Monica Frasson è una neo-infermeria laureatasi sul finire del 2017 presso l’Università degli Studi di Padova. La sua tesi finale si è sviluppata sul tema “La Relazione Terapeutica tra Infermiere e Assistito con Disturbo della personalità borderline“. Lo studio è stato realtà dal docente Sandro Geatti e co-relato dal Dott. Pierantonio Redi.
Ma chi è Monica Frasson?
“Sono nata a Cittadella nel 1993. Ho studiato Infermieristica nella sede di Conegliano (sede staccata dell’Ateneo di Padova), citta che è diventata la mia casa e dove ho deciso di rimanere ormai da 3 anni. Per me diventare Infermiera è un orgoglio e un sogno che diventa realtà. Mi sono laureata il 27 novembre 2017 e sono alla ricerca di un posto di lavoro, nel frattempo sto frequentando un corso per diventare istruttrice di BLS HCP. Uno dei miei principali obiettivi futuri è quello di frequentare la Magistrale e un domani poter insegnare e appassionare i miei studenti; per quanto riguarda l’ambito sanitario mi piacerebbe lavorare nell’area critica o nell’area psichiatrica.“
Quella relazione fondamentale tra Infermiere e Paziente Borderline
La relazione terapeutica tra infermiere e assistito con disturbo della personalità Borderline è fondamentale per creare tra i due un rapporto di fiducia, rispetto, adesione e empatia; inoltre, richiede al professionista adeguate conoscenze, competenze e capacità personali derivanti dalle esperienze nella pratica clinica, al fine di promuovere il recupero e/o il mantenimento dello stato dell’assistito e di migliorarne la qualità della vita.
Scopo della tesi
Descrivere i fattori che influenzano positivamente e/o negativamente la relazione terapeutica infermiere-assistito e le strategie per renderla efficace.
Materiali e metodi: è stata condotta una revisione della letteratura, consultando le banche dati internazionali e riviste specializzate, reperendo gli articoli degli ultimi diciannove anni, in full text ed in lingua inglese.
Risultati ottenuti
La letteratura sottolinea come lo sviluppo di un’efficace relazione terapeutica sia correlato a molteplici fattori, tra i quali: esperienza clinica del professionista, ascolto attivo, empatia, conoscenza della persona e competenze personali del professionista al fine di garantire un aumento della compliance e un miglioramento della percezione della vita dell’assistito.
A quali conclusioni è giunta la nostra interlocutrice?
La relazione terapeutica, le conoscenze tecniche, l’esperienza personale e un’assistenza infermieristica focalizzata sui bisogni di salute della persona e della famiglia risultano essere delle strategie adeguate per riabilitare e promuovere la salute del soggetto con diagnosi di Borderline. Il fattore personale e umano, uniti alle competenze professionali sono strumenti grazie ai quali l’infermiere si avvicina al mondo estraneo, unico ed irripetibile dell’assistito, cogliendone il vissuto e aiutando la persona ad esacerbare lo stigma percepito.
Grazie Monica e in bocca al lupo per tutto!