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Diciassettemila medici in più “Non bastano, non è come sfornare uova”.

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Pieralli (Snami Emilia-Romagna): 17.000 medici in più non bastano, non è come sfornare uova. Ecco perchè previsioni Speranza sono make up.

Uscire dalla crisi del personale medico nel giro di tre anni “è una prospettiva estremamente ottimistica. Non si può compensare un problema di 20 anni mettendo solo 17.000 posti in più” nelle scuole di specializzazione.

A sostenerlo è Roberto Pieralli, presidente dello Snami Emilia-Romagna, che in un’intervista all’agenzia ‘Dire’ commenta così le previsioni fatte dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nei giorni scorsi.

Tre anni mi sembrano una prospettiva estremamente ottimistica

afferma Pieralli- perchè purtroppo, per il caos che ci siamo portati dietro a causa dell’imbuto formativo e degli altri problemi presenti da quasi 20 anni, abbiamo accumulato un gap di decine di migliaia di professionisti che è matematicamente impossibile recuperare in tre anni”.

Secondo il presidente dello Snami Emilia-Romagna, insomma, “creare una marea di posti a invarianza delle norme, che ad esempio impediscono ai medici di lavorare e formarsi contestualmente, è una politica sbagliata”.

Piuttosto, sostiene Pieralli, “bisognava rimodulare il percorso formativo e allinearlo a quello europeo, dove i medici una volta abilitati hanno la possibilità di formarsi e lavorare allo stesso tempo”.

Incompatibilità per specializzandi sono ormai idiozia

“Chi studia oculistica perchè non può intanto lavorare in ps?” Lasciare mano libera ai medici specializzandi perchè possano lavorare e allo stesso tempo continuare a studiare da dottori, togliendo quelle “insensate incompatibilità” che limitano la loro professione.

E’ la priorità che indica Roberto Pieralli, presidente dello Snami Emilia-Romagna, nel corso di un’intervista all’agenzia “Dire”. “C’è una serie di insensate incompatibilità che affliggono i medici in formazione- afferma Pieralli- l’utilizzo degli specializzandi dovrebbe diventare un sistema a regime.

Non significa sfruttarli, ma riconoscere il ruolo formativo dell’attività professionale. Per un medico l’esperienza sul campo insegna più di mille corsi teorici”.

Si tratta di una “questione enorme”

a livello nazionale, ma che finora non è stata toccata- segnala il sindacalista- se ne stanno occupando solo alcuni parlamentari e probabilmente arriveranno degli emendamenti alla Camera”.

Sulla medicina generale, cita ad esempio Pieralli, “erano andati già in porto dei provvedimenti, con l’allora ministro Grillo, che avevano risolto la dicotomia tra attività lavorativa e formativa.

I medici di base possono già lavorare e formarsi. Il risultato, dal punto di vista delle competenze, lo raccoglieremo tra qualche anno, ma l’impressione è che non si possa più tornare indietro. Quello è l’unico sistema per uscire strutturalmente dal problema”.

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