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Gestione Infermieristica del Contropulsatore Aortico (IABP).

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Qual è l’importanza del management infermieristico nella gestione del Contropulsatore Aortico (IABP)?

Rilevazione dati e nursing.

La contropulsazione aortica (IABP – Intra Aortic Ballon Pump) è il più diffuso sistema di assistenza circolatoria temporanea, in grado di aumentare la velocità del flusso coronarico e diminuire il post-carico agendo così favorevolmente sulla richiesta e sull’apporto di ossigeno da parte del miocardio. Le indicazioni al posizionamento sono: shock cardiogeno, complicanze meccaniche nell’infarto acuto, shock cardiogeno post CEC (circolazione extra corporea), supporto nell’intossicazione da farmaci cardio inibitori, sindrome da bassa gittata e pazienti in attesa di trapianto. La gestione dei pazienti portatori di contropulsatore aortico è multidisciplinare e la figura dell’Infermiere assume quindi un ruolo strategico nel peri-posizionamento del presidio, con particolare attenzione anche alla prevenzione e al trattamento delle complicanze. Per ottenere il miglior risultato possibile per un paziente gestito con IABP, al personale infermieristico, sono richieste competenze specialistiche con conoscenza del meccanismo e delle azioni di questo dispositivo terapeutico con funzioni avanzate.

Questo lavoro mette in evidenza la gestione autonoma, da parte dell’infermiere/a, tramite controllo ACT (test di coagulazione usato principalmente per il monitoraggio della terapia anticoagulante con alte dosi di eparina non frazionata) nel post posizionamento del IABP; valutazione delle complicanze quali ischemia dell’arto e infezione sito di inserzione. L’obiettivo dello studio è stato quello di compilare e valutare un Protocollo, a gestione infermieristica, per l’infusione continua di eparina in pazienti sottoposti a intervento cardiochirurgico e in cui è stato posizionato un contropulsatore aortico, utilizzo della sonda ecografica a gestione infermieristica per valutare la perfusione dell’arto.

Sincronizzazione dello IABP

La sincronizzazione [1] è l’evento fisiologico che informa il computer del contropulsatore che ha inizio il ciclo cardiaco per dare il massimo dei benefici emodinamici, lo IABP deve gonfiarsi (in diastole, fase di rilassamento delle cavità cardiache) e sgonfiarsi (in sistole, contrazione del miocardio) in maniera sincrona con il ciclo cardiaco

Posizionamento AIBP.

L’ IABP viene applicato in una fase critica del decorso clinico del paziente; per garantire un’assistenza efficace è fondamentale che l’infermiere sappia gestire correttamente tale apparecchiatura e riconoscerne tempestivamente le eventuali anomalie. Il primo step che l’infermiere è tenuto ad effettuare è rappresentato dalla conoscenza della metodica e del materiale occorrente per la tecnica sterile.

Controllare il punto di inserzione del catetere aortico (foto 16) per verificarne lo stato e/o la presenza di eventuale infiammazione/infezioni. La manovra di sostituzione della medicazione andrà eseguita con tecnica sterile assicurando l’asepsi delle procedure. La medicazione andrà sostituita di routine ogni 48 ore e/o ogni qualvolta necessario (sporca, bagnata o staccata

In base alla prima misurazione di ACT viene impostata una infusione continua.

ACT EPARINA ml/h UNITA’
100-120 4 1600
120-130 3 1200
130-140 2.5 1000
140-170 2 800
170-180 1.8 720
180-200 1.5 600
> 200 1 400

 

Pazienti Paziente 1 Paziente 2 Paziente 3 Paziente 4
Tempo

(h)

ACT ML/H UNITA’ ACT ML/H UNITA’ ACT ML/H UNITA’ ACT ML/H UNITA’
0 145 148 157 135
3 155 143 150 140
6 157 143 145 142
9 160 2 800 148 2 800 138 2,5 1000 144 2 800
12 233 1 400 190 1.5 600 196 1,5 600 160 2 800
15 236 1 400 200 1.5 600 192 1.5 600 184 1.8 720
18 196 1,5 600 183 1.5 600 197 1.5 600 182 1,5 600
21 203 1 400 178 1,8 720 189 1.5 600 193 1,5 600
24 216 1 400 190 1.5 600 200 1.5 600 188 1.5 600
27 211 1 400 200 1,5 600 192 1.5 600 192 1.5 600
30 202 1 400 190 1,5 600 200 1.5 600 202 1 400
33 203 1 400 194 1,5 600 195 1.5 600 195 1.5 600
36 200 1 400 203 1 400 199 1.5 600 189 1.5 600

 

Risultati. 

