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FFp2 contingentate e tamponi negati, la vergogna a Milano a due anni dall’inizio della pandemia.

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A due anni dell’inizio della pandemia l’incapacità del sistema organizzativo si esprime in tutta la sua mediocrità.

Parliamo di mascherine FFp2 contingentate. In alcuni reparti viene concessa una per turno, nonostante dovrebbero essere utilizzate per meno di sei ore.

Un ritorno a marzo 2020 che grida vendetta.

Siamo ancora al collasso e non ci sono scuse, un collasso dovuto non tanto al numero di ricoveri che fortunatamente i vaccini hanno limitato, ma a una tuttora inaccettabilmente scarsa organizzazione.

A Milano il sistema dei tamponi e del contact tracing è saltato: nonostante il gravissimo incremento di contagi tra il personale sanitario, alcune aziende pubbliche e private non garantiscono il tampone di sorveglianza ai dipendenti.

A questo si aggiunge l’assenza di una corsia preferenziale per i tamponi dedicati al nucleo familiare dei professionisti sanitari, indispensabile per cercare di frenare il crescente numero di contagi tra colleghi.

I cittadini fanno code interminabili per fare un tampone e brancolando nel buio qualcuno chiama pure un’ambulanza pur di saltare quelle fila (un danno doppio che sconta ovviamente chi necessiterebbe di reale assistenza).

I pronto soccorso sono sovraffollati anche per la numerosità di pazienti che non necessitano di ricovero ma non riescono ad avere un’assistenza sul territorio.

Ancora una volta oggi parliamo di ferie negate.

Troppi i lavoratori che han dovuto sospendere o rinunciare alle proprie ferie per far fronte a questa quarta ondata.

In tanti continuano a fare turni su turni, per garantire la continuità assistenziale in reparti dove oltre alla grave e cronica carenza di organico, si aggiunge il numero delle sospensioni per obbligo vaccinale e quello dei contagi tra i colleghi.

Sono passati due anni e nulla cambia.

Mimma Sternativo, segretario Fials Milano area metropolitana: “Continuiamo a chiedere sacrifici a sanitari e cittadini ma la sensazione è che chi dovrebbe occuparsi dell’organizzazione a lungo termine non l’ha fatto (vedi assunzioni, rifornimento tamponi, mascherine e percorsi puliti/sporchi).

Anche in questa quarta ondata il prezzo più alto viene pagato dai lavoratori della sanità, oggi più stremati che mai fisicamente e psicologicamente.

Siamo oltre l’accettabile.

È necessario predisporre sul territorio check point clinici avanzati di modo da offrire delle risposte assistenziali che aiutino a drenare il sovraccarico di tutto il sistema di emergenza/urgenza.

Bisogna che si assuma e che si dia respiro al personale sanitario o presto ne vedremo e ne subiremo tutti le conseguenze. Già negli ultimi mesi, qualcuno ha scelto la strada di cambiare professione”.

Il segretario regionale Fials, Roberto Gentile: “Tantissimi operatori sanitari sono in quarantena e quelli rimasti ‘sul campo’ sono costretti a sobbarcarsi carichi di lavoro insostenibili, non essendoci sostituzioni.

A ciò si aggiunge l’amarezza nel constatare che ad oggi nessuna previsione e impegno di carattere economico è stato assunto da Regione Lombardia, quale doveroso riconoscimento del prezioso e prolungato contributo e sostegno a favore dei tantissimi operatori sanitari che mai come in questo momento sono allo stremo”.

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