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martedì, Marzo 19, 2024
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Terapia intensiva Chiusa o Aperta? La risposta in una tesi!

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Terapia Intensiva aperta o chiusa? Ecco il sunto dello studio realizzato dalla collega infermiera Giulia Fiumara. Assolutamente da leggere.

Non tutte le tesi di laurea in infermieristica trattano di meri atti assistenziali: è il caso della tesi di Giulia Fiumara, giovane infermiera laureatasi all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli che per la sua tesi ha voluto chiedersi se esistono criteri adeguati per preferire un’organizzazione della Terapia Intensiva Chiusa o una Terapia Intensiva Aperta!

Giulia, come spiegheresti di cosa tratta la tua tesi?

Comincerei dicendo che le tematiche inerenti all’assistenza dei pazienti ricoverati presso i reparti di Terapia intensiva e, specialmente, l’eventualità che ai familiari sia data

la possibilità di assistere coloro i quali spesso giungano al fine vita, sono temi ampiamente dibattuti tra le comunità scientifiche nazionali ed internazionali. Si parla molto in merito al giusto approccio da adottare per conciliare le esigenze tecniche del reparto e i diritti e i bisogni percepiti dal paziente e dai suoi cari, in virtù di ciò,è stato proposto il modello di Terapia intensiva Aperta, il quale rappresenterebbe un giusto compromesso. Questo si avvale di evidenze scientifiche che dimostrano quanto una maggiore flessibilità degli orari di visita favorisca la guarigione del paziente diminuendo lo stress derivante dall’ospedalizzazione, e soprattutto è stato dimostrato che le infezioni riscontrate in questi reparti non sono portate dai visitatori ma piuttosto dall’equipe curante stessa. Purtroppo, la realtà delle Terapie Intensive Italiane è ancora prevalentemente caratterizzata da ambienti chiusi al pubblico, per una politica di visita fondata su una concezione “ospedale-centrica”, in cui i pazienti vengono portati via dalla loro realtà e dai loro parenti.

Dunque, nella mia tesi ho presentato questi due modelli organizzativi con i loro pro e contro. Con lo scopo di identificare le opinioni e il grado di conoscenza di tale argomento nei diversi P.O.d’Italia ho accuratamente effettuato uno studio, realizzando così un questionario ad hoc volto ad indagare le criticità e le percezioni del personale infermieristico operante nelle Terapie Intensive in merito al modello innovativo di Terapia Intensiva Aperta. L’accesso al questionario è stato del tutto libero e anonimo. È stato sia consegnato da me in prima persona presso il P.O G. Moscati di Aversa e AOUP Luigi Vanvitelli (ex SUN) di Napoli sia somministrato on-line tramite diverse pagine sul web in modo da avere una visione più ampia.

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a scegliere questo argomento?

Varie sono state le motivazioni che mi hanno spinta a trattare questo argomento innovativo quanto difficile, ma forse più di tutte una frase ascoltata un po per caso durante la visione di un video in rete:Chi lavora in terapia intensiva entra in contatto con l’altra metà della luna, quella che non riceve la luce del sole, laddove si tocca il limite, si sperimenta il fallimento e s’incontra la morte” …“Aprire la terapia intensiva non è una concessione, è invece il riconoscere un diritto fondamentale del paziente e della sua famiglia.”Frase del Prof. Giannini, dirigente medico della Terapia Intensiva pediatrica dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, il primo in Italia a farsi promotore di questo modello innovativo. Direi una frase molto delicata ma al tempo stesso forte, piena di significato e voglia di cambiamento che ci fa comprendere appieno la reale situazione in quei ‘luoghi’ tanto temuti ma che stanno per cambiare. Dunque, il mio obiettivo era quello di avere un quadro generale della situazione che attualmente vige nelle Terapie Intensive Italiane, sia da un punto di vista strutturale che attitudinale, e comprendere se si è realmente pronti ad un importante e quasi necessario cambiamento nel processo di cura dei pazienti critici, quale la trasformazione delle Terapie Intensive Chiuse in Terapie Intensive Aperte.

Negli ultimi venti anni gli ambienti di Terapia Intensiva hanno visto una riorganizzazione notevole sia dal punto di vista logistico che propriamente strutturale e questo rende la tua tesi ancora più interessante. Anche alla luce del tuo lavoro, se tu fossi la responsabile organizzativa in merito all’orario del passo in un reparto di rianimazione, quale soluzione adotteresti?

Domanda molto interessante a cui mi risulta un pò difficile dare una risposta un pò per la mia giovane età e un pò per la mia poca esperienza, ma se dovessi immaginare di ricoprire un ruolo quale responsabile organizzativa presso un reparto di Terapia Intensiva e dovessi prendere decisioni in merito all’orario di visita in reparto, opterei sicuramente per un modello Aperto in quanto credo possa far fronte in maniera più appropriata ai bisogni sia dei pazienti che dei familiari. Allo stesso tempo, però sarebbe sbagliato minimizzare o ignorare i vari problemi ed inconvenienti che potrebbero scaturire da una scelta di questo genere, dovuti principalmente ad abitudini e ad aspetti culturali che coinvolgono tanto l’équipe medico-infermieristica quanto i familiari stessi dei pazienti. In ogni caso TI Aperta non è da intendere come una TI senza regole, piuttosto con una disciplina che consente di gestire l’apertura preservando anche altri importanti valori in gioco, quali privacy, norme igieniche e di sicurezza. Non devono, infine, essere sottostimate le difficoltà che l’équipe medico-infermieristica potrebbe incontrare nell’aprire il reparto, difficoltà legate a un diverso tipo di relazioni con i familiari e soprattutto alla fatica di imparare a lavorare sotto gli occhi vigili dei familiari.  Ritengo sia quindi importante garantire all’équipe tempi e spazi propri, consentendo libertà nella comunicazione e pieno rispetto della confidenzialità. Per questo, medici e infermieri devono pertanto essere adeguatamente preparati e sostenuti nelle varie tappe della realizzazione del modello della TI “aperta”.

Il percorso che parte dalla formulazione del quesito di tesi e termina con la sua discussione rappresenta un momento di crescita come professionista e come donna. Cosa ti ha lasciato questo cammino?

La realizzazione di questa tesi ha rappresentato un tassello importante soprattutto nella mia fresca e giovane carriera in quanto ho avuto modo di imbattermi in maniera diretta con la realtà e con i colleghi. Per me, dunque, non si è trattata di una consueta tesi redatta e fine a se stessa che segna semplicemente la fine di un percorso di studi universitario ma anche l’esito di un percorso umano in quanto vede concentrati in essa tutti gli interessi che ho alimentato durante gli studi e il tirocinio. Ed è proprio durante il mio tirocinio che sono venuta a contatto con questo ‘mondo oscuro’ e ho avvertito la necessità di un cambiamento. Con questo percorso ho compreso quanto possa essere difficile accettare un cambiamento e quanto le persone siano spesso spaventate di intraprendere una strada ad esse sconosciute, preferendo il metodo “tradizionale” perchè più sicuro e con meno complicazioni e spesso anche incuranti e inconsapevoli degli innumerevoli vantaggi che potrebbero derivarne.

Grazie dell’intervista e ancora complimenti a Giulia Fiumara, infermiera.

Dott. Marco Tapinassi
Dott. Marco Tapinassi
Vice-Direttore e Giornalista iscritto all'albo. Collaboro con diverse testate e quotidiani online ed ho all'attivo oltre 5000 articoli pubblicati. Studio la lingua albanese, sono un divoratore di serie tv e amo il cinema. Non perdo nemmeno un tè con il mio bianconiglio.
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