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venerdì, Maggio 10, 2024
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Green Pass, arriva lo stop dopo il tampone.

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Arriva lo stop per il Green Pass dopo il tampone: “Revoca immediata in caso di positività”.

Se ci si ammala di Covid, il Green Pass viene revocato. Sembra ovvio, ma finora non lo è stato. Per questo serve un nuovo Dpcm, che il governo ha inviato al Garante della privacy per un parere.

Punta a tappare il «buco» nel sistema di verifica dei certificati: ad oggi restano validi anche se il titolare, nel frattempo, risulta positivo al tampone.

Banalmente, perché la piattaforma dove vengono registrati i test positivi non dialoga con quella dei pass rilasciati.

Nel testo, messo a punto dai tecnici del ministero della Salute, viene spiegato meglio cosa deve avvenire «nell’eventualità in cui, dal flusso dei tamponi molecolari che le Regioni e Province autonome inviano al sistema Tessera sanitaria, risulti la positività al SARS-CoV-2 di una persona in possesso di certificazione verde in corso di validità».

Un passaggio che doveva essere automatico, ma non è mai scattato: «Il sistema TS comunica la positività alla Piattaforma nazionale-DGC, unitamente ai dati di contatto dell’interessato eventualmente disponibili – si legge -.

La Piattaforma genera una revoca delle certificazioni verdi rilasciate alla persona risultata positiva, inserendo gli identificativi univoci nella lista delle certificazioni revocate».

Così questi Green Pass «vengono riconosciuti non validi in caso di verifica», con relativa comunicazione «al Gateway europeo, perché siano considerati non validi anche negli altri Stati membri».

Inoltre, per chiudere il cerchio, «la Piattaforma nazionale-DGC invia notifica della revoca all’interessato».

Il provvedimento «verrà annullato automaticamente a seguito dell’emissione della certificazione verde di guarigione dalla positività che l’ha generata».

«Questione di salute pubblica».

Nel decreto si sottolinea anche l’obiettivo di «allineare i sistemi regionali che hanno comunicato l’evento sanitario», mettendo a disposizione di Regioni e Province autonome «la lista delle certificazioni dei propri assistiti revocate».

Il Dpcm verrà firmato dal premier Draghi e dai ministri Speranza, Franco e Colao subito dopo il via libera del Garante della Privacy, che però ricorda di aver «segnalato più volte, nei mesi scorsi, i profili critici derivanti da un mancato aggiornamento del certificato verde».

L’ultima con una comunicazione, indirizzata a governo e Parlamento lo scorso 11 novembre (esattamente un mese fa), in cui il Garante Pasquale Stanzione scriveva: «Il Green Pass è efficace, a fini epidemiologici, nella misura in cui il certificato sia soggetto a verifiche periodiche sulla sua persistente validità.

Ciò è reso possibile dal costante aggiornamento, mediante la piattaforma nazionale DGC, dei certificati in base alle risultanze diagnostiche eventualmente sopravvenute».

Messaggio chiaro, inviato al ministro della Salute Speranza e a quello per i Rapporti con il Parlamento D’Incà, che però non ha portato a provvedimenti immediati.

Ora dallo staff di Stanzione fanno filtrare più di una perplessità di fronte alla richiesta del ministero, sia per la tempistica (in forte ritardo), sia nel merito del parere da formulare:

«Questa non è una questione di privacy, ma di salute pubblica», è il ragionamento.

Insomma, il via libera del Garante non è poi così necessario e, forse, serve solo a giustificare in parte la lentezza con cui si è affrontato il problema.

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