I sindacati di categoria dicono no alla Flat Tax e agli straordinari al 15% per Medici e Infermieri negli Ospedali italiani.
La proposta di una flat tax sugli straordinari per medici e infermieri negli ospedali italiani è stata accolta con scetticismo dai sindacati, che chiedono invece di assumere più personale per ridurre il carico di lavoro.
La misura, che figura tra le opzioni allo studio del governo per la legge di bilancio, prevederebbe una tassazione del 15% sugli straordinari, rispetto al 50% attuale.
Il segretario di Anaao, Piero di Silverio, ha commentato: “L’unica idea è far lavorare di più chi c’è già, non assumere. Non va bene”.
La posizione della Cgil è simile: “Il problema è sì il livello di retribuzione ma anche il carico di lavoro enorme”.
Nel cantiere della manovra provano a farsi spazio anche altre misure a favore dei salari, come la detassazione degli aumenti legati al rinnovo dei contratti.
Tuttavia, la Ragioneria generale dello Stato avrebbe invitato alla prudenza, a causa dell’aumento dei tassi di interesse che potrebbe ridurre le entrate dello Stato.
La misura resta appesa, in attesa di capire quali saranno gli spazi della legge di bilancio.
Ecco alcuni commenti sulla proposta di flat tax sugli straordinari per medici e infermieri:
- “È una misura che non va nella direzione giusta. Il problema della sanità italiana non è la retribuzione degli straordinari, ma il carico di lavoro eccessivo. Il governo dovrebbe investire nell’assunzione di nuovo personale, per dare ai medici e agli infermieri la possibilità di lavorare in condizioni più sostenibili”. (Piero di Silverio, segretario di Anaao)
- “La proposta di flat tax è un palliativo che non risolve il problema. Il governo dovrebbe intervenire sulla contrattazione collettiva, per garantire aumenti salariali che tengano conto dell’inflazione”. (Cgil)
- “La misura è interessante, ma va valutata con attenzione. Bisogna capire se ci sono le coperture finanziarie e se non rischi di incentivare il lavoro straordinario a discapito del lavoro ordinario”. (Lucio Izzo, economista)
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