanno registrato un aumento della precarietà lavorativa. Tra queste, il personale tecnico sanitario, il personale delle funzioni riabilitative e il personale della Vigilanza ed Ispezione hanno visto aumenti del 112%, del 132% e del 135% rispettivamente.
Infermieri preoccupati.
Questo aumento esponenziale del personale sanitario precario solleva serie preoccupazioni riguardo alla stabilità e alla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia. È essenziale che le autorità sanitarie e i decisori politici adottino misure concrete per affrontare questa tendenza e garantire un ambiente lavorativo stabile e sostenibile per tutti gli operatori sanitari, al fine di preservare la salute e il benessere della popolazione italiana.
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