L’aumento di 30/60 euro lordi in più al mese per gli infermieri è un provvedimento positivo, ma è difficile dire se sia sufficiente a frenare la fuga degli infermieri italiani all’estero o dalla professione.
Innanzitutto, è importante sottolineare che l’aumento riguarda solo gli infermieri con meno di 10 anni di anzianità, che sono quelli che più spesso sono interessati alla fuga all’estero. Gli infermieri con più di 10 anni di anzianità, che sono quelli che hanno più probabilità di abbandonare la professione, non vedranno alcun aumento.
In secondo luogo, 30 euro lordi al mese sono una cifra relativamente modesta, soprattutto se si considera che il salario medio di un infermiere in Italia è di circa 1.500 euro al mese.
Inoltre, l’aumento non affronta altri fattori che contribuiscono alla fuga degli infermieri, come le condizioni lavorative difficili, il carico di lavoro eccessivo e la mancanza di valorizzazione della professione.
Pertanto, è probabile che l’aumento di 30 euro lordi in più al mese abbia un impatto positivo, ma non sarà sufficiente a risolvere il problema della fuga degli infermieri italiani.
Ecco alcuni fattori che potrebbero contribuire a frenare la fuga degli infermieri italiani:
- Un aumento salariale più significativo, che tenga conto del gap retributivo tra il pubblico e il privato.
- Un miglioramento delle condizioni lavorative, come la riduzione del carico di lavoro e la creazione di percorsi di carriera più chiari e motivanti.
- Una maggiore valorizzazione della professione, attraverso campagne di sensibilizzazione e azioni concrete per promuovere la professione infermieristica.
Il governo italiano dovrebbe prendere in considerazione questi fattori per elaborare una strategia efficace per frenare la fuga degli infermieri italiani.