Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati da alcuni docenti contro l’obbligo del Green Pass a scuola.
In due distinti decreti, la Terza Sezione presieduta da Franco Frattini ha confermato la decisione del Tar del Lazio spiegando che le presunte violazioni della privacy “sono contraddette sia dall’avvenuto pieno recepimento delle indicazioni del Garante della Privacy” sia “dal dato puramente tecnico e non contestato con argomenti credibili, secondo cui la lettura con app dedicata esclude ogni conservazione o conoscibilità del dato identitario personale, salvo l’accertamento della autenticità del certificato verde, elemento essenziale allorché emergono sempre più frequenti casi di falsificazione e di commercio di certificati verdi falsi”.
La sentenza spiega anche che il Green pass non è un elemento discriminante dato che “il lavoratore è abilitato, ove non intenda vaccinarsi, ad ottenere il certificato verde con test differenti quali l’antigenico rapido”.
Sull’asserito diritto individuale alla salute e quindi sul rifiuto di vaccinarsi, il Consiglio di Stato evidenzia che esiste un “eguale diritto di una collettività di persone – nella specie gli studenti – il cui ‘diritto a scongiurare possibili contagi’ ha prevalenza perché espressione di una componente della ‘salute pubblica’ a fronte del diritto del docente, in ogni caso per nulla negato viste le ammissibili misure alternative al vaccino, e di carattere individuale, per di più da parte di chi ha una responsabilità specifica e rafforzata verso i propri studenti, che costituisce componente essenziale della funzione (se non addirittura missione) di ogni docente”.
Fissata per l′11 novembre la camera di consiglio per la discussione collegiale.
La sentenza arriva mentre il ministero della Salute sta valutando come procedere con la somministrazione della terza dose agli insegnanti.
Come segnala il Corriere della Sera, infatti, c’è un allarme richiamo per i docenti che per primi hanno ricevuto il vaccino: la massa critica di seconde dosi del personale scolastico, un buon 90% avvenute con AstraZeneca, è stata inoculata tra la metà di maggio e la metà di giugno.
E dunque tra una quindicina di giorni qualcuno potrebbe trovarsi parzialmente “scoperto” visto l’intervallo superiore ai sei mesi per l’eventuale terza dose.
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ritiene sia necessario attribuire ai primi vaccinati del comparto, che tra febbraio e marzo erano stati inseriti in “una corsia preferenziale” per volere della gestione commissariale di Domenico Arcuri, una “priorità alta” visto l’avvicinarsi dell’inverno e la didattica in presenza.