Una giovane infermiera ci scrive la sua esperienza in libera professione: la collega non ce la fa più nonostante riconosca il fascino della libertà professionale. Ecco le sue motivazioni!
Sono Laura e sono infermiera libera professionista. Amo il mio lavoro e l’ho amato farlo in libera professione. Per me ha un vero fascino poter guadagnare secondo le mie capacità: per come riesco a organizzarmi, per cosa so fare, per come lo faccio. Tutte cose che mi hanno fatta sentire davvero libera.
Passano gli anni però e tutto alla fine presenta i suoi difetti. Non ce la faccio più. Non ce la faccio più ad andare a lavoro con la febbre, non ce la faccio più a prendermi le ferie calcolando quanti giorni posso permettermi di non guadagnare. Non ce le faccio veramente più a non avere diritto a pensione e maternità decenti, a non avere la certezza che se mi infortunio lavorando con tutte le precauzioni del caso non ho diritto a niente (se non per particolari condizioni). Per non parlare delle migliaia di euro già incassate da pagare in tasse alla cassa e che alla fine ti portano lo stipendio medio al pari di quello di un dipendente.
E credetemi se vi dico che ho tanto amato la libera professione e l’ho sempre consigliata a tutti. Ma passano gli anni e ti accorgi che alcuni diritti valgono molto e che la libertà senza diritti ti rende schiavo del lavoro. A fine anno mi dissocio dallo studio e parto per l’Inghilterra.
Grazie di tutto libera professione, la mia vita è qualcosa di più dell’obbligo di lavorare.