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OPI Foggia. Dallo Stigma alla Recovery, l’Assistenza Infermieristica nel Paziente Psichiatrico e la riabilitazione.

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Evento voluto dall’OPI di Foggia. Dallo Stigma alla Recovery, l’Assistenza Infermieristica nel Paziente Psichiatrico e la riabilitazione.

Ieri 12 maggio 2023 l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Foggia  ha organizzato presso la Sala Conferenze una giornata formativa dal tema “Riabilitazione e continuum assistenziale in ambito Psichiatrico. Dallo stigma alla recovery“.

La  commissione ha voluto trattare questo tema sensibile proprio nella Giornata internazionale dell’infermiere.

Organizzato nei minimi dettagli dai componenti della formazione dell’Opi, in particolare dal segretario del Consiglio  Direttivo Matteo Vizzani, dalla segretaria della Commissione d’Albo Sipontina Zerulo e dal componente della commissione d’Albo Alessandro Facciorusso .

Il Responsabile Scientifico Dott Michele del Gaudio (Presidente OPI Foggia) , ha aperto i lavori la giornata formativa,  introducendo l’importanza della Formazione e l’importanza della figura Centrale dell’infermiere nell’aspetto Relazionale e nella prevenzione contro lo Stigma.  Inoltre si è soffermato su ciò che è emerso degli Stati generali della FNOPI.

I Relatori, tutti con competenze specifiche sul campo della Salute Mentale , hanno alternato delle relazioni ed evidenze sul campo: Prof Antonello Bellomo (Professore Ordinario Psichiatria  Università di Foggia), Andrea Biondi (infermiere Coordinatore DSM Foggia), Giuseppe Pillo (Direttore CSM ASL FG- Foggia-Troia-Lucera), Anna Maria Aucello  (Infermiera Psichiatria Universitaria Foggia), Giulio Ianzano (Infermiere Coordinatore Psichiatria Universitaria Foggia), che resta uno dei massimi esperti in assistenza infermieristica psichiatrica in Italia.

Giulio Ianzano, coordinatore infermieristico psichiatria universitaria Foggia.
Giulio Ianzano, coordinatore infermieristico psichiatria universitaria Foggia.

Si è detto che nonostante le malattie mentali siano molto comuni, sono ancora associate a un forte stigma e a episodi di discriminazione.

“Stigma” è una parola di origine greca che indica i segni che venivano fatti sul corpo per evidenziare attributi moralmente negativi, e assume quindi un carattere di marchio, che etichetta come diverso e inaccettabile un individuo o una classe di individui.

Lo stigma, in psichiatria, viene definito come «l’insieme di atteggiamenti, credenze, pensieri e comportamenti negativi che  influenzano l’individuo o in più in generale l’opinione pubblica e inducono paura, rifiuto e pregiudizi discriminatori verso le persone affette da patologia mentale» include gli stereotipi, la discriminazione e il pregiudizio

Tra le persone con malattie mentali, affermano che lo stigma e la discriminazione hanno influenzato negativamente le loro vite. Le condizioni di vita delle persone con malattia mentale, infatti, non dipendono solo dalla gravità della malattia, ma anche dal grado della loro accettazione da parte della famiglia, degli amici, dei datori di lavoro e della società in generale. Il pregiudizio che si accompagna alla malattia mentale, derivante da paura e incomprensione, crea un circolo vizioso di alienazione e discriminazione.

Questo fenomeno diventa spesso la causa principale di un grave isolamento sociale e di fenomeni di emarginazione, che si ripercuotono sulla qualità della vita della persona (difficoltà nel trovare un lavoro o una casa, nell’instaurare relazioni stabili e a lungo termine…).

Le ricerche dimostrano, inoltre, che lo stigma non solo allontana chi soffre dagli altri e da se stesso, ma riduce anche la capacità di richiedere aiuto e supporto.

