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Medici e Infermieri derubati dal Governo Meloni delle loro pensioni: 1000 euro in meno. Che schifo.

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Nel prossimo anno, la riforma delle pensioni in Italia inizierà a interessare i dipendenti pubblici, coinvolgendo 31.500 lavoratori inizialmente. Non ce lo aspettavamo dal Governo Meloni. Che eroi siamo?

Questa riforma avrà un impatto su diverse categorie di lavoratori, tra cui 27.100 dipendenti di enti locali, camere di commercio e infermieri, oltre a 3.800 medici, 400 insegnanti delle scuole primarie e dell’infanzia, e 200 ufficiali giudiziari.

Nel corso degli anni, fino al 2043, sarà un totale di 732.300 dipendenti pubblici a dover rinunciare a una quota delle loro pensioni, pari a 3,5 miliardi lordi (2,3 miliardi netti), che avevano accumulato in base alle regole preesistenti ora riviste.

La riforma si concentra sulle aliquote pensionistiche, introdotte originariamente nel lontano 1965, che determinano i tassi di rendimento pensionistico applicati a quattro specifiche casse previdenziali pubbliche.

Queste casse previdenziali, ora parte dell’INPS dopo la fusione con l’INPDAP, comprendono Cdpel (enti locali), Cps (sanità), Cpi (insegnanti) e Cpug (ufficiali giudiziari). Le aliquote pensionistiche assegnano un peso differente agli anni lavorati nel periodo retributivo, creando disparità tra i dipendenti pubblici e tra diverse categorie di lavoratori.

In sintesi, il sistema pensionistico italiano assegna un valore del 2% della retribuzione “pensionabile” per ogni anno di lavoro nel settore privato, con un limite di 40 anni di contributi, consentendo una pensione massima pari all’80% (ottenuto dalla moltiplicazione di 2 per 40) dello stipendio.

Per i dipendenti pubblici, il tasso di rendimento è ancor più favorevole, al 2,5%. Tuttavia, le aliquote di rendimento pensionistico erano particolarmente elevate nei primi anni per le quattro categorie di lavoratori menzionate.

Il governo Meloni sta intervenendo sostituendo la tabella del 1965 con una nuova versione, partendo da zero e aumentando l’importo dell’assegno pensionistico del 2,5% all’anno.

Questa nuova tabella entrerà in vigore nel 2024 ed è stata oggetto di dibattito, suscitando preoccupazioni, in particolare tra gli operatori sanitari.

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