Allarme sostenibilità per il CCNL Cooperative Sociali. Costantino (ARIS): «Importante assicurare trattamenti di qualità al personale della sanità accreditata. Occorre però che anche la PA faccia la sua parte».
Incrementi retributivi progressivi che supereranno, ad ottobre 2025, la soglia del 12%. Questo l’impatto economico del
nuovo contratto per le cooperative sociali del comparto sociosanitario e assistenziale – sottoscritto lo scorso gennaio e ratificato il 5 marzo 2024 – che sta generando preoccupazioni nel settore. A lanciare l’allarme autorevoli esponenti di Confcooperative (una delle tre sigle firmatarie del CCNL), secondo cui gli aumenti stipendiali potrebbero addirittura diventare insostenibili a causa del mancato aggiornamento delle tariffe della Pubblica Amministrazione. A rischio ci sarebbe la fuga dal settore di circa 40.000 lavoratori, secondo quanto riportato dagli organi di stampa.
«
La firma del CCNL delle Cooperative Sociali è stato certamente un atto di grande coraggio – commenta
Giovanni Costantino,
capodelegazione Aris –
reso possibile probabilmente dalla convinzione che la committenza, principalmente pubblica, adeguerà le tariffe in modo tale da rendere sostenibili i nuovi oneri contrattuali».
L’Aris ha percorso questa via più volte in passato
. «Come Associazione –
continua il giuslavorista–
abbiamo più volte sottoscritto accordi nazionali sulla base di affidamenti e promesse che, tuttavia, spesso non sono state correttamente mantenute. Inoltre, per le strutture sanitarie il rischio è più elevato, in quanto il committente è unico (il SSN) e non c’è possibilità di differenziazione».
«
Sottoscrivere contratti collettivi di qualità – conclude Costantino – è un’esigenza, oltreché una ferma volontà dell’Associazione. Su questo non si discute. È però necessario che la Pubblica Amministrazione faccia la propria parte, per rendere sostenibili gli sforzi delle strutture accreditate, evitando situazioni di crisi come quelle oggi denunciate dal settore cooperativo».
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