Infermieri: un percorso poco solidale.
Dagli anni ’90 fino al 2018, l’infermieristica ha attraversato un processo di evoluzione normativa, seppur lento, che tuttavia non si è tradotto in un corrispondente sviluppo contrattuale, rimanendo ancorata al comparto. Tale situazione ha reso la professione poco attrattiva e fonte di disaffezione; numerosi neolaureati in infermieristica infatti scelgono di trasferirsi all’estero, dove le condizioni lavorative risultano più favorevoli rispetto al nostro territorio, particolarmente penalizzato nel Mezzogiorno, che vive una condizione critica e persistenti difficoltà. È sempre più evidente che la situazione non offra prospettive di miglioramento; anzi, si registra una confusione totale con l’introduzione della nuova figura dell’assistente infermiere e la revisione dell’OSS.
Invece di valorizzare il percorso formativo e normativo dell’OSS e migliorare le condizioni contrattuali della categoria infermieristica, si è scelto di far riaffiorare la figura obsoleta dell’infermiere generico, in netto contrasto con lo spirito delle normative che regolano la professione infermieristica. Si è optato per l’introduzione di una nuova figura intermedia che, al momento, sta causando confusione e un progressivo disinteresse verso la professione infermieristica. Queste diverse situazioni hanno contribuito a relegare la professione infermieristica in una posizione marginale.
Ad oggi, non è stato ancora possibile definire obiettivi comuni da perseguire con determinazione. Un esempio significativo riguarda il contratto: inizialmente prevaleva una posizione contraria, ma dopo mesi di negoziazioni un sindacato ha deciso di cedere. Come si può parlare di attrattività se, già a livello contrattuale, si è assistito a un arretramento e non si è stati capaci di tutelare diritti fondamentali che compromettono la dignità della persona umana e l’appartenenza a una specifica categoria professionale? Se questo rappresenta il modo di essere professionisti, emergono serie riflessioni.
La nostra categoria evidenzia difficoltà nel manifestare una solidarietà interna efficace; mentre i medici, pur confrontandosi, riescono nei momenti critici a rivendicare con fermezza i propri diritti. Al contrario, la nostra realtà si presenta frammentata sia tra le diverse regioni sia all’interno degli stessi territori e ambienti di lavoro: prevale un approccio individualistico o orientato alla tutela di specifiche nicchie di potere. Frequentemente si riscontrano dinamiche di competizione interna anziché la costruzione di un percorso condiviso volto a consolidare un gruppo coeso e solidale.
Nonostante la carenza di infermieri, emerge una tendenza a contrapporsi reciprocamente, come se vi fosse chissà quale vantaggio da ottenere attraverso questa strategia distorta che alimenta esclusivamente conflitti interni, invece di favorire un ambiente lavorativo sano e collaborativo. Predomina l’individualismo piuttosto che lo spirito di altruismo, condizione essenziale per sviluppare un ambiente migliore e gettare le basi per un vero team professionale.
Se la professione infermieristica intende realmente progredire, è essenziale riconoscere e comprendere quotidianamente la realtà vissuta da numerosi colleghi, in particolare dagli over cinquanta che, nonostante l’età e le condizioni personali e familiari, continuano a offrire conforto e un sorriso a molte persone. Diversamente, sarà difficile garantire un’assistenza dignitosa e di qualità.
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