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giovedì, Marzo 28, 2024
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Aurora Belli, Infermiera: come comunicare correttamente con il paziente tracheostomizzato.

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Viaggio all’interno di una tesi in Infermieristica che fa ancora parlare di sé. L’evoluzione del processo comunicativo nel paziente tracheostomizzato: il vissuto esperienziale della persona.

Aurora Belli è una neo-Infermiera laureatasi presso l’Università degli Studi di Padova nel dicembre 2016 con una tesi su “L’evoluzione del processo comunicativo nel paziente tracheostomizzato: il vissuto esperienziale della persona”. Ha 22 anni e sogna di iniziare presto a lavorare in strutture pubbliche e private in Italia o all’estero.

La tesi di Aurora, che qui alleghiamo, è stata scritta in un momento storico per l’Informazione Infermieristica in Italia, fatta di tanti cambiamenti e di tante novità. Comunicare con il proprio assistito e comunicare con la popolazione esterna al mondo della sanità è una delle sfide principali del nuovo millennio.

Abbiamo posto 5 domande alla neo-collega (originaria di Spinea, nell’area metropolitana di Venezia), vediamo assieme come e cosa ha risposto.

A 20 anni hai deciso di fare l’Infermiera. Oggi a 22 anni sei una Professionista della Salute in cerca di lavoro. Ti sei pentita di questa scelta?

Quando frequentavo l’università pensavo “sono 3 anni, sono lunghi” non mi ponevo minimamente il problema del dopo… ho iniziato a capire che ero quasi al termine con gli ultimi esami e l’ultimo tirocinio..lì sono iniziati i primi interrogativi: “E dopo?“. E’ risaputo che trovare lavoro non sia facile, ma trovarsi a correre da una parte all’altra in cerca di affermarti per ciò che hai studiato..insomma non pensavo fosse così, perchè un conto è sentirle dire certe cose, un conto è viverle!! Ciò nonostante non demordo, e continuo imperterrita alla ricerca di un impiego come infermiera, perchè è questo che voglio fare, e nonostante mille dubbi che possa avere se rimanere in Italia o andare all’estero, l’unica certezza che ho è quella di voler lavorare come infermiera!

Ti sei laureata nel dicembre 2016 con una tesi sul tema “L’evoluzione del processo comunicativo nel paziente tracheostomizzato: il vissuto esperienziale della persona”. Quanto e quando un Infermiere può fare la differenza in questo settore?

Molto spesso quando si pensa ad una persona con tracheostomia, ricorre l’idea di un paziente ricoverato in otorinolaringoiatria o in terapia intensiva, non è nella mentalità comune pensare invece che persone sottoposte a questo intervento chirurgico si possano ogni giorno incontrare in diversi contesti sanitari, come altri reparti di degenza o case di riposo. Pertanto la problematicità del mettersi in relazione, comunicare con una persona tracheostomizzata finché non viene vissuta sulla propria pelle, forse risulta essere abbastanza astratta. Sono gli stessi pazienti tracheostomizzati ad affermare che l’infermiere fa la differenza, mettendosi in relazione con la persona con tono sicuro, pacato ma calmo, non svolgendo tecnicismi frettolosamente per paura di non comprendere la persona, ma dedicando tempo e risorse che per ogni persona occorre siano differenti, proprio perché ciascuno preferisce “reimparare ad esprimersi” in un modo che sia proprio, più familiare possibile. Soprattutto mi sono chiesta: “come fa l’infermiere a fare ciò?” e la mia risposta è: “rivolgendosi prima che ad un paziente, ad una PERSONA!”

Sei alla ricerca di lavoro. Hai mai pensato di abbracciale la strada della Libera Professione Infermieristica e quanto l’Università che hai frequentato si ha formato in questo campo?

Conosco la possibilità di lavorare come libero professionista, soprattutto so che oggi come oggi sta prendendo sempre più luogo la figura dell’infermiere a domicilio dell’assistito… e devo dire che come esperienza professionale mi piacerebbe. Tuttavia non possiedo ancora sufficienti informazioni per poter compiere una scelta, sarà quindi mia cura nel futuro più vicino ottenerle!

Se non trovi lavoro in Italia hai pensato di provare la strada estera magari andando a lavorare in Francia, Inghilterra o Germania?

Mi piacerebbe molto andare a lavorare all’estero, ma non “per sempre”, giusto per fare un’esperienza differente e scoprire un sistema sanitario diverso..ciò nonostante ho intenzione prima di compiere una scelta troppo affrettata, di prepararmi (come sto facendo) per i concorsi qui in Italia, in quanto sono abbastanza legata alla mia terra e ci tengo a sottolineare che anche l’assistenza sanitaria, fornita in Italia è di qualità. Si parla sempre purtroppo di malasanità e quasi mai viene apprezzato il lavoro quotidiano di chi si prende cura con coscienza, conoscenza, passione ed amore.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è poter non solo essere, ma fare l’infermiera, non stancarmi mai di conoscere, apprendere, imparare, ma soprattutto anche a distanza di anni mantenere “l’entusiasmo giovanile” dal punto di vista mentale che non faccia ricadere nel lavoro routinario, ma che renda invece l’assistenza ad ogni persona unica!

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