L’analisi statistica dei dati ha valutato le misurazioni eseguite dopo le prime 9 h dal posizionamento del contropulsatore. Di tutti i 10 pazienti studiati grazie al protocollo utilizzato presso l’ U.O.C. di cardioanestesia e terapia intensiva cardiochirurgica, il target di raggiungimento di valori superiore a 180 secondi di ACT, è stato rispettato grazie all’adozione del nostro protocollo, in particolare del grafico 1 riassuntiva in cui si mettono in correlazione le medie di ciascun paziente e le deviazione standard di ml/h, ACT e numero di unità utilizzate, si evince come l’andamento di ACT sia stato ampiamente rispettato. Questo dimostra come, seppur il campione di pazienti sia esiguo l’adozione di un protocollo d’infusione continua di eparina partendo dalla valutazione di ACT sia pressoché utile per una gestione autonoma del paziente.

Dal grafico 2 si evince come nelle 36 h di raccolta dati, 1 paziente necessita d’infusione continua tra 1-1,2 ml/h, 2 pazienti tra 1,2-1,4 ml/h, 5 pazienti di 1,4- 1,6 ml/h, 1 paziente tra 1,6-1,8 ml/h, 1 paziente tra 1,8-2 ml/h.

Dal grafico 3 in termini di unità, 1 paziente ha necessitato in media di 450-500 unità di eparina oraria, 1 paziente di 500-550 di unità di eparina oraria, 1 paziente di 550-600 unita di eparina oraria, 7 paziente di 600-650 di unità di eparina oraria.

Il nostro obiettivo era di valutare se attraverso questo protocollo fosse rispettato il target di raggiungimento di ACT superiore a 180.

Dall’analisi dei dati come si può notare dal grafico 4, è emerso come 3 pazienti hanno raggiunto valori in media tra i 180-185 secondi, 6 pazienti tra 185-190 secondi e un paziente tra i 205-210 secondi.

Il nostro obiettivo era di valutare se attraverso questo protocollo fosse rispettato il target di raggiungimento di ACT superiore a 180. Dall’analisi dei dati come si può notare dal grafico 4, è emerso come 3 pazienti hanno raggiunto valori in media tra i 180-185 secondi, 6 pazienti tra 185-190 secondi e un paziente tra i 205-210 secondi.

Discussione.

L’importanza nell’adottare dei protocolli validati e valutati con il personale medico per avere una gestione più autonoma del paziente.

I protocolli che possono essere utilizzati in terapia intensiva si basano su evidenza clinica e richiede indagine scientifica al fine di adottarli routinariamente nella nostra terapia intensiva, il ruolo dell’infermiere assume un’importanza fondamentale perché oltre al nursing, l’infermiere acquisisce particolari competenze nella gestione del paziente cardiochirurgico.

Dall’analisi dei dati, come si può notare, su 10 pazienti reclutati, è emerso come 3 pazienti hanno raggiunto valori in media tra i 180-185 secondi, 6 pazienti tra 185-190 secondi e 1 paziente tra i 205-210 secondi (grafico 4, pagina 34).

Tuttavia è importante tenere presente che questa ricerca è stata condotta su un numero esiguo di casi, ma i risultati ottenuti sono pienamente soddisfacenti.

Note.

[1] Left ventricular function during intra-aortic balloon pumping assessed by multigated cardiac blood pool imaging. Nichols AB, Pohost GM, Gold HK, Leinbach RC, Beller GA, McKusick KA, Strauss HW, Buckley MJ. Circulation, 1978.

Luigi De Bonis, Infermiere

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