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Buoni Pasto Negati: vittoria storica per 30 Infermieri. Ora dovranno essere risarciti.

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Una conciliazione giudiziaria riconosce il risarcimento per i mancati buoni pasto tra il 2018 e il 2022, segnando un punto a favore della dignità dei lavoratori sanitari di Macerata.

Trenta infermieri dell’area di Camerino hanno vinto una battaglia legale che va ben oltre la semplice rivendicazione economica: segna un punto fermo sul diritto alla dignità dei lavoratori del comparto sanitario. A stabilirlo è una conciliazione giudiziaria chiusa presso il Tribunale del Lavoro di Macerata, che ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i buoni pasto mai ricevuti tra il 2018 e il 2022.

La Vertenza di Nursind: Un Diritto Sistematicamente Negato

La vicenda nasce da una lunga vertenza condotta dal sindacato delle professioni infermieristiche Nursind di Macerata. In prima linea, la segretaria territoriale Elisabetta Guglielmi e l’avvocato Daniele Stacchietti, legale che ha seguito l’intero contenzioso. Stacchietti ha firmato il ricorso, gratuito per gli iscritti, facendo leva su una violazione sistematica del diritto al pasto durante i turni di lavoro, in particolare quelli notturni e festivi.

Il nodo centrale della disputa era la mancata erogazione dei buoni pasto anche in assenza del servizio mensa. Una situazione che, secondo il sindacato, ha penalizzato in particolare gli infermieri impegnati su turni da 12 ore o nelle fasce orarie notturne, dove l’accesso alla mensa era di fatto impossibile.

Nonostante le rassicurazioni dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Macerata, che aveva annunciato soluzioni come l’apertura della mensa sette giorni su sette o l’introduzione di buoni sostitutivi, nulla è cambiato. Il risultato è stata un’esclusione sistematica e, ora, giudicata illegittima.

Risarcimento e Prospettive Future: “È Solo l’Inizio”.

Il Tribunale ha invitato le parti a una conciliazione, formalizzata con un accordo che prevede un risarcimento complessivo di 40.867 euro. La somma sarà distribuita in base ai turni effettivamente svolti da ciascun infermiere.

“È solo l’inizio – dichiara Elisabetta Guglielmi –. Ora stiamo procedendo con i conteggi per estendere il riconoscimento a un periodo più ampio, fino a dieci anni. L’obiettivo è che ogni collega riceva ciò che gli spetta, senza eccezioni.”

Per l’avvocato Daniele Stacchietti, il risultato ottenuto non è solo una vittoria tecnica: “Questa causa dimostra che anche i diritti più elementari, se negati sistematicamente, possono e devono essere difesi con forza. È un messaggio chiaro per tutte le aziende sanitarie.”

Questa sentenza apre la strada ad altri ricorsi e pone l’attenzione su una realtà troppo spesso trascurata: il diritto al pasto come parte integrante delle condizioni di lavoro nel sistema sanitario pubblico.

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