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venerdì, Aprile 26, 2024
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COINA: «Cara FNOPI se dalle parole si deve passare ai fatti è ora di scendere in piazza».

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È di questi giorni la presa di posizione della FNOPI che attraverso un volantino a firma “infermieri italiani” ha divulgato la lettera aperta inviata a Governo, Parlamento, istituzioni e Regioni, nella quale ha dichiarato che: “coagulerà una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni”, dichiarandosi pronta a: “far sì che gli oltre 450mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto.

Con l’etica che da sempre ci contraddistingue, ma con l’esasperazione che ormai ci investe”.

Sempre la FNOPI evidenzia che la professione infermieristica sta morendo, da una parte per l’ormai scarsa attrattiva che le professioni sanitarie hanno sui giovani (e come biasimarli), dall’altra perché in Italia sempre più professionisti sanitari scelgono di trovare lavoro all’estero, poiché meglio remunerati e soprattutto perché incentivati dalle maggiori possibilità di sviluppo professionale.

E ancora, suonano come un ultimatum le forti parole della Federazione: “È ancora possibile scrivere una storia che restituisca dignità agli infermieri, non c’è più tempo da perdere. Se questo Paese, se i suoi decisori politici vogliono invertire questa rotta, lo facciano adesso: la FNOPI non può ancora continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste”.

Sembrano parole dure quelle che leggiamo nella lettera che la Federazione indirizza a Governo e Istituzioni, sicuramente condivisibili, ma probabilmente poco credibili agli occhi di molti infermieri.

Sembrano, più che altro, uno dei tanti gesti maldestri per coprire la grave inattività che la Nostra Federazione ha protratto negli anni.

La FNOPI parla di valorizzazione e di formazione universitaria, ma per anni ha sempre negato il demansionamento infermieristico facendo lavorare gli infermieri in condizioni critiche e con mansioni “dequalificanti”.

Probabilmente tale immobilità sarà il frutto dell’enorme distanza che c’è tra i lavoratori e la Federazione.

Non possiamo dimenticarci che la stragrande maggioranza dei Consiglieri OPI ricoprono cariche Dirigenziali all’interno delle rispettive aziende.

Sarà la lontananza dalle problematiche sofferte da chi lavora sul campo, saranno i naturali conflitti di interessi che probabilmente paralizzano i Nostri consiglieri OPI quando vengono nominati dalla propria azienda Dirigenti infermieristici, fatto sta che l’inattività finora osservata da parte della nostra Federazione ha, senza dubbio, contribuito al declino di una professione che ha sempre goduto di una grande dignità.

Purtroppo la strana coincidenza di avere nel consiglio direttivo della nostra Federazione un così ampio numero di Dirigenti infermieristici che spesso troviamo anche come consiglieri o magari Presidenti provinciali, di fatto impedisce ai professionisti infermieri di poter rivolgersi al proprio Ordine professionale per denunciare gravi criticità lavorative, o abusi da parte dei propri dirigenti, come la dequalificazione professionale.

Sembra palese la manifestazione di un classico conflitto di interessi tra controllore e controllato

Ricordiamo tutti all’inizio della pandemia cosa gli infermieri hanno vissuto: condizioni di lavoro disumane, spesso senza DPI o magari non idonei o scarsi, orario di lavoro senza limiti, sospesi riposi, per non parlare poi degli infermieri malati di Covid a volte con conseguenze permanenti (long Covid) e purtroppo numerosi decessi. Tutto questo dimenticato ed archiviato.

La FNOPI in quella fase (aprile 2020) scrisse una lettera al governo alzando la voce contro le gravi problematiche e chiedendo con forza alcune rivendicazioni, indicando otto punti necessari per gli infermieri, che brevemente ricordiamo:

1- Area contrattuale separata
2 – Indennità infermieristica specifica
3 – Fondi contrattuali specifici
4- Riconoscimento malattia professionale
5- Adeguamento dotazioni organiche
6- Accesso Direzione aziendale servizi alla persona
7 – Superamento vincolo esclusività
8- Adeguare le richieste anche alle strutture private.

Terminata la prima ondata, nel mese di giugno, partecipò agli stati generali organizzati dal governo e già in quel momento i toni si erano attenuati.

Invece di battere il ferro finché era caldo, ha addirittura dimenticato quelle che erano le sue rivendicazioni enunciate pochi mesi prima, tirandosi indietro alla prima vera richiesta di intervento nella manifestazione unitaria degli infermieri (organizzata da Nursing Up), a cui il Coina ha aderito scendendo in piazza insieme ad altre associazioni.

Si è toccato l’assurdo quando poco prima della medesima manifestazione la FNOPI ha impedito che alcuni OPI partecipassero a favore degli infermieri, adducendo la scusa che si trattava di una manifestazione sindacale.

Ovviamente tale affermazione era falsa, visto che la manifestazione è stata organizzata sì da Sindacati di categoria, ma era aperta a tutti, sia OO.SS., che Associazioni di categoria.

La FNOPI invece di partecipare o magari prendere una posizione neutrale, ha diffidato gli OPI a partecipare solo perché CGIL CISL e UIL, non essendo tra gli organizzatori, si sono lamentate di una eventuale partecipazione della Federazione (la sindrome della Prima Donna).

Tale modus operandi purtroppo va ormai avanti da troppo tempo

Scrivere una lettera per alzare di nuovo la voce, senza poi dare seguito a quello che si minaccia, demoralizza l’intera categoria infermieristica.

Dire che certi compiti spettano alle OO.SS. non è del tutto corretto.

Ricordiamo tutti la grande manifestazione di Roma del 1994, dove scesero in piazza 50 mila infermieri per chiedere una migliore qualificazione delle professioni sanitarie.

Dopo pochi mesi dalla manifestazione, organizzata dalla Federazione IPASVI, l’allora Ministro Costa firmò il decreto ministeriale che definiva ruolo e funzioni degli infermieri professionali.

Volere è potere!

Come ha ben detto la FNOPI, basta con le pacche sulle spalle o gli interventi delle Istituzioni con il “non vi dimenticheremo”, “eroi”, “angeli” o i numerosi interventi in aula parlamentare, come quello dell’On. Elena Carnevali, che nel suo intervento alla Camera, ha riconosciuto che nulla è stato fatto dalla politica per gli infermieri, iniziano a diventare patetici.

Le parole dell’On. Carnevali, possono far piacere, ma dalle parole si deve passare ai fatti. Perché non preparare un disegno di legge a suo nome per fare quanto lei stessa ha dichiarato, magari prevedendo quello che Coina e FNOPI chiedono da anni, come ad esempio: Contratto separato delle Professioni sanitarie, il superamento del vincolo di esclusività ed un adeguamento retributivo legato a specificità e responsabilità.

Dalle parole è ora di passare ai fatti!

Se la FNOPI vuole finalmente agire e scendere in piazza, organizzando una grande manifestazione, per il reale riconoscimento della professione, come quella del 1994 a Roma, noi ci siamo.

Il Coina è pronto a scendere in piazza e a partecipare ad ogni iniziativa che finalmente porti quella sperata rivoluzione professionale che attendiamo ormai da vent’anni.

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