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Esercizio Professioni Sanitarie: uniformare disciplina per qualifiche conseguite all’estero.

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Disciplina uniforme e strumenti operativi per la regolamentazione dell’esercizio delle professioni sanitarie con una qualifica conseguita all’estero.

Uniformare la disciplina e definire gli strumenti che ne consentono l’applicazione sono le principali novità contenute nella bozza dell’Accordo Stato/Regioni relativa all’esercizio temporaneo, in Italia, di una professione sanitaria con qualifica conseguita all’estero. L’intesa avrebbe dovuto essere emanata entro 90 giorni dall’entrata in vigore del cosiddetto decreto “bollette”, avvenuta quasi un anno fa. Un primo passo essenziale verso una regolamentazione definitiva che ormai non può più essere procrastinata.

Tale disciplina – commenta Giovanni Costantino – risulta quanto mai necessaria per attribuire uniformità al modo eterogeneo con cui Regioni e Province autonome hanno risposto alla rilevante necessità di avvalersi di operatori sanitari stranieri per far fronte alla carenza di personale sanitario e sociosanitario. Problematica ancora drammaticamente presente nonostante sia stata ormai superata l’emergenza pandemica”.

L’Accordo prevede, tra le misure più rilevanti, l’istituzione, presso ogni sede regionale, di un’apposita commissione – composta da esperti – con il compito di verificare i requisiti richiesti. Inoltre, presso gli ordini provinciali delle professioni sanitarie saranno predisposti elenchi speciali straordinari a cui sarà necessario iscriversi per poter esercitare l’attività lavorativa in strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche, private e private accreditate.

È da tempo continua Costantinoche si attendeva un provvedimento che desse più sicurezza a strutture e pazienti, grazie anche al coinvolgimento degli Ordini professionali. Per raggiungere il risultato, tuttaviaconclude il giuslavoristaè necessario che tutte le Istituzioni coinvolte assumano un ruolo attivo per l’iscrizione negli elenchi speciali dei professionisti stranieri, soprattutto se già operativi, e che siano previste idonee misure di tutela per le strutture che li hanno impiegati in questi anni, spesso assumendosi la responsabilità di sopperire, con buon senso, alle lacune dovute all’inerzia di molte Regioni”.

La bozza – di cui ricordiamo si attende l’approvazione definitiva – fa comunque salvi gli accordi che le Regioni e le Province autonome hanno già sottoscritto con soggetti esteri per il reclutamento di professionisti sanitari e sociosanitari in virtù di quanto previsto dall’art. 13 del decreto “Cura Italia”.

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