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giovedì, Marzo 28, 2024
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Corso di Laurea in Infermieristica? Ben venga il 4° anno.

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Le problematiche sulla formazione poste dalla professoressa Alvisa Palese alla IX Conferenza Nazionale delle Politiche della Professione Infermieristica nel 2017 a Bologna e poi riprese qualche settimana fa alla X edizione dello stesso evento dalla professoressa Luisa Saiani, non possono che trovare d’accordo chi si occupa di formazione. Ricordo che le stesse problematiche le avevo poste all’inizio del mio mandato di Presidente di Collegio IPASVI di Fermo nel 2012 in qualche consiglio Nazionale.

Problema numero uno, conciliare la autonomie delle università con la necessità di formare un unico Infermiere italiano. I piani di studi degli studenti di Infermieristica prevedono 180 CFU di cui 60 sono di tirocinio, 54 gestiti autonomamente dalle Università e solo 66 sicuramente di formazione teorica comune. Senza che ci sia un esame di stato comune che indichi la meta-obiettivi che tutti debbono raggiungere, non si rischia di formare infermieri diversi da una Università all’altra? Rischio molto reale, come dice la Prof.ssa Palese, che può trovare verifica nei concorsi, dove in alcuni non riesci a trovare alcuno studente di alcune Università ed in altre invece li trovi tutti. Ma non bisogna arrivare ai concorsi per verificarlo, basta vedere i piani di studio degli studenti che per motivi familiari o personali si trasferiscono da una Università all’altra. Non c’è alcuna uniformità di piani di studi, tanto che spesso gli studenti perdono un anno nel tentativo di recuperare moduli didattici che magari nella nuova sede venivano svolto nell’anno precedente. Non credo che in questo modo si stia facendo un buon servizio agli studenti! Per non parlare poi del significato che assume la “bocciatura” all’esame finale di tirocinio di ogni anno di corso. In alcune Università bisogna ripetere tutto il tirocinio l’anno successivo, in altre Università ciò non è necessario e si può proseguire il corso di laurea senza problemi. Non credo che questo significhi pari opportunità formative per tutti gli studenti italiani!

Problema numero due, i piani di studio. La programmazione di questi è talmente fitta che gli studenti non hanno tempo di studiare; si arriva agli esami il giorno dopo aver finito le lezioni e dopo magari 3 mesi di lezioni mattina e pomeriggio con tanto di laboratori nel mezzo. Quando possono aver studiato gli studenti? solo nel periodo delle vacanze natalizie, visto che quelle pasquali non esistono più! Oppure dopo il tirocinio tornando a casa alle 4 di pomeriggio e dopo che si sono alzati la mattina alle 5! Ritengo importante ritrovare il tempo-studio perché permette la riflessione di ciò che si è appreso. Stiamo “nutrendo” con informazioni gli studenti come si nutre un paziente con un sondino nasogastrico o una PEG: senza sentire il gusto, il piacere di ciò di ciò che si è appreso. Gli esami diventano una “stecca” da spuntare e i CFU si trasformano in obiettivi-borsa di studio. Tutte queste difficoltà sono ampiamente dimostrate dai dati AlmaLaurea: gli studenti di infermieristica “ci mettono 3,8 anni per conquistare il titolo triennale”. Ciò significa che comunque lo studente deve pagare le tasse per quattro anni! Perché allora non diluire la formazione degli infermieri in quattro anni dando allo studio il tempo che merita e magari non incominciamo ad introdurre queste benedette competenze avanzate anche nel corso base? Ma poi, guardiamoci intorno, altri in Europa già lo fanno.

Ultimo problema posto dalla Prof.ssa Palese su cui mi soffermo, rapporto formazione/bisogni società. Sarà ora di prendere atto che finalmente è partita la riorganizzazione sanitaria del nostro paese. I posti letto per acuti si stanno riducendo drasticamente ovunque e sta aumentando la residenzialità. Sarà il caso di approfondire l’assistenza territoriale che richiederà sempre più risorse, competenze e soprattutto autonomia per l’infermiere, visto che stanno diventando a completa gestione infermieristica? Sarà il caso di ridurre il numero dei master in area critica ed aumentare quelli relativi all’assistenza domiciliare e residenzialità? Questo sarà sicuramente il futuro; sempre meno infermieri in ospedale, sempre più infermieri sul territorio, sempre meno acuzie, sempre più post-acuzie o cure intermedie che dir si voglia e sempre più autonomia professionale dell’infermiere. E qui mi riallaccio al discorso della Palese: anche i nostri tirocini devono cambiare verso una “Clinical Decision Making”; i nostri studenti devono essere formati a prendere decisioni cliniche. Lo dovranno fare sempre di più, con buona pace degli ordini medici che ancora stanno, fuori tempo storico, sulle barricate. In meno di 10 anni oltre il 60% di loro sarà sostituito!

#NOICISAREMOSEMPRE!

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