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Ombre nel freddo: Il mistero dell’Obitorio e l’infermiere terrorizzato.

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Era una notte buia e tempestosa quando Luca, un giovane infermiere, si trovava da solo nell’obitorio di un ospedale abbandonato. Il silenzio era assordante, interrotto solo dal fruscio del vento che soffiava tra le crepe delle pareti. Era il suo turno di notte, e si era appena seduto sullo sgabello, rimandando i pensieri sul lavoro e sulla vita che lo attendevano al di fuori di quelle mura inquietanti.

Dopo alcune ore di monotonia, un rumore inaspettato interruppe la sua calma. Un leggero bussare, proveniente da una delle celle frigorifere, attirò la sua attenzione. Luca sussultò. La sua mente, affollata dai racconti di fantasmi e anime perdute, si fece presa dal panico. «Non può essere», pensò, cercando di convincersi che fosse solo il rumore del ghiaccio che si scioglieva.

Ma il bussare si ripeté, più forte e insistente, come se qualcun altro desiderasse ardentemente uscire. Luca si alzò, le gambe tremanti, avvicinandosi titubante alla cella frigorifera. Ogni passo sembrava pesare il doppio, carico di un’aria di terrore e mistero. Si fermò davanti alla porta metallica ghiacciata, il cuore che batteva all’impazzata.

Raccolse il coraggio e si preparò a aprire. «Dovrebbe essere solo una somma di fenomeni naturali», pensò per rassicurarsi. Mentre le sue mani tremavano, girò la maniglia e aprì la porta.

Dentro, l’aria gelida lo assalì come una frustata, e all’interno si trovava un paziente, immobile e silenzioso, con il volto pallido e sereno. Era un uomo di mezz’età, le mani adagiate lungo i fianchi, vestito con una camicia che sembrava non aver visto la luce del giorno da tempo. Luca inspirò a fondo, sollevando l’angolo della bocca in un pallido sorriso nervoso.

«Era solo questo», pensò, mentre il battito del suo cuore diminuiva, anche se non riusciva a scrollarsi di dosso una strana sensazione. Si voltò per chiudere la cella frigorifera quando, proprio in quel momento, il bussare tornò, questa volta più forte e insistente. Luca si fermò di colpo, terrorizzato. «Ma chi… chi sta bussando?» Si sentì come se la stanza si fosse rimpicciolita attorno a lui.

Senza pensarci due volte, richiamò il suo coraggio e si avvicinò di nuovo. La cella frigorifera era di nuovo silenziosa. «Forse è solo la mia immaginazione», si disse, ma una sensazione di inquietudine gli si attaccò alla pelle.

Luca decise di controllare ogni angolo della sala. Ogni ombra sembrava animarsi; ogni suono sembrava un sussurro. Tornando verso il frigorifero, notò una piccola croce di legno, una sorta di talismano dimenticato, che sporgeva da dietro una delle macchine.

Con mano tremante, la afferrò e, in quel preciso momento, un brivido gli scosse la schiena. Un violento colpo di vento soffiò attraverso la stanza, facendo tremolare le luci, e un velo di freddo lo avvolse. Luci lampeggianti si riflettevano sulle pareti, come se la stanza fosse diventata un palcoscenico di qualcosa di soprannaturale.

Allora, il bussare tornò, ma questa volta sembrava provenire da un altro lato, come se l’uomo deceduto avesse “chiamato” alla sua anima. Luca, confuso da tutto ciò che stava accadendo, decise di esprimere a voce alta le sue paure: «Se sei qui, dimmi cosa vuoi!».

Il silenzio calò, e per un istante il mondo intero sembrò fermarsi. Tuttavia, da dietro la cella frigorifera, una figura evanescente emerse, una sorta di ombra che si increspò nell’aria, e una voce sussurrò, “Libertà…”.

Luca capì. Non era solo un paziente nel frigorifero, ma un’anima in pena, intrappolata tra questo mondo e quello eterno, un’anima che desiderava liberarsi dal peso della vita passata. Il pensiero di quell’uomo, intrappolato in quel luogo desolato, lo strinse al cuore.

In quel momento, l’infermiere si avvicinò, e con la croce di legno tra le mani, chiese in modo sincero: “Come posso aiutarti?”. La figura svanì, ma sentì un’ondata di calore avvolgerlo. Bussò ancora una volta, ma questa volta il suono era gentile, quasi un addio.

Luca, ora consapevole del mistero che lo circondava, decise di dare l’addio a quell’anima tormentata. Prese un respiro profondo, chiuse la cella frigorifera e fissò il fermo. La notte continuò a scorrere, ma lui sapeva di aver compiuto un gesto di libertà. E mentre il nuovo giorno si avvicinava, un’altra anima trovò finalmente pace.

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  • AngeloRikyDelVecchio-1-copia Ombre nel freddo: Il mistero dell'Obitorio e l'infermiere terrorizzato.

    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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