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L’Infermiere, il fantasma dell’ingegnere e il progetto dell’Acquario.

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Il silenzio denso della notte ospedaliera era interrotto solo dal monotono bip dei monitor e dal leggero fruscio delle lenzuola mosse dai respiri dei pazienti. Marco, un infermiere con anni di servizio alle spalle, stava completando il suo giro di controllo. La stanchezza gli si leggeva negli occhi, ma la sua attenzione era vigile, un’abitudine radicata nel profondo.

Mentre percorreva il corridoio del terzo piano, una figura in penombra attirò la sua attenzione. Un uomo, vestito di una camicia di flanella a quadri e pantaloni scuri, vagava lentamente tra le stanze, la testa china come se stesse cercando qualcosa sul pavimento. Marco si fermò, il cuore che gli diede un sussulto. C’era qualcosa di stranamente familiare in quella silhouette.

Si avvicinò con cautela, il passo felpato. “Signore? Tutto bene?” chiese, la voce un sussurro per non disturbare gli altri pazienti. L’uomo si voltò lentamente e il fiato di Marco si bloccò in gola. Non poteva essere.

Quegli occhi profondi e malinconici, quel profilo segnato, li conosceva fin troppo bene. Erano gli occhi di Matteo Rossi, un noto ingegnere di Genova, un uomo brillante e gentile che aveva combattuto con coraggio contro un tumore al cervello, spegnendosi un anno prima proprio in quel reparto. Marco aveva assistito ai suoi ultimi giorni, ricordava la dignità con cui aveva affrontato la malattia e il dolore dei suoi cari.

“Matteo…?” sussurrò Marco, incredulo, sentendo un brivido percorrergli la schiena nonostante la temperatura mite della stanza. L’uomo non rispose, il suo sguardo sembrava perso nel vuoto, come se non lo vedesse. Continuò a vagare, toccando distrattamente i comodini e le maniglie delle porte.

La mente di Marco era un turbine di domande. Stava sognando? Era la stanchezza a giocargli un brutto scherzo? Ma la figura era così reale, così tangibile. Si ricordò delle chiacchierate con Matteo durante le lunghe notti insonni, della sua passione per Genova e, in particolare, del suo desiderio più grande: ritrovare un vecchio progetto, qualcosa di importante per lui, legato al vecchio acquario della città. Matteo gli aveva raccontato con entusiasmo di un’idea rivoluzionaria che avrebbe reso l’acquario ancora più spettacolare, un progetto a cui aveva lavorato con passione anni prima e che, nella confusione della malattia, sembrava essere andato perduto.

Una strana sensazione si insinuò nella mente di Marco. Forse quella presenza, quell’inquietante apparizione, era in qualche modo legata a quel desiderio inespresso. Perché Matteo, se davvero era lui, si aggirava tra le stanze deserte? Cosa stava cercando?

Marco decise di seguirlo a distanza, il cuore che batteva forte nel petto. La figura di Matteo si mosse lentamente verso l’uscita del reparto, attraversando le porte scorrevoli senza che queste si aprissero. Marco si fermò di scatto, sgranando gli occhi. Non c’era dubbio. Quello non poteva essere un uomo in carne e ossa.

Ancora scosso, Marco si fece coraggio e seguì la figura eterea di Matteo fuori dal reparto. Attraversarono corridoi deserti, illuminati fiocamente dalle luci di emergenza, fino a raggiungere l’uscita principale dell’ospedale. La porta scorrevole si aprì al loro passaggio, come se percepisse una presenza invisibile.

Una leggera brezza marina accarezzò il viso di Marco non appena si trovarono nel parcheggio silenzioso. La figura di Matteo si mosse lentamente verso la strada, lo sguardo sempre perso, come attratto da una forza invisibile. Marco lo seguì a distanza, il cuore che batteva all’impazzata. Non capiva cosa stesse succedendo, ma sentiva un’irresistibile necessità di scoprire la verità.

Arrivarono fino alla fermata dell’autobus. Lì, la figura di Matteo si fermò, voltandosi lentamente verso la città illuminata in lontananza. Un sussurro flebile, quasi impercettibile, ruppe il silenzio della notte. Marco tese l’orecchio, cercando di decifrare quelle parole indistinte.

“…acquario…progetto…”

Marco sentì un brivido corrergli lungo la schiena. L’acquario. Il desiderio di Matteo. Tutto sembrava collegato. Senza pensarci due volte, si diresse verso la sua auto e si mise all’inseguimento di quella strana apparizione che ora sembrava fluttuare lungo le strade deserte di Genova.

La “guida” insolita condusse Marco attraverso la città addormentata, fino a raggiungere il quartiere del Porto Antico, dove maestoso si ergeva l’Acquario. La figura di Matteo si fermò di fronte all’ingresso illuminato, fissando le grandi vetrate come se potesse vedere qualcosa al di là.

Marco si avvicinò con cautela. “Matteo?” sussurrò. La figura si voltò, e per la prima volta, Marco percepì una scintilla di consapevolezza in quegli occhi spenti. Sembrava quasi che lo riconoscesse, che stesse cercando di comunicare.

Poi, la figura si mosse di nuovo, fluttuando attraverso le porte chiuse dell’acquario come se non fossero un ostacolo. Marco, incredulo, si avvicinò e provò a spingere le porte, ma erano ovviamente chiuse a chiave.

Sentì un improvviso bisogno di capire. Si ricordò delle conversazioni con Matteo, del suo entusiasmo per l’acquario e di quanto tenesse a quel progetto. Forse, in qualche modo, il suo spirito era rimasto legato a quel luogo, al desiderio di vedere la sua idea realizzata.

La mattina seguente, Marco, ancora turbato dall’esperienza della notte precedente, decise di fare delle ricerche. Parlò con i vecchi colleghi di Matteo, con la sua famiglia. Venne a sapere che il famoso ingegnere aveva effettivamente lavorato a un progetto innovativo per l’acquario anni prima, un sistema di illuminazione e visualizzazione subacquea all’avanguardia. Tuttavia, il progetto era stato accantonato per mancanza di fondi e i documenti sembravano essere andati perduti.

Marco non si diede per vinto. Con l’aiuto di un vecchio amico archivista, riuscì a rintracciare i vecchi disegni di Matteo in un polveroso magazzino comunale. Erano schizzi dettagliati, pieni di passione e ingegno, che rivelavano una visione straordinaria per l’acquario.

Una sera, Marco tornò all’acquario con i progetti tra le mani. Si sedette su una panchina di fronte all’ingresso e aprì i rotoli di carta. Mentre la luce fioca illuminava i disegni, sentì una leggera brezza accarezzargli il viso, proprio come la notte precedente. Alzò lo sguardo e per un istante gli sembrò di scorgere una figura traslucida in lontananza, immobile di fronte alle vetrate illuminate.

Marco sorrise tristemente. Forse Matteo non poteva più interagire con il mondo fisico, ma in qualche modo sentiva che il suo desiderio era stato compreso.

Nei mesi successivi, Marco si impegnò a far conoscere il progetto di Matteo. Parlò con i dirigenti dell’acquario, mostrando loro la genialità delle idee dell’ingegnere scomparso. Inizialmente scettici, rimasero colpiti dalla visione di Matteo e dalla passione di Marco.

Grazie all’impegno di Marco e al ritrovamento dei progetti, una parte dell’idea di Matteo venne finalmente realizzata. Un nuovo sistema di illuminazione dinamica trasformò l’esperienza dei visitatori dell’acquario, creando giochi di luce suggestivi e rivelando la bellezza del mondo sommerso in modi inediti.

Una sera, Marco tornò all’acquario per ammirare il risultato. Mentre osservava i fasci di luce colorata danzare tra le vasche, sentì di nuovo quella leggera brezza. Questa volta, però, non percepì tristezza o inquietudine, ma una strana sensazione di pace e serenità. Forse, in quel modo, Matteo aveva finalmente trovato riposo, vedendo il suo sogno, almeno in parte, realizzato. E Marco, l’infermiere che aveva avuto un incontro con l’inspiegabile, aveva trovato un nuovo scopo, un modo per onorare la memoria di un paziente speciale e il suo ultimo, grande desiderio.

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    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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