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La dose giusta.

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L’ultimo soffio.

L’allarme cardiaco squarciò il silenzio della notte nell’Ospedale Santa Maria delle Grazie. Laura Neri sollevò lo sguardo dal computer con calma professionale, le dita sospese sopra la tastiera. Il monitor della camera 12 emetteva ormai quel suono piatto e continuo che ogni operatore sanitario riconosceva: il richiamo della morte.

Si avviò senza fretta verso la stanza del paziente. Giorgio Brambilla, 68 anni, operato il giorno prima per un’ernia inguinale, giaceva con gli occhi vitrei e la bocca semiaperta in un’estrema smorfia di dolore. Le sue dita, contratte nel lenzuolo, raccontavano una battaglia combattuta in solitudine.

Laura premette il pulsante del codice blu con un gesto meccanico, poi dalla tasca del camice estrasse una siringa vuota che fece scivolare nel contenitore dei rifiuti speciali. Nella cartella clinica annotò con grafia ordinata: “Paziente deceduto per arresto cardiaco post-operatorio”. Nessuna emozione. Nessun rimorso. Solo un altro dovere compiuto.

Ombre al Santa Maria.

Il commissario Diego Valenti schiacciò l’ennesima sigaretta nel posacenere straripante, gli occhi fissi sulla foto di sua moglie che dominava la scrivania. Cinque anni erano passati da quel giorno in ospedale, da quell’odore di antisettico che ancora gli faceva venire la nausea.

“Terzo caso in due settimane, commissario”, annunciò l’agente Scalia porgendogli un fascicolo. “Tutti all’Ospedale Santa Maria. Tutti morti di notte con diagnosi di cause naturali.”

Valenti sfogliò i documenti con crescente interesse. Giorgio Brambilla, Arianna Costa, Marco Valli. Tre nomi, tre storie diverse, un unico comune denominatore: tutti erano stati in perfette condizioni prima di quel fatale arresto cardiaco.

“Preparate l’auto”, ordinò alzandosi. “Andiamo a dare un’occhiata.”

L’Angelo della morte.

L’odore di cloro e disinfettante investì Valenti non appena varcò l’ingresso dell’ospedale. Un brivido gli corse lungo la schiena mentre l’agente Scalia lo presentava all’infermiera capo Laura Neri.

La donna che gli tese la mano aveva occhi grigi come l’acciaio e un sorriso che non raggiungeva mai lo sguardo. “Piacere, commissario. Come posso esservi utile?”

Mentre lo conduceva all’archivio, Valenti notò come i pazienti si illuminassero al suo passaggio. Una vecchia le strinse la mano, un bambino le rivolse un sorriso timido. “Sembrate molto amata”, osservò il commissario.

“Mi piace aiutare le persone”, rispose lei con voce calma. “È il mio lavoro.”

Ma quando Valenti esaminò la cartella di Brambilla, qualcosa attirò la sua attenzione: un piccolo livido sul braccio, non segnalato nel referto. Quasi impercettibile. Quasi.

L’autopsia della verità.

La luce fredda della sala settoria illuminava il corpo esanime di Giorgio Brambilla. Il dottor Rinaldi, il patologo dell’ospedale, scrollò le spalle davanti alle domande di Valenti.

“Arresto cardiaco, commissario. Niente di strano per un uomo della sua età.”

Valenti indicò le pupille dilatate del cadavere nelle foto. “E questo? E questo?” aggiunse piazzando sul tavolo un referto tossicologico non ufficiale.

Il volto di Rinaldi impallidì. “Da dove avete preso queste analisi?”

“Non importa. Quello che importa è che c’è abbastanza insulina nel sangue di Brambilla da uccidere un elefante. E qualcuno ha cercato di nasconderlo.”

Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi confessione.

Il passato ritrovato.

Nell’ufficio semibuio, illuminato solo dalla lampada da tavolo, Valenti studiò i documenti sparsi sulla scrivania. Tre pazienti. Tre morti apparentemente naturali. Tutti con tracce di insulina. Tutti curati da Laura Neri.

Ma perché?

La risposta arrivò da un vecchio articolo di giornale trovato negli archivi. “Bambina muore per errore medico – La madre si toglie la vita”. La foto mostrava una donna disperata e, accanto a lei, una figura che Valenti riconobbe immediatamente: una giovane Laura Neri.

“Sofia…” mormorò leggendo il nome della bambina. Ora tutto aveva un senso.

La trappola.

Le luci della terapia intensiva erano state abbassate per la notte quando Laura entrò nella camera 412. Il paziente, un uomo sulla cinquantina con diagnosi di tumore terminale, dormiva profondamente.

Estrazione la siringa dalla tasca, controllò la dose con precisione chirurgica. “Non soffrirai più”, sussurrò avvicinandosi al letto.

Le luci si accesero all’improvviso.

“Fermi! Polizia!”

Laura si voltò lentamente, senza un briciolo di sorpresa. Valenti era sulla soglia, la pistola puntata.

“Sapevo che saresti venuto”, disse con voce calma. “Sapevo che solo tu potevi capire.”

“Capire cosa? Che sei un’assassina?”

Laura scosse la testa, un velo di tristezza negli occhi. “Che a volte la morte è l’unica cura possibile.”

Il padrone.

Una settimana dopo, Valenti osservava Laura attraverso il vetro antiproiettile della prigione di massima sicurezza.

“Perché lasciare quelle micro-iniezioni?”, le chiese. “Potevi far sparire ogni traccia.”

Laura sorrise. “Perché ogni paziente merita di essere ricordato per quello che ha realmente subito.”

Il telefono di Valenti squillò. “Commissario, c’è un altro cadavere. Stesso metodo. Ma Laura è ancora in cella!”

Nell’obitorio, sul petto del nuovo cadavere, trovò un biglietto scritto a mano:

“Grazie per aver fermato l’Infermiera, ma il Dottore è ancora libero. Il Padrone”.

Valenti lasciò cadere il biglietto, il cuore che gli batteva all’impazzata. Il primario? Doveva essere lui.

Ma mentre usciva dall’obitorio, una figura nell’ombra osservava, soddisfatta. Il vero burattinaio era ancora là fuori. E Diego Valenti era appena diventato la sua prossima vittima designata.

Fine o inizio?

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  • AngeloRikyDelVecchio-1-copia La dose giusta.

    Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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Angelo Riky Del Vecchio è autore di oltre 20.000 articoli scritti in oltre 30 anni di carriera giornalistica. E' Infermiere Magistrale, Scrittore, Giornalista e Formatore. Ha diretto e fondato il quotidiano sanitario Nurse24.it e oggi dirige il quotidiano AssoCareNews.it. Ha la passione per la scrittura, la lettura e la formazione.

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