Sempre meno giovani decidono di fare gli Infermieri. La Professione deve correre ai riparti e la FNOPI iniziare ad analizzare più nel dettaglio il fenomeno “abbandono”.
Tra 10 anni ci sarà almeno il 20-30% di Infermieri in meno in Italia secondo un calcolo dell’associazione AssoCareInformazione.it che ha incrociato i dati relativi alle iscrizioni ai test di preselezione 2023 al CDL di Infermieristica, alle immatricolazioni di ispiranti Infermieri all’A.A. 2022-2023 e ai pensionamenti degli ultimi anni.
A questi vanno aggiunti gli abbandoni, ovvero la scelta di colleghi di intraprendere un’altra attività lavorativa, abbandonando l’ambito sanitario o iscrivendosi ad altro CDL. Si sa ad esempio quanti Infermieri hanno scelto di iscriversi ad altra facoltà per cambiare lavoro (Medicina, Odontoiatria, Fisioterapia, Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche, ecc.)?
Secondo AssoCareInformazione.it, come noto diretta dall’Infermiere e Giornalista Angelo Riky Del Vecchio, in Italia si prevede una tra due lustri pari a 80-120.000 unità. L’allarme scaturisce dall’analisi attenta dei dati che saranno presentati in una tesi di una studentessa del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche.
Secondo la collega i tassi di abbandono sono elevatissimi e sarebbe giunto il momento di analizzarli con attenzione. Ad esempio la FNOPI, ovvero la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, potrebbe avviare (se già non lo sta facendo) una attenta indagine sul fenomeno abbandono e perdita di attrattività della professione, che potrebbe dimezzarsi di un 20-30% nel prossimo decennio. Ovviamente l’ipotesi avanzata dalla studentessa scaturisce da analisi di dati odierni. Bisognerà capire se si riuscirà ad invertire la tendenza negli anni a venire.
Sempre la FNOPI da tempo ha lanciato l’allarme. In pratica la Professione è abbandonata a sé stessa.
Ecco secondo noi quali sono i mali principali dell’Infermieristica moderna:
- stipendi “miserabili” (il Governo Meloni sta promettendo bonus di 100 euro mensili o aumenti degli straordinari, ma restano solo briciole);
- impossibilità oggettiva di fare carriera o di “contare” veramente sulle scelte decisionali nell’ambito manageriale e assistenziale (nel pubblico e nel privato);
- un sistema della formazione post base basate ancora su logiche numeriche (vedi Corsi ECM) e non su logiche qualitative;
- un sistema universitario di base e post-base con la presenza sempre più ridotta degli Infermieri nel “parco” docenti;
- una formazione universitaria di base e post-base assolutamente da ripensare e da rimodulare;
- l’accesso limitato al Corso di Laurea Magistrale (continua ad essere a numero chiuso), incatenato ancora a logiche preselettive dalla dubbia liceità ed opportunità;
- l’impossibilità di prescrivere presidi e azioni assistenziali di natura infermieristica (si è ancora legati alla prescrizione del Medico);
- presenza costante e ormai anacronistica nel cosiddetto Comparto Sanità (da tempo alcuni sindacati chiedono di riconoscere il ruolo Dirigenziale degli Infermieri, almeno di quelli laureati);
- scarsa identità professionale e scarsa considerazione da parte del Cittadino (gli Infermieri continuano a svolgere costantemente ruoli al di sotto delle loro responsabilità e competenze professionali senza batter ciglio) e continuano ad essere legati a sudditanze mediche.
Il crollo delle iscrizioni ai test di preselezione.
Per finire, da dati ancora ufficiosi, risulta un crollo verticale delle iscrizioni ai CDL in Infermieristica. Il fenomeno sarebbe più marcato al Nord con picchi del 50% in alcune aree. Si resiste ancora al Sud, ma ormai la perdita di attrattività è diventata dilagante.
Fare l’Infermiere oggi pare una scelta “sfigata” ai più piccoli, che provano al contrario a scegliere facoltà più confacenti alle proprie esigenze di crescita e di prospettive lavorative.
Insomma, un grosso guaio se tale tesi sarà supportata dai fatti. O si interviene immediatamente o si verificherà il caos nella sanità italiana, sia nel pubblico, sia nel privato, dove le carenze odierne sono oggi già pesantissime.
Il rischio è che in piena emergenza gli Infermieri potrebbero essere sostituiti dagli Operator Socio Sanitari (OSS) o da figure ad esse assimilabili dal punto di vista formativo, esperenziale e delle competenze scientifiche.
Chi vivrà vedrà.
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