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martedì, Aprile 30, 2024
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Infermieri e Riforma Sanitaria: il ministro Grillo non pensi di farla senza di noi!

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Antonio De Palma di Nursing Up ammonisce il ministro della salute: senza gli Infermieri non osi iniziare alcuna riforma del SSN.

La riforma sanitaria abbozzata del neo-Ministro della Salute Giulia Grillo è alle porte, ma gli Infermieri questa volta vogliono essere protagonisti e non essere considerati ancora una volta come figure marginali al SSN. Lo chiede a gran voce il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, che in una dota diffusa agli organi di informazione ribadisce la centralità della nostra professione rispetto ad ogni aspetto che riguardi direttamente o indirettamente l’assistenza ai pazienti.

“Il Nursing Up accoglie le linee di indirizzo del ministero della Salute illustrate dalla ministra Giulia Grillo al Parlamento, linee tese a rimettere in sesto il Servizio sanitario nazionale con un occhio di riguardo proprio alle professioni che in esso operano: un progetto che attendevamo da tempo e che abbiamo più volte evocato, sottolineando peraltro l’inadeguatezza del Fondo sanitario nazionale cui si attingono le risorse. Ma ciò avvenga non senza interpellare gli infermieri italiani, che conoscono e vivono ogni giorno la realtà sanitaria del Paese, anche con gravi conseguenze dovute alle sempre più frequenti aggressioni al personale e alle carenze strutturali del sistema”. Lo riferisce De Palma commentando l’audizione della ministra della Salute presso le Commissioni riunite Affari Sociali e Sanità di Camera e Senato.

Apprezziamo la volontà del dicastero di intervenire sulle gravi carenze del Ssn con adeguate risorse, ed è benvenuta ovviamente la lotta a sprechi e inefficienze che gli infermieri italiani conoscono molto bene, avendola ingaggiata in prima persona ogni giorno nelle strutture sanitarie, dove vivono sulla loro pelle il dramma delle liste d’attesa che si allungano sempre più, a detrimento della qualità dei servizi prestati ai cittadini. Per tale ragione, accogliamo con entusiasmo lo strumento dell’informatizzazione, affinché venga reso più trasparente il sistema, e anche la riforma della formazione post laurea, fermo restando che la professionità degli infermieri è già da lungo tempo sostenuta da percorsi universitari ad hoc e specialistici che nulla hanno da invidiare a quelli intrapresi dai medici.

Alla luce di quanto poc’anzi spiegato, intendiamo richiamiare l’attenzione del ministro sulle condizioni di lavoro di una categoria, formata da circa 447 mila infermieri, di cui circa 270 mila dipendenti della pubblica amministrazione. Un numero che avrebbe dovuto essere di gran lunga superiore, se non ci fosse stato il blocco del turnover che la politica dei tagli alla sanità ha imposto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una situazione emergenziale della macchina sanitaria che porta a chiusure estive di interi reparti, operazioni programmate che slittano a settembre, oltre alle già citate liste d’attesa di mesi e mesi.

Ma non è finito l’elenco delle criticità, perché si registra l’aumento di giorno in giorno delle aggressioni al personale sanitario, un fenomeno odioso, ma rappresentativo della situazione di pericolo in cui operano gli infermieri quotidianamente. A tal proposito, accogliamo fiduciosi l’annuncio della ministra Grillo di aver insediato lo scorso 3 luglio il Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ma soprattutto attendiamo il disegno di legge contro la violenza che ha allo studio con il ministero della Giustizia.

Aspettando di conoscere in concreto i dettagli delle proposte, richiamiamo l’attenzione ancora una volta sul deludente rinnovo contrattuale, che dopo nove anni di attesa non ci ha riconosciuto: dignità professionale e valorizzazione delle competenze sia dal punto di vista economico che giuridico; il passaggio di categoria da D a DS (gli infermieri sono laureati); l’aumento sulle indennità ferme alla lira (un infermiere prende poco più di 2 euro l’ora durante il periodo che va dalle 22 alle 6 del mattino); l’eliminazione della deroga al riposo minimo continuativo di 11 ore ogni 24 per la pronta disponibilità passiva prevista dalla normativa europea (con pericolose ricadute sulla sicurezza delle prestazioni); il diritto di svolgere attività libero-professionale, anche con modalità analoghe a quelle previste per il personale medico; 4 ore settimanali per l’aggiornamento professionale (come già avviene per i medici); direttive finalizzate alla detassazione del salario di produttività, come per il privato.

“In attesa di poter verificare che la prossima legge di bilancio sia coerente con le linee programmatiche esposte, il Nursing Up rinnova la propria disponibilità a contribuire a questo progetto di cambiamento, affinchè ritorni prioritario il tema della sanità pubblica, un tema che investe il bene comune più di ogni altro. Segno irrefutabile di un Paese che si definisce civile, ritornino al centro dell’agenda politica il diritto alla salute dei cittadini e la valorizzaione del lavoro di tutte le professionalità coinvolte, in particolar modo quella vessata e vilipesa degli infermieri italiani”, conclude il Nursing Up.

Speriamo bene!

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