Emergenza Sanitaria a Imola: l’Azienda USL chiude con un disavanzo di 11 milioni di Euro. Fials: “una vergogna”.
L’Azienda USL di Imola ha concluso l’anno con un bilancio in rosso che segna un disavanzo di circa 11 milioni di euro. Una situazione critica che ha sollevato preoccupazioni tra i professionisti del settore sanitario e le organizzazioni sindacali. Al centro delle contestazioni è la gestione del Centro di Assistenza Unificata (CAU), che ha mostrato evidenti fallimenti, contribuendo a un aumento degli accessi al Pronto Soccorso, mentre le strutture all’interno della Casa della Salute non riescono a rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini.
Secondo il segretario territoriale della FIALS di Imola, Stefano De Pandis, la responsabilità di questa situazione deve essere attribuita principalmente al debito accumulato dall’Azienda Sanitari. De Pandis ha sottolineato che, contrariamente alle dichiarazioni dell’Azienda riguardo alla difficoltà di reperire personale sanitario, il vero ostacolo all’assunzione è il disavanzo consolidato.
I numeri parlano chiaro: il personale infermieristico è in grave carenza, aggravata dalla necessità di coprire i turni con il personale di supporto OSS. Le strutture di Medicina D’urgenza, Chirurgia, Ortopedia e Medicina Interna stanno lottando quotidianamente con la mancanza di assistenti socio-sanitari, costringendo gli infermieri a gestire carichi di lavoro insostenibili, con turni notturni che li vedono spesso soli davanti a una ventina di pazienti. Questa situazione di stress lavorativo non fa che incrementare il fenomeno del demansionamento e alimenta un alto tasso di burnout tra gli infermieri, portando a frequenti dimissioni e richieste di mobilità verso altre strutture sanitarie.
Anche la carenza di tecnici di radiologia pesa sul sistema, con due unità ancora da sostituire. In Ortopedia, la difficoltà nella gestione dei turni costringe il personale a rientrati dai riposi, mentre nel Blocco Operatorio, le pronte disponibilità superano le 12 mensili, andando contro le 7 previste dal Contratto Collettivo Nazionale.
Il settore ostetrico è anch’esso in una situazione critica, con almeno nove figure essenziali da garantire. Le difficoltà nel mantenere un equilibrio tra vita privata e lavoro sono diventate insostenibili, costringendo il personale a cercare opportunità in altre strutture.
Il futuro è incerto: le ferie estive dei professionisti sono a rischio a causa della continua carenza di personale. De Pandis avverte che, se non arriveranno risposte immediate da parte dell’Azienda, il personale del comparto sarà costretto a intraprendere uno stato di agitazione, che potrebbe culminare in uno sciopero generale.
La situazione richiede un intervento urgente per garantire assistenza adeguata e sostenibile ai cittadini e per garantire il benessere di chi lavora nei reparti.
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