A ciò si aggiunge il fatto che l’opinione pubblica tende a perpetuare e a diffondere un’immagine densa di pregiudizi riguardo il malato di mente, descrivendolo come una persona “diversa” e pericolosa, che vive esperienze bizzarre e talvolta incomprensibili.

Lo stigma della malattia mentale è una preoccupazione in tutto il mondo, dal momento che impatta negativamente le opportunità di vita e di benessere psicologico di molte persone con malattie mentali. Le persone affette possono sperimentare la stigmatizzazione pubblica (cioè, il pregiudizio e la discriminazione che derivano dalla popolazione generale avallando stereotipi circa la malattia mentale) così come auto-stigma (vale a dire, il danno per l’autostima che deriva da interiorizzare stereotipi culturali circa la malattia mentale).

Nella società lo stigma, che deriva da paura e incomprensione, provoca: emarginazione, evitamento sociale, solitudine, rabbia, senso di abbandono, colpevolizzazione e vergogna per la persona e per la sua famiglia, rischio di suicidio.

Infatti, possono essere distinti tre tipi principali di stigmatizzazione che possono contribuire anche al suicidio della persona affetta da malattia mentale.

Stigmatizzazione pubblica si verifica quando i membri del pubblico in generale approvano gli stereotipi negativi e discriminano le persone con malattie mentali, atteggiamento che porta all’isolamento sociale. Generalmente può portare a disoccupazione, se i datori di lavoro appoggiano stereotipi negativi e possono anche influenzare molti altri settori come l’istruzione e l’alloggio. Stigma e discriminazione sono in genere vissuti come sconfitta sociale, che a sua volta è associato con tendenza al suicidio.

Discriminazione strutturale, ovvero quando il regolamento della società porta a svantaggio le persone con malattie mentali; per esempio, solitamente sono relativamente minori i finanziamenti dei servizi di salute mentale in confronto ai servizi di salute fisica, e ciò può portare a ridurre la qualità delle cure e dell’accesso ai servizi di salute mentale.

Auto-stigma, si riferisce a persone con malattie mentali che interiorizzano stereotipi negativi, portando alla vergogna, ritiro sociale e demoralizzazione. Come conseguenza questi individui auto-stigmatizzati possono non sentirsi degni  o in grado di perseguire i loro obiettivi di vita. Possono presentare disperazione o la sensazione che la propria situazione non migliorerà.

In Italia sono state molte le campagne anti-stigma effettuate, ma i risultati non si sono ancora visti. Questo perché sono molti gli errori commessi, si dovrebbero creare delle campagne con più metodo scientifico. Ad esempio, spesso si hanno contatti con persone che non hanno vissuto esperienze dirette, mentre potrebbe essere più costruttivo ed utile parlare con persone  che hanno avuto esperienza diretta di discriminazioni e disturbi mentali.

Progetti anti-stigma che vogliano produrre effettivi cambiamenti dovrebbero basarsi su presupposti metodologici rigorosi, definiti alla luce delle migliori evidenze scientifiche disponibili. Generalmente vengono usati i mass media o i volantini per le campagne pubblicitarie, ma in questa maniera non si aiuta il cambiamento delle persone a cui sono rivolti perché spesso utilizzano un linguaggio che contribuisce a diffondere un’immagine negativa delle persone con disturbi mentali, alimentando di conseguenza i pregiudizi; bisognerebbe invece attuare un adeguato uso dei mass media, i quali potrebbero rappresentare un valore aggiunto nelle campagne anti- stigma, dal momento che offrono la possibilità di diffondere messaggi chiari  raggiungendo un numero elevato di destinatari.

Ciò porta a pensare che, se venissero effettuati dei programmi e delle campagne anti-stigmatizzazione rivolte a tutta la popolazione, probabilmente si riuscirebbero a ridurre i pregiudizi e conseguenzialmente  anche le discriminazioni, nei confronti di persone che hanno una vera e propria patologia, ma non per questo devono vivere nella paura di esporsi al mondo ed alla vita sociale.

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