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Infermieri e Great Resignation: il 68% sogna di cambiare lavoro e il 25% ne sta già cercando uno in Italia o all’estero.

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Gli Infermieri italiani e il fenomeno della Great Resignation in uno studio di AssoCareInformazione.it: il 68% sogna di cambiare lavoro e il 25% ne sta già cercando uno in Italia o all’estero.

Con il fenomeno della Great Resignation o Grande Rassegnazione si identifica la tendenza ad abbandonare l’occupazione in essere per cercarne uno migliore. Da uno studio condotto dagli infermieri di AssoCareInformazione.it (che sarà pubblicato in seguito e che qui presentiamo in anteprima), associazione di categoria che si occupa di comunicazione sanitaria, è emerso che tra i professionisti del settore esiste un gran numero di colleghi disposti ad abbandonare l’attuale lavoro per trovarne un altro più remunerativo e nel contempo può gratificante dal punto di vista professionale e della carriera.

Dall’indagine, condotta tra il 1 giugno 2022 e il 31 dicembre 2022 sono emersi dati preoccupanti, che giustificano in parte la tendenza all’abbandono della professione infermieristica e alla perdita di attrattività (sempre meno giovani decidono di iscriversi al CDL in Infermieristica).

In particolare sono stati intervistati 1000 Infermieri del pubblico e del privato rappresentanti di tutte le realtà regionali italiane:

  • il 68% di loro sta cercando un nuovo lavoro;
  • il 25% lo ha già trovato;
  • il 7% ha cambiato o sta cambiando lavoro facendo tutt’altro.

Su questi dati e su quelli comunicati in passato dall’esperto Angelo Mastrillo relativi al minor numero di iscrizioni al CDL per Infermieri, ci si dovrebbe interrogare sempre di più.

Mastrillo (UniBO): “in Italia il numero di Infermieri neo-laureati continua ad essere inferiore a quello dei Medici”.

Forse si dovrebbe pensare ad una professione più presente e incisiva di quella attuale? Forse dal punto di vista politico contiamo meno di altre categorie?

Il fenomeno della Great Resignation in Italia.

Nel 2022 si è registrato il record di dimissioni in Italia. Lo scorso anno, infatti, hanno lasciato il lavoro 1,6 milioni di persone, 300mila in più dell’anno precedente. Si può dire che è arrivato il fenomeno Great Resignation anche in Italia? Ce lo spiega l’Adnkronos.

Il termine, inventato da uno psicologo americano, descrive un fenomeno osservato dopo la prima ondata di Covid-19 negli Stati Uniti. La teoria è che centinaia di migliaia di persone, passate tramite l’esperienza dei lockdown, abbiano ripensato al loro modello di lavoro, alla sua qualità e al suo ruolo nelle vite di ciascuno, risultando più propense ad abbandonare la loro occupazione, se ritenuta non soddisfacente.

Fabrizio Pirro, docente di Sociologia del lavoro, spiega a Money.it che non esiste un unico fenomeno valido per tutto l’Occidente, ma tanti fenomeni da declinare in base ai contesti sociali e al tipo di mercato del lavoro. Ad accomunarli, però, ci sarebbe un elemento relativamente nuovo, che il Covid avrebbe solo accentuato: la perdita di centralità del concetto di lavoro, che ha a che fare con “l’esplodere dell’individualismo e della disgregazione dei legami sociali”.

Insomma, la qualità dell’occupazione sarebbe in media talmente bassa da fargli perdere senso, sia dal punto di vista del reddito che del contenuto del lavoro. A mancare poi, soprattutto per i giovani, sarebbe la prospettiva di crescita professionale e retributiva.

Il fenomeno, però, riguarderebbe in Italia una minoranza di persone, non stritolate dall’inflazione, in cui una grossa fetta è costituita da professionisti altamente qualificati. Sono coloro che cercano di cogliere le opportunità che la ripresa dell’occupazione, dopo il biennio con le fasi più dure del Covid, può offrire. Per sgonfiare il fenomeno Pirro propone di aumentare i salari rinnovando i contratti pubblici e tagliando ancora il cuneo fiscale, ma anche ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio.

Leggi anche:

Filippo, Infermiere: “abbandono la professione, non mi dà più stimoli e torno a fare il muratore”.

Mauro, Infermiere: “ho vinto due concorsi piazzandomi ai primi posti e ogni volta mi hanno trattato come l’ultimo della classe”.

Michela, Infermiera: “solidale con il collega che lascia la professione per fare il muratore, oramai è tutto in declino”.

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