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18 Nov 2025, Mar

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Nonostante una garanzia quasi totale di assunzione al termine del percorso universitario, le facoltà di Infermieristica italiane si trovano di fronte a un dato preoccupante: un terzo dei posti rimane vuoto, come documentato anche dai recenti report sui principali quotidiani locali e nazionali. Nel 2025, sono stati messi a disposizione oltre 20.000 posti per aspiranti infermieri, ma le domande sono scese sotto quota 19.000, segnando un calo dell’11% rispetto all’anno precedente. In alcune regioni, fino al 35% dei posti resta scoperto, un fenomeno che, se confrontato con il passato, appare davvero inquietante: nel 2010 si registravano più di 45.000 domande per circa 16.000 posti.

La testimonianza della Coordinatrice Infermieristica: professione svalutata.

La storica coordinatrice infermieristica intervistata rappresenta perfettamente la disillusione del settore. “Le competenze tecniche, relazionali e organizzative degli infermieri sono altissime, ma vengono sistematicamente sottovalutate dal sistema sanitario e dalla società”, afferma con decisione. Secondo lei, questo mancato riconoscimento si riflette sia sulle retribuzioni, ancora troppo basse rispetto alle responsabilità, sia sulla percezione pubblica del lavoro infermieristico, visto come una scelta ‘di ripiego’ o di modesta levatura rispetto ad altre professioni.

Il rischio maggiore è che questa svalutazione costruisca una barriera psicologica per le nuove generazioni, che, nonostante prospettive occupazionali solide, scelgono altri percorsi universitari o migrano verso lavori percepiti come più gratificanti ed economicamente vantaggiosi.

Le cause della crisi di iscrizioni.

Secondo i dati FNOPI e analisti del settore, la crisi delle vocazioni infermieristiche non dipende da una mancanza di posti, ma da cause strutturali e culturali:

  • Stipendi fermi e bassi, inferiori alla media europea, rendono la professione poco attrattiva.
  • Turni gravosi, flessibilità e carenza di personale aggravano la qualità della vita dell’infermiere.
  • Sottovalutazione sociale, esasperata da narrazioni mediatiche distorte e da una mancata valorizzazione istituzionale.
  • Abbandoni e pensionamenti: si stima che nei prossimi 5 anni lasceranno il servizio oltre 66.000 infermieri, mentre solo una frazione degli iscritti al corso arriverà alla laurea e all’immissione in ruolo.

Un segnale di urgenza: l’appello per una nuova valorizzazione.

La testimonianza della caposala, e le analisi fornite dai sindacati, pongono all’attenzione pubblica la necessità di rivalutare profondamente la figura dell’infermiere. Serve un intervento a tutti i livelli: miglioramento delle condizioni contrattuali, investimenti sulla formazione, aumento dei salari e campagne di informazione rivolte ai giovani per restituire dignità e attrattività a una professione centrale per la salute collettiva.

Il futuro della sanità italiana dipende dalla capacità di invertire questo trend negativo. L’unica soluzione è ripartire dalla valorizzazione reale, economica e sociale della professione infermieristica.

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