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OSS gratificati con 110 euro ma è polemica.

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OSS gratificati con 110 euro ma è polemica ed il gruppo porta la faccenda in direzione.

In una clinica privata di Napoli si è scatenata una vera e propria bufera in seguito alla decisione di una famiglia benestante di donare 110 euro a ciascun Operatore Socio Sanitario (OSS) per ringraziare del supporto ricevuto durante la degenza di un proprio caro.

Il gesto di generosità ha innescato non poche polemiche, dal momento che il denaro è stato distribuito indiscriminatamente anche a chi era in ferie o non aveva mai avuto modo di assistere direttamente il paziente.

Secondo quanto emerso, la famiglia, colpita dall’attenzione ricevuta, aveva deciso di lasciare una somma destinata al personale come forma di ringraziamento. Tuttavia, la coordinatrice del reparto, invece di gestire la situazione e riconoscere il contributo solo a chi aveva effettivamente lavorato con il paziente, ha optato per una distribuzione uguale per tutti. Non solo: pare che la stessa coordinatrice abbia dichiarato di “lavarsene le mani” delle lamentele e abbia invitato il gruppo di OSS a rivolgersi direttamente alla direzione per risolvere la questione.

La decisione di includere anche chi non ha prestato alcun servizio diretto ha generato malcontento tra molti operatori, che si sono sentiti defraudati del riconoscimento che avrebbero meritato. “È un’ingiustizia – ha dichiarato uno degli OSS coinvolti – perché c’è chi ha lavorato duramente e chi, invece, non ha fatto nulla per guadagnarsi quei soldi.”

La direzione della clinica, messa a conoscenza della situazione, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali. Tuttavia, l’episodio ha sollevato interrogativi sull’equità nella gestione dei riconoscimenti economici e sull’importanza di un coordinamento interno più attento a queste dinamiche.

Intanto, il clima tra gli operatori resta teso, con accuse reciproche e un senso di frustrazione crescente. Quello che doveva essere un gesto di gratitudine si è trasformato, dunque, in un motivo di discordia, lasciando un’ombra sulla serenità lavorativa di un team che, in teoria, dovrebbe collaborare unito per il benessere dei pazienti.

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