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venerdì, Maggio 3, 2024
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Gli OSS non fanno nulla durante il turno di notte.

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Andrea Scaglioni provoca con i suoi testi toccanti e appassionati sul turno di notte di un operatore socio sanitario (OSS) in una RSA.

L’autore inizia con una riflessione sull’opinione comune che vede gli Operatori Socio Sanitari (OSS) come persone che non fanno nulla di notte, se non aspettare di essere chiamati. Scaglioni contesta questa visione, sottolineando che il lavoro degli OSS è in realtà molto impegnativo e richiede una grande presenza mentale e fisica.

… Ma di notte quindi state li in reparto senza fare nulla finchè non vi chiamano? Dev’essere bello fare il turno di notte essere pagati per fare nulla. Quante volte ho sentito dire queste cose, e mi scoppia da ridere pensare in questo modo… Il nostro fare nulla equivale a essere cmq presenti e pensare dall’inizio alla fine del turno. Abbiamo a che fare con dei pazienti anziani, a volte con delle patologie problematiche particolari, dove la loro notte non è come la nostra ad essere a casa loro nel loro letto, e come dei bambini la notte gli fa paura stare in un letto di ospedale di una casa di riposo. E senza contare quando ad ogni turno tutti noi operatori ci sentiamo via telefono per dire come va? Tutto bene? Cerchiamo il nostro IP di turno presente nell’Asp se è tutto perfettamente funzionante! Perchè la morte arriva sempre di notte e mi sono sempre chiesto il perché proprio la notte, come se avesse il timore di farsi vedere di giorno. La morte arriva senza avvisare e noi dobbiamo essere sempre pronti anche se davanti alla morte siamo sempre impotenti. Quando sono le 3 di notte e iniziano i campanelli a suonare e non sai mai cosa ci può capitare, molte volte nemmeno i campanelli suonano passando direttamente alle urla e inizi a correre, poi inizia il giro di controllo, poi aspettiamo quando una terapia endovenosa finisca per avvisare l’infermiere, e se la notte è tranquilla, con felicità non abbiamo fatto niente, ma felici di aspettare il collega per il cambio, aspettare come se essere sempre presenti vuol dire non fare nulla. Per tutte quelle volte che nel nostro non far nulla abbiamo mollato tutto e dato il massimo… Per tutti noi, OSS che nel bene o nel male diamo il meglio di noi stessi, che il nostro lavoro è un lavoro sentito e stancante… Perché lo facciamo con amore e dedizione… altrimenti non potremmo fare questa professione e molte volte sbagliamo ma questo è anche un modo per crescere, e cercare di guardare oltre, essere abbastanza forti da mettere il sentimento da parte… (ed io faccio una fatica enorme). A noi, che quando rientriamo a casa da una brutta giornata abbiamo solo voglia di stare in silenzio , ma poi ci spunta sempre un sorriso perché quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto con il cuore, ma molte volte non basta, per essere un professionista. PER TUTTI NOI OPERATORI SOCIO SANITARIO e IP(INFERMIERI PROFESSIONALI) che siamo pagati per fare il lavoro che amiamo nonostante tutto… Nonostante la poca vita sociale, perchè anche se può essere stressante, e molte volte lo è ci regala anche tantissime soddisfazioni…Quelle soddisfazioni che ti può solo dare il fare ciò che ami fare”.

Gli OSS sono infatti responsabili della cura e dell’assistenza ai pazienti anziani, che spesso hanno bisogno di aiuto per svolgere le attività quotidiane, come alzarsi dal letto, mangiare o andare in bagno. Inoltre, gli OSS devono essere sempre pronti a intervenire in caso di emergenza, come un malore o un incidente.

Scaglioni descrive poi alcuni dei momenti più difficili del turno di notte, come le chiamate di emergenza, le urla dei pazienti e la presenza della morte. Questi eventi possono essere molto stressanti per gli OSS, ma allo stesso tempo possono anche regalare grandi soddisfazioni, come il senso di aver aiutato una persona in difficoltà.

In conclusione, il testo di Scaglioni è un omaggio a tutti gli OSS che, con passione e dedizione, svolgono un lavoro importante e spesso sottovalutato.

Ecco alcune considerazioni aggiuntive sui suoi testi:

  • sono scritti in modo molto coinvolgente e personale, e permette al lettore di immedesimarsi nelle emozioni dell’autore.
  • sono anche un’occasione per riflettere sull’importanza del lavoro degli OSS, che spesso è poco conosciuto e apprezzato.
  • sono un invito a riflettere sulla necessità di valorizzare il lavoro degli OSS e di garantire loro le giuste condizioni di lavoro.

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