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Corse in corsia. Il primo giorno da Studente Infermiere.

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Una professione che va svolta con amore. Ecco cosa ha provato Mattia nel suo primo giorno all’Università.

“Mamma domani è il mio primo giorno in Università, non vedo l’ora, finalmente dopo l’ansia e la paura sono riuscito a superare il test d’ammissione… si si ho preparato tutto… si ho pulito e riordinato… si mamma sarò il tuo infermiere di fiducia“. La vita da fuorisede ti cambia parecchio, amici nuovi e vita nuova in una città misteriosa dove il tuo unico punto di riferimento sono la via e la piazza principale.

La prima raccomandazione che fai a te stesso è quella di essere sempre puntuale e ligio con lo studio nonostante le mille commissioni e imprevisti che possono capitare durante queste lunghe giornate. Finalmente stavamo per realizzare quel sogno, stavamo per iniziare la nostra strada per diventare infermieri.

Entrati in università incontrammo subito i nostri Tutor e i colleghi del secondo anno che ci spiegarono un pò come muoverci sia a livello delle varie strutture per fare lezione che per gli esami e i tirocini.

Ho sentito tanti e buoni consigli però quello che mi è rimasto più nella testa e mi ha terrorizzato per i mesi successivi era quello di dare subito ANATOMIA.

Eravamo rimasti proprio scioccati da quell’esame ma con tanto coraggio e altrettanto studio, anche un pò di fortuna che quella non dovrebbe mai mancare, siamo riusciti a superarlo.

Il primo anno è e sarà sempre il battesimo del fuoco, è l’anno dove ci si mette in contatto con persone che non sono in salute e i loro famigliari, è l’anno dove metti veramente alla prova te stesso.

Personaggi come Maslow, Virginia Henderson e Florence Nightingale diverranno i vostri migliori amici in quanto sono alcuni di un lungo filo conduttore che vi accompagnerà durante i vostri esami, laboratori e tirocini.

Dalla prova della divisa al primo giorno di tirocinio ci sono tante emozioni e paure che prendono il sopravvento. Finalmente ci si mette la divisa e si vola in reparto per la prima volta, mentre si salgono quelle scale si pensa a tante cose: “Devo sempre identificare il paziente, devo lavarmi le mani e soprattutto devo presentarmi”.

Passaggi che nella nostra testa sembrano azioni semplici e banali ma nel momento in cui entriamo per la prima volta nella stanza di un paziente confondiamo con altrettanta facilità.

Tutti gli infermieri si ricordano il loro primo giorno e anch’io porto sempre nel cuore il mio. Entrare in un reparto ti fa capire quanto valga il dono vita. Quando un paziente non autonomo riesce a bere, grazie al tuo sostegno, anche un semplice bicchiere d’acqua diventa la tua più grande soddisfazione! È un lavoro dove impari ad apprezzare le piccole azioni che svolgi quotidianamente, dove capisci che un sorriso sia in grado di salvare veramente una vita.

Ma non è solo tirocinio, non potremmo mai dimenticare i laboratori e gli esami nel frattempo. È proprio in questi casi che ti trovi a progettare e pianificare le giornate sul secondo.

Quando suona il campanello ci si ritrova a chiedersi cosa stia succedendo e presi dall’entusiasmo si andrà di corsa in stanza. Bisogna imparare a gestire l’emozione nel nostro lavoro ma ricordandoci di lasciare sempre spazio per esprimerle. Si piange come si ride in reparto, la vita e la morte sono in continua lotta in corsia.

Il vero significato di “salute” prende forma in quei corridoi, infatti impareremo che non sempre un bel sorriso rappresenta una vita piena di gioia e viceversa. Ci troviamo a studiare le persone a capire i loro piccoli gesti e le loro azioni quotidiane. Entriamo nella sfera più intima di un paziente e spetta a noi cercare di rincuorarla e farla stare meglio nel limite del possibile.

Questa professione deve essere svolta con tanto amore. Bisogna “essere” prima di “fare” gli infermieri mi ripeteva un professore ed aveva proprio ragione, è una vocazione.

Stud. Inf. Mattia Boero
Stud. Inf. Mattia Boero
Studente Infermiere, appassionato di scrittura, di social-network e di ricerca.
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