Infermieri Militari nella NATO: l’Italia resta ancora indietro sull’inquadramento.
Il grado degli infermieri militari nella NATO dipende dalla formazione e dall’autonomia professionale del loro paese. Nonostante l’Italia vanti un percorso formativo universitario d’eccellenza, i nostri infermieri nelle Forze Armate sono ancora inquadrati come sottufficiali, a differenza di quasi tutti i Paesi Alleati che riconoscono loro il ruolo di ufficiali.
L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), fondata nel 1949, è passata da alleanza difensiva a strumento di collaborazione politico-militare. Questa evoluzione ha richiesto una profonda opera di standardizzazione, inclusa la gerarchia militare, definita dallo Standardization Agreement (STANAG) 2116. Tale accordo codifica i gradi in “Officers” (OF) e “Other Ranks” (OR), consentendo il riconoscimento reciproco tra i 30 Paesi membri.
Tuttavia, nonostante questa omologazione, persistono notevoli differenze nel modo in cui vengono inquadrate alcune professioni sanitarie, in particolare quella infermieristica. Il grado rivestito dagli infermieri militari nella NATO è strettamente legato non solo al livello formativo, ma anche all’autonomia professionale riconosciuta nel loro Paese d’origine.
L’eccellenza formativa italiana non riconosciuta nell’inquadramento militare.
L’Italia vanta una formazione infermieristica universitaria da oltre venticinque anni, con accesso a lauree magistrali e dottorati, e riconosce alla professione un’elevata autonomia, collocandola tra le professioni intellettuali ordinistiche. Nonostante ciò, l’inquadramento degli infermieri nelle Forze Armate italiane ricalca quello dei marescialli (personale non dirigente), limitando la loro carriera al rango di sottufficiale. I rari avanzamenti a ufficiali comportano l’allontanamento dall’ambito professionale infermieristico. Questo significa che i nostri infermieri militari rimangono funzionalmente e gerarchicamente subordinati a un ufficiale, quasi sempre un medico.
Il confronto internazionale: un divario significativo.
Analizzando le pratiche di altri Paesi NATO, emerge un quadro sorprendente:
- Portogallo e Spagna: con una formazione universitaria di 4 anni per la laurea di I livello e possibilità di specializzazione e dottorato, gli infermieri militari sono inquadrati come ufficiali.
- Grecia: la formazione ricalca quella italiana (4 anni), integrata con competenze strategiche. Gli infermieri militari sono arruolati come ufficiali e possono raggiungere il grado di Generale di Brigata (OF-6).
- Belgio: pur con un doppio binario formativo (università e istituti), l’accesso alla carriera di ufficiale è riservato a chi proviene da una formazione universitaria.
- Norvegia: formazione simile all’Italia, con accesso a lauree magistrali e dottorati. L’accesso alle Forze Armate avviene direttamente nel rango di ufficiali.
- Francia: ha recentemente omologato la formazione infermieristica a livello accademico. L’accesso avviene ancora come sottufficiale, ma la carriera può evolvere fino al grado di colonnello del Corpo delle Professioni Sanitarie (MITHA).
- Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia: in questi Paesi, gli infermieri sono sempre inquadrati come ufficiali all’interno di specifici Corpi Sanitari d’Arma, con possibilità di sviluppo professionale nella clinica, formazione e management.
Solo la Romania e la Germania presentano situazioni in cui l’inquadramento può essere ancora a livello di sottufficiale, spesso a causa di percorsi formativi non accademici o di una limitata autonomia professionale riconosciuta (come in Germania, dove l’infermiere è ancora considerato una figura ausiliaria al medico, e in ambito militare raggiunge il grado di sergente).
La necessità di un riconoscimento adeguato.
Come evidenziato da Francesco Barbero, infermiere e autore dell’articolo, la maggioranza dei Paesi NATO trattati prevede il ruolo di ufficiale per il personale infermieristico. Nelle realtà in transizione verso il sistema universitario, l’arruolamento tiene conto del titolo di studio, consentendo progressioni basate su titoli e carriera.
Solo Romania e Italia escludono a priori l’arruolamento nella categoria ufficiali per gli infermieri laureati. Questo è particolarmente grave per l’Italia, data la lunga durata del percorso formativo degli infermieri delle Forze Armate e il frequente possesso di titoli di secondo ciclo (master universitari e laurea magistrale), al pari del personale direttivo.
In conclusione, le professioni intellettuali richiedono l’esercizio di discrezionalità e libertà decisionale, uno status che appartiene necessariamente al rango del personale direttivo. L’assenza di un corpo sanitario specifico per le professioni infermieristiche mortifica la professione, la subordina ad altre componenti sanitarie e ne priva lo sviluppo professionale, educativo e scientifico. È urgente un allineamento agli standard internazionali per valorizzare pienamente il ruolo cruciale degli infermieri militari italiani.
Per approfondimenti:
- https://www.nato.int
- https://hhk.uni-nke.hu
- https://www.difesa.it
- http://www.esercito.difesa.it
- https://www.army
- https://scoala-sanitara.ro – https://umfcd.ro – https://ambbucarest.esteri.it
- http://www.informagiovaniroma.it – https://www.infirmiers.com
- https://www.euroguidance-france.org
- https://www.haw-hamburg.de
- http://www.rgs.mef.gov.it
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