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Infermieri e Pazienti fragili: malnutrizione e approccio a 360°.

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Come gestire correttamente la nutrizione nell’Anziano polipatologico? Infermieri e approccio a 360°.

La malnutrizione rappresenta una possibile realtà nelle persone anziane. Essa non comporta soltanto effetti negativi sul peso della persona: l’andamento clinico e la stessa vita del paziente sono strettamente influenzati dallo stato nutrizionale. Gli interventi sanitari di natura diagnostica e terapeutica, nonché la migliore qualità dell’assistenza, hanno condotto ad un aumento dell’aspettativa di vita.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un mutamento demografico della popolazione che ha determinato un forte impatto su tutti i sistemi sanitari dei paesi industrializzati (si prevede che nel 2051 l’11% di popolazione anziana malnutrita). Questo processo di invecchiamento della popolazione ha dato vita ad una nuova classe, quella dell’Anziano fragile o Frail Elderly, con costante aumento delle patologie croniche e delle condizioni di non autosufficienza.

La definizione “frail elderly” è riferita a persone di età superiore ai 75 anni, in cui si verifica un processo di decadimento con relativa incapacità di autoriparazione ed incremento della suscettibilità alle malattie.

Parlando di fragilità intendiamo: sindrome biologica caratterizzata da ridotta riserva funzionale e resistenza agli stress, provocata dal declino delle funzioni di più apparati e sistemi.

Nel paziente geriatrico, per un corretto approccio, risulta fondamentale inquadrare una serie di specificità quali:

  • Demenza
  • Malattie cerebrovascolari acute
  • Malattie neurologiche croniche progressive
  • Patologie croniche

La presenza di queste può in modo repentino, portare il paziente a conseguenze devastanti come la malnutrizione, strettamente legata all’insorgenza di lesioni da pressione, con aumento delle morbilità e mortalità. [(SIGG: la perdita di peso e il sottopeso nell’anziano sono associati a fragilità e accelerati tassi di frequenza di morbilità e mortalità) Roberts et All 2005].

Indicativamente per un anziano istituzionalizzato in Struttura o Centro residenziale e/o protetto (RSA-RP-RSD…), il fabbisogno nutrizionale è differente da un adulto sano (Proteine: 1‐ 1,2 g/kg/die Calorie: 20‐ 30/kg/die Acqua: 20‐25 mg/kg/die Fibre: 20 ‐30 g / die).

Gli anziani sono una fascia di popolazione ad alto rischio di malnutrizione, dati molto variabili sulla prevalenza:

  • anziani autosufficienti: 5 ‐ 10 %
  • anziani ospedalizzati: 35 ‐ 65 %
  • anziani istituzionalizzati: 30 – 50 %
  • nella popolazione più “giovane” (< 75 anni) prevalenza di malnutrizione più bassa.

Cos’è la Malnutrizione?

La Malnutrizione è uno squilibrio tra la quantità di cibo e nutrienti necessari all’organismo e la quantità effettivamente assunta. Questo squilibrio è più frequentemente associato a scarso nutrimento, ma può anche essere dovuto ad un eccessivo apporto nutrizionale.

L’Eccesso Cronico può portare ad obesità e a sindrome metabolica, un gruppo di fattori di rischio caratterizzato da obesità addominale, diminuita capacità di metabolizzare il glucosio (insulino resistenza), dislipidemia (alterazione dei livelli dei lipidi), e ipertensione. Le persone affette da sindrome metabolica sono a maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari.

La Scarsa Nutrizione è dovuta alla carenza di uno o più nutrienti essenziali necessari per il corretto sviluppo e funzionamento dell’organismo. Ciò può essere dovuto ad apporto insufficiente, aumento delle perdite, aumento della richiesta o alla presenza di patologie/condizioni cliniche caratterizzate da una ridotta capacità di assorbimento dei nutrienti.

La Malnutrizione comporta un aumento esponenziale di:

  • MORTALITÀ
  • MORBILITÀ
  • ALTERATA CICATRIZZAZIONE
  • IMMUNOCOMPROMISSIONE
  • ALTERATA QUALITÀ VITA

Quando si parla di Malnutrizione nell’anziano?

Quando vi è uno stato di squilibrio, a livello cellulare, fra il rifornimento di nutrienti e di energia − troppo scarso o eccessivo − e il fabbisogno del corpo per assicurare il mantenimento, le funzioni, la crescita e la riproduzione (OMS), siamo in presenza di malnutrizione quando vi sono:

  • Diminuito introito di nutrienti.
  • Aumento del fabbisogno di nutrienti.
  • Aumento perdite nutrienti.
  • Alterazioni del metabolismo.

L’insieme di questi fattori portano a:

  • Deplezione riserve tissutali.
  • Alterazioni funzionali e/o microstrutturali.
  • Alterazioni strutturali macroscopiche.
  • Segni e sintomi clinici.

Le conseguenze più frequenti di questa cascata di alterazioni metaboliche possono essere primarie, ad esempio: diminuzione nella guarigione delle ferite, diminuzione della funzionalità intestinale e renale, patologie respiratorie, una diminuita risposta immunitaria e l’elevato rischio di infezioni. O secondarie ad esempio: aumentata morbilità, aumento delle degenze e dell’utilizzo (in alcuni casi inappropriato) di farmaci, aumento del periodo di degenza , peggioramento della qualità della vita e aumento dei decessi, senza dimenticare il notevole impatto sulle spese del SSN.

ANZIANO FRAGILE + MALNUTRIZIONE

comporta

PERDITA DI AUTONOMIA – COMPARSA DI LESIONI DA PRESSIONE – PEGGIORAMENTO DELLE PATOLOGIE CRONICHE E DELLA QUALITÀ DI VITA.

La valutazione nutrizionale ha lo scopo di identificare le conseguenze metaboliche di uno stato non fisiologico come il digiuno o l’insufficiente apporto di nutrienti, cui si associa lo sviluppo della malnutrizione, che a sua volta può associarsi ad una patologia di base. Per la valutazione nutrizionale e l’identificazione delle conseguenze metaboliche della malnutrizione si utilizzano dati anamnestici, valutazioni cliniche, misure antropometriche, e parametri biochimici. Un’anamnesi fisiologica e patologica approfondita ed un esame obiettivo accurato sono indispensabili per una corretta valutazione nutrizionale. Il principale parametro utilizzato per valutare l’entità della malnutrizione è la perdita di peso corporeo. L’entità del calo ponderale in grado di condizionare un peggioramento dell’evoluzione clinica varia in letteratura; tuttavia in molti studi si accetta come significativo un calo ponderale involontario negli ultimi 6 mesi > 10% rispetto al peso abituale, o maggiore del 5% in un mese. In assenza del peso abituale può essere considerato indicativo di malnutrizione un peso corporeo inferiore del 20% rispetto al peso ideale. Nonostante la sua semplicità ed economicità, tuttavia, tale strumento è ancora ampiamente negletto. La mancata registrazione del peso del paziente al momento del ricovero rimane sorprendentemente, ancora oggi, una rilevante concausa della MPC in ambito ospedaliero, confermando l’assoluta necessità di aumentare il grado di sensibilità nei confronti della MPC tra il personale sanitario medico e paramedico.

(Linee guida SINