Tik Tok e Infermieri del Pronto Soccorso. Quel narratore non sa di cosa parla.
Diciamoci la verità, il contenuto del post di Tik Tok dimostra in modo inconfutabile che il narratore, ignoto, non ha nessuna conoscenza dell’emergenza – urgenza in medicina e dell’organizzazione di Pronto Soccorso dove opera l’infermiere triagista.
Fa valutazioni, del tutto personali ed erronee fondate su ipotesi comportamentali da parte dell’infermiere nel momento in cui assegna, sbagliando, un codice verde.
Ignora il poverino che nell’ultimo ventennio la figura professionale dell’infermiere è stata oggetto di profondi cambiamenti all’interno del SSN per cui è necessario che ne prenda atto leggendo, nel frattempo, quanto appresso.
Ignora che il lavoro infermieristico, tradizionalmente subordinato a quello del medico e legato a compiti dettati da un “mansionario”, si è progressivamente trasformato e l’infermiere è diventato una figura responsabile e centrale in molti processi sanitari con una parte attiva non solo nella pratica clinica, ma anche nella organizzazione del lavoro e nella pianificazione dei bisogni di salute.
Non sa che queste caratteristiche, proprie delle figura professionale, sono state definitivamente sancite a livello accademico dalla istituzione del corso di laurea in infermieristica cui sono anche seguiti specifici master di specializzazione.
Dimostra di non sapere che negli ospedali e nelle ASL gli infermieri sono entrati di diritto con compiti e responsabilità organizzative negli staff delle direzioni sanitarie, degli uffici Formazione, degli uffici Qualità ecc, contribuendo quindi al funzionamento di tutto l’apparato burocratico – amministrativo che supporta la parte più strettamente sanitaria.
Ha dimostrato di non sapere che la figura dell’infermiere di triage presente all’interno del pronto soccorso ha progressivamente acquisito negli ultimi anni specifiche responsabilità e quindi si propone come un autentico modello infermieristico completo.
E’ opportuno, allora, che il tizio sappia che il sistema di triage, all’interno delle strutture di pronto soccorso, è uno strumento organizzativo volto al governo degli accessi non programmati ad un servizio per acuti.
L’obiettivo è definire la priorità con cui il paziente sarà visitato dal medico.
“Ignorantia legis non excusat”: si direbbe oggi che la legge non ammette ignoranza!
Ma il Tizio ignora che il DPR del 27 marzo 1992 riconosce agli infermieri professionali responsabilità operative proprie e derivanti da protocolli concordati e sottoscritti insieme al medico responsabile del servizio di emergenza; che la funzione ed i compiti di queste figure professionali, si sono via via negli anni progressivamente affinate ed arricchite di competenze e responsabilità non più soltanto cliniche, ma anche amministrative ed organizzative; che rimane certamente centrale il ruolo clinico che è volto all’assegnazione del codice di priorità ed è stato sancito dalle Linee Guida del Triage Intraospedaliero che recitano:; che l’attribuzione del codice colore di priorità è già di per sé un processo clinico complesso che deriva sì dalle azioni più strettamente cliniche della valutazione soggettiva ed oggettiva e rilevazione dei parametri vitali, ma che è completato da tutta una serie di variabili che possono influenzare la decisione finale (tra queste ricordiamo l’esperienza del triagista, l’organizzazione interna dell’unità operativa, i protocolli dell’unità operativa stessa, i percorsi interni in funzione del tipo di struttura ospedaliera, la situazione della sala d’attesa, le caratteristiche “non cliniche” del paziente quali ad esempio l’età, il sesso, la condizione di gravidanza, l’handicap ecc.)
Sempre nella funzione clinica rientrano, oltre alla attribuzione della priorità di trattamento, la scelta delle aree di trattamento, la rivalutazione periodica e l’applicazione di protocolli di trattamento e smistamento dei pazienti (short tracks, see and treat, approccio al dolore ecc.) che necessariamente devono essere adottati nelle strutture più affollate che sono sempre a rischio di collassare a causa dell’eccessiva domanda.
Mi rendo conto che si chiede troppo a chi preferisce sparlare su Tik Tok anziché studiare ed informarsi!
Negli anni, nelle strutture di pronto soccorso, si è reso necessario ampliare le funzioni attribuite all’infermiere di triage proprio perché sono progressivamente cambiate le caratteristiche del lavoro. Si può senz’altro affermare che la funzione clinica del triage è oggi integrata da importanti funzioni amministrative ed organizzative e che, oltre a queste, l’infermiere di triage deve conoscere gli aspetti della comunicazione avendo una continua relazione con l’utenza e possedere requisiti di analisi ed autocritica che supportino le funzioni di verifica. Infine non vanno trascurate le funzioni di didattica e ricerca che si sono fortemente sviluppate all’interno del triage ed hanno contribuito all’aumento di un notevole potenziale in un settore professionale relativamente recente come questo.
Nell’ambito della comunicazione basti considerare che l’infermiere di triage è la prima persona che si incontra presentandosi al pronto soccorso sia come paziente che come familiare ma anche nella veste di volontario, milite di pubbliche assistenze, agente delle forze dell’ordine o di altre forze di pubblico servizio.
In questo settore l’elemento essenziale è l’accoglienza e la capacità di relazionarsi con il pubblico e mantenere rapporti professionali con tutte le figure che accedono al pronto soccorso.
Il triage non è un ufficio informazioni, ma deve avere la capacità di informare sull’organizzazione del servizio e dell’ospedale, sull’iter di un processo sanitario che sta riguardando un paziente, sui tempi di attesa e relazionarsi anche con i colleghi dei reparti . Queste sono responsabilità cruciali in un contesto per lo più caotico e ad alto impatto emotivo come quello del pronto soccorso.
Infine, voglio dire al signor Tizio che per valutare se il lavoro del triage venga svolto in maniera adeguata è necessario programmare verifiche e controlli. Questa funzione di verifica è anch’essa propria di un compito di grande responsabilità e deve essere estesa in ambito clinico (valutazione dell’under e over triage), in ambito relazionale, in ambito organizzativo (verifica di percorsi e protocolli, verifica dei turni, verifica del materiale) e strutturale (valutazione di idoneità degli ambienti di triage anche sulla base della loro collocazione rispetto a sale visita e d’attesa).
In campo sanitario oggi non si può prescindere anche dalla valutazione della soddisfazione del paziente e, per quanto riguarda il pronto soccorso, il triage è punto idoneo ove far partire e gestire informative su sondaggi di rilevazione della qualità percepita.
Così descritta la figura professionale infermieristica del triagista, che ha già oggi una grande responsabilità lavorativa, ci auguriamo che questi professionisti possano, nel tempo, essere valorizzati come meritano anche perché , a fronte di una responsabilità ed indipendenza professionale che hanno pochi equivalenti in ambito infermieristico, i riconoscimenti sono ancora del tutto latitanti.
Anzi, come dimostra il Tizio di Tik Tok, dobbiamo ancora riscontrare spesso la critica e l’ostracismo all’operato dell’infermiere di triage.
Purtroppo siamo tutti troppo corporativi e a nulla serve spiegare che il triage è nato proprio a seguito del sovraffollamento e quindi dell’impossibilità per tutti di accedere immediatamente alla visita medica; a nulla serve spiegare che l’infermiere non fa una diagnosi medica ma attribuisce solo una scala di priorità di visita ed in questo è molto più bravo del medico proprio perché ha un approccio mentale diverso: l’infermiere si basa su parametri e protocolli senza farsi influenzare dall’ipotesi di una diagnosi possibile o di una possibile terapia come fa il medico nel suo abituale approccio.
Ma nonostante questo assistiamo ancora ad attacchi che la nostra categoria porta a quella infermieristica nel timore che ci venga sottratta qualche competenza ritenuta strettamente “medica” e cioè del laureato in medicina e chirurgia.
Convinciamoci che se la cultura e l’assunzione di responsabilità saranno sempre alla base della professione sanitaria, nessuno dovrà temere nulla: e questo vale per il medico, per l’infermiere e probabilmente per tutte le professioni.
Prenda coscienza il Tizio di Tik Tok.
Cosimo Cicia, Presidente OPI Salerno
Share this content: