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Disagio Psicologico nel paziente con Lesioni Cutanee. Ruolo e responsabilità dell’Infermiere.

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Il Disagio Psicologico nel paziente con Lesioni Cutanee. Il Wound Care del nuovo millennio, tra ruoli e responsabilità dell’Infermiere.

Nel Wound Care, la gestione del singolo paziente è di massima importanza e pertanto il suo percorso di cura deve essere monitorato, valutato e riesaminato in ogni fase per ottenere ottimi risultati.

La gestione di una qualsiasi ferita è basata da un accertamento accurato ed olistico del paziente. indagare sul benessere psicologico del paziente è utile in quanto permette agli infermieri di wound care di rilevare eventuali aspetti che possono condizionare il processo di guarigione ritardandolo. Fondamentale nella gestione della lesione del paziente è la qualità di vita dello stesso.

I sociologi e gli psicologi contemporanei sostengono che la qualità di vita dipenda dalle aspirazioni o dalle aspettative degli individui e da come esse siano soddisfatte (Anderson KL, et al., 1999).

Inoltre la qualità di vita è dinamica e in continua evoluzione, sottoposta a revisioni da parte del soggetto, modificata dagli sviluppi che si verificano nel corso della vita (Hendry F, 2004).

Un altro aspetto fondamentale che influisce molto sul benessere psicologico del paziente con lesioni è il dolore. Si parla di un soggetto che lamenta dolore cronico provocato dalle lesioni, e le conseguenze e restrizioni che questo apporta su tutta la sfera psicosociale della sua vita.

Per cui si evince il fatto che questo soggetto non parlerà di una buona qualità della propria vita. Il dolore come principale problema provocato da queste ulcere è un dolore che impedisce al paziente di condurre la stessa vita che conduceva precedentemente.

I pazienti portatori di lesione da pressione possono manifestare dolore nella sede della lesione così come durante la medicazione. Il dolore è causato dai recettori presenti nelle strutture sottostanti l’epidermide. Risulta quindi fondamentale controllare ed alleviare il dolore usando presidi adeguati, e collaborare con gli esperti delle cure palliative.

Il dolore non trattato influenza negativamente la guarigione delle ferite e ha un impatto negativo sulla qualità della vita. Le modifiche sullo stile di vita riguardano principalmente la qualità del sonno, l’odore fastidioso e sgradevole dell’essudato che provoca imbarazzo nello stare vicino alle persone che lo circondano, l’impossibilità di effettuare una completa igiene per via delle medicazioni Tutte queste condizioni incrementano il rischio di decadimento generale della sfera psicologica e sociale del paziente. Un’analisi di tutta la sfera psicosociale del soggetto (e non solo della lesione) può dare un aiuto in più all’infermiere wound care per mettere in atto interventi adatti a prevenire i rischi che ne possono derivare.

Il Journal of Vascular Surgery definisce la qualità di vita come un concetto ampio, multidimensionale, e soggettivo che ricopre un numero di dimensioni comunemente descritte dai pazienti. Infatti, nei pazienti con ulcere alle gambe la loro condizione molto spesso può essere cronica, dolorosa, e debilitante. Il dolore viene definita come “Esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno”, questa la definizione del dolore secondo la IASP (International association for the study of pain, 1986), e la OMS (organizzazione mondiale della sanità). Il dolore, o sofferenza, è un sintomo soggettivo che viene riscontrato come principale conseguenza nelle lesioni trofiche.

Secondo uno studio condotto da Ebbeskog B et al. (2001), le persone anziane arrivano al punto di vivere la propria vita subordinata alla ferita arrivando alla disperazione fino a fare assumere alla lesione il controllo di tutta la loro vita.

Ovviamente il dolore non è circoscritto solo a livello fisico ma anche al livello mentale, impedendo al paziente di mantenere la concentrazione necessaria per effettuare tutte le attività. Il dolore cronico è un dolore che opprime il paziente, secondo lo studio di Goncalves ML et al. (2004), e compromette diversi ambiti della vita come il sonno, l’autostima, l’attività fisica, il tempo libero e il lavoro.

A causa del dolore provocato dalle lesioni, il sonno del paziente è compromesso e tendenzialmente è costretto a svegliarsi da uno a cinque volte durante la notte a causa del dolore (Secondo uno studio di Upton D. and Andrews A. 2013).

Non riescono a riposare per via dell’ansia e della paura del dolore nel poggiare per sbaglio la ferita al materasso. Secondo l’articolo di Herber OR. il dolore legato all’ulcera si manifesta spesse volte anche durante la notte portando il paziente a svegliarsi e creando così uno stato di benessere negativo. In uno studio viene riportata una relazione tra l’insonnia, il dolore e il pensare all’ulcera.

Ciò deriva dal fatto che più si sente dolore, più si tende a pensare di più all’ulcera e quindi ad avere insonnia; essa è una delle principali fonti di preoccupazioni e di stanchezza; riscontrato soprattutto nelle donne piuttosto che negli uomini. Un altro elemento che può influire sulla sfera psicologica del paziente è l’ essudato.

L’essudato è un liquido prodotto dal corpo in seguito ad infiammazione e si differenzia dal “trasudato” poiché quest’ultimo è uno stravaso di liquidi non provocato da infiammazione.

L’essudato, quando si è in presenza di ulcere, è uno dei segni caratteristici che funge da indicatore per il tipo di medicazione da utilizzare. È formato da acqua, elettroliti, sostanze nutritive, leucociti, enzimi proteolitici e mediatori dell’infiammazione. La sua raccolta provoca uno dei tipici segni dell’infiammazione, ovvero, il gonfiore. Questo liquido sostanzialmente è del tutto fisiologico poiché al momento della guarigione viene riassorbito normalmente dai vasi linfatici e dunque il suo riassorbimento è sinonimo di guarigione.

Esistono diversi tipi di essudato:

  • purulento: costituito da batteri e leucociti, tipico delle ferite infette, di colore giallognolo o verdastro (tipico dello pseudomonas aeruginosa);
  • sieroso: povero di proteine e presente in processi infiammatori più lievi;
  • sieroematico: acquoso con presenza di globuli rossi;
  • ematico: presente nelle ferite appena deterse, tipico della fase di granulazione che indica il processo attivo di angiogenesi;
  • maleodorante: anch’esso tipico della lesione infetta, ma anche dell’utilizzo di medicazioni a base di idrocolloidi e idrogel.

L’essudato provoca un senso di disagio al paziente che, per paura che chi lo circonda possa accorgersi di questo odore sgradevole, porta infatti all’isolamento sociale.

L’impatto scaturito dalla patologia non si esaurisce nella sola lesione ma riguarda molti altri aspetti della vita del paziente.

Ruolo e responsabilità dell’Infermiere.

L’infermiere ha molti compiti e responsabilità, e una di queste è appunto quella di procurare i mezzi adeguati per prendersi cura in maniera completa e costante del paziente, in maniera tale da non farlo sentire abbandonato anche in quelle condizioni in cui decide di isolarsi, perché è proprio in quel momento che l’assistenza deve essere maggiore.

Vi è oggi un ampio consenso su alcuni aspetti fondamentali che ogni strumento volto a quantificarla deve necessariamente considerare: funzionamento e benessere fisico; funzionamento e benessere psicologico (principalmente aspetti emotivi e cognitivi); funzionamento e benessere sociale; sintomi fisici (sia quelli relativi alla specifica patologia sia quelli derivati dai possibili trattamenti per quella patologia.

Il prurito e la qualità di vita del paziente.

Anche il prurito può influire sulla qualità di vita del paziente.

Nella revisione di Upton D. il prurito è definito come: un’irritante sensazione cutanea che produce il desiderio di grattare; che può essere di breve durata e quindi acuto e durare da alcuni secondi a una settimana o diventare cronico quando persiste per più di sei settimane. Il prurito nelle ulcere non è solo un problema fisico, ma anche psicologico.

Lo studio di Heinen MM. e di Green J. ha riportato tra le altre motivazioni la paura di cadere e di ferire la gamba, il bisogno di sedersi e riposare l’arto dopo un certo tempo; mentre un altro studio di Green J. riporta anche le restrizioni date dalle medicazioni; viene infatti riportato che molti pazienti a causa di ciò erano costretti a stare a casa, oltre che inabili al lavoro e a socializzare, cadendo così nella rassegnazione e nella perdita di fiducia verso la guarigione.

Secondo Ebbeskog B. molti pazienti quindi evitano le passeggiate all’esterno, limitando cosi gli incontri con altre persone, per non sottoporre chi è loro vicino ai problemi legati all’ulcera e alle medicazioni; arrivando così anche a cancellare i viaggi che erano stati prenotati da tempo e ridurre le relazioni agli amici più vicini; a evitare di svolgere attività fisica perché pensano che ciò porti allo sviluppo di nuove ulcere e alla restrizione dal punto di vista lavorativo e domestico, infatti i normali lavori domestici, la preparazione dei pasti, il salire e lo scendere le scale risultano di difficile svolgimento per molti dei pazienti; tanto che per le donne lasciar svolgere le normali faccende domestiche al partner provoca in loro un forte senso di colpa.

Maddox, Green J. e Heinen MM. riportano che l’esclusione dalla rete sociale è data soprattutto da sintomi fisici come l’odore, l’essudato , oltre che dal dolore, e l’impatto psicologico dato dalle ferite antiestetiche, che spesso compromettono la mobilità, e l’incapacità di mantenere un adeguato igiene personale, portando così ad imbarazzo e conseguente isolamento sociale come riportato da Parker K.

Stando sempre a quanto riportato da Herber OR., sentimenti di rabbia e frustrazione sono provati soprattutto dagli uomini, i quali, fonte di reddito per la famiglia, a causa della loro ulcera devono rimanere fermi a casa e non recarsi al lavoro.

Si riporta inoltre che molti dei pazienti con ulcere vascolari croniche soffrono di depressione, tanto che per evitare di farla notare, durante le visite ambulatoriali si mostrano ai loro parenti o accompagnatori allegri e solari, mentre quando si trovano in solitudine piangono.

Da ciò si evince che l’ uomo è un’ entità bio-psico-sociale, che ogni condizione di salute o di malattia sia la conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali (Engels, 1977, 1980; Scwartz, 1982).

La natura specifica del nursing consiste nell’assumere come problema centrale della sfera professionale non tanto il “fenomeno malattia”, quanto le sue conseguenze di tipo fisiologico, psicologico e sociale, quelle che influiscono sul vivere quotidiano e sull’autonomia della persona malata che viene presa in considerazione nel suo “tutto”, secondo una prospettiva olistica.

Florence Nightingale infatti vede la persona con un ottica globale, di unità tra la componente biologica, mentale e spirituale, non solo, ma le considera in connessione vitale e reciproca.

Pertanto, l ’infermiere Wound Care deve essere in grado di comprendere i bisogni dell’uomo ammalato, le sue motivazioni, le sue frustrazioni, i conflitti, le paure, le ansie, e deve possedere le conoscenze e le tecniche sul modo di rapportarsi ad esso, in una relazione che soddisfi i suoi bisogni, allevi le paure e le ansie,e faciliti così il processo di guarigione.

Bibliografia.

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Dott.ssa Apollonia De Vita - Dott.ssa Monica Cardellicchio
Dott.ssa Apollonia De Vita - Dott.ssa Monica Cardellicchiohttp://www.assocarenews.it
Apollonia e Monica sono due Infermiere pugliesi esperte in Wound Care e con la passione per la lettura, la scrittura e la ricerca.
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