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sabato, Aprile 27, 2024
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Infermieri negli Ambulatori dei Medici di Medicina Generale. Lo chiede la FIMMG.

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I Medici di Medicina Generale (FIMMG) disponibili ad accogliere gli Infermieri nei loro Ambulatori. Ma nel settore sempre meno professionisti. E’ allarme rosso.

La Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) lancia l’allarme sull’assenza di Medici nel settore (al di sotto della media Europea) ed apre alla possibilità di accogliere gli Infermieri nei loro Ambulatori approfittando dello stop al vincolo di esclusività fino al 2025. La libera professione degli Infermieri, pertanto, può essere una manna dal cielo per tanti MMG, che oggi non riescono a gestire tutto il flusso di utenti, sempre più anziani e cronico-fragili.

A scendere in campo contro una recente analisi di Agenas sul personale del Sistema Sanitario Nazionale è Silvetro Scotti, segretario generale (FIMMG).

“Il report evidenzia un rapporto medico/pazienti ancora tra i più bassi d’Europa, ma non è tutto. Questo rapporto deve essere inquadrato nei singoli ambiti assistenziali, differenziando il territorio dall’ospedale e dovrebbe essere correlato alla media di età delle popolazioni se vuole essere uno strumento serio di programmazione dell’offerta sanitaria” – spiega Scotti.

“Con il Ministro Schillaci c’è stato sin da subito un dialogo e un confronto proficuo. Siamo fiduciosi di poter continuare, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, su questa strada. Condividiamo la stragrande maggioranza delle soluzioni individuate e prospettate, ma siamo invece perplessi dell’attività di analisi portata avanti da Agenas, che rischia di indurre il Ministro in errori di valutazione” – precisa Scotti, parafrasando quanto già dichiarato dal Ministero della Salute Orazio Schillaci sul tema delle carenze in sanità e del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina. Scotti, in particolare, sottolinea come da parte di Agenas vi sia stata una diffusione di dati parziali, che non guardano nel dettaglio della professione e non operano un confronto con l’Europa.

“Il report di Agenas evidenzia un rapporto medico/pazienti ancora tra i più bassi d’Europa, ma non è tutto; questo rapporto deve essere inquadrato nei singoli ambiti assistenziali, differenziando il territorio dall’ospedale e dovrebbe essere correlato alla media di età delle popolazioni se vuole essere uno strumento serio di programmazione dell’offerta sanitaria” – chiosa il segretario della FIMMG.

Come già annunciato nell’audizione informale nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 34 del 2023, il leader della Fimmg ricorda che il nostro sistema rispetto al resto d’Europa è quello con le maggiori carenze di medici di cure primarie rispetto alla parte specialistica. I dati Ocse indicano come, rispetto a una media europea di 20,3% di medici di medicina generale e di 68,7% di specialisti, l’Italia sia sotto di quasi 3 punti percentuali per i medici di medicina generale (con un valore pari al 17,5%) e sopra del 10,1% per quanto riguarda i medici specialisti (con un valore pari al 78,8%). Dati alla mano, si deve puntare a rafforzare le fila della medicina generale e superare l’atteggiamento delle Regioni, che a tutt’oggi non hanno ancora bandito il Concorso per la formazione in medicina generale, nonostante la norma prevedesse come termine ultimo la fine di febbraio.

“Non si può pensare di risolvere il tema delle carenze solo aumentando i massimali, prosegue scotti. Si deve mettere la medicina generale in condizione di rendere ai cittadini un’offerta di prossimità, attrezzando gli studi con strumenti di diagnostica di primo livello e realizzando i micro-team che Fimmg da tempo propone” – aggiunge Scotti.

“Il superamento del vincolo di esclusività era essenziale, vista l’emergenza per la carenza del personale sanitario sia in ospedale che sul territorio. Il vincolo andrebbe però eliminato sulla base di una valutazione da parte del soggetto responsabile aziendale pubblico, potendo prevedere prioritariamente che vengano favorite per il personale appartenente al pubblico impego le attività libero professionali in ambito di pubblico interesse, ovvero nell’ambito degli studi professionali della medicina generale, con particolare riferimento agli infermieri. Ad esempio, i medici convenzionati possono contrattualizzare come attività libero-professionale infermieri presso i propri studi e potrebbero pertanto diventare punti di privilegio per la fruizione delle prestazioni al di fuori dell’orario di servizio di questi operatori sanitari, rimanendo all’interno del pubblico senza andare con questa norma a supportare sistemi di assistenza privata. Infine, tale presenza negli studi favorirebbe da subito una migliore offerta assistenziale e diagnostica, liberando tempo di cura per i pazienti che in Italia sono in media i più anziani e complessi per durata delle cronicità di tutta Europa. Per inciso, aspettiamo ancora dal 2020 i 235 milioni di euro per la diagnostica ripartiti alle Regioni” – conclude il rappresentante dei Medici di Medicina Generale.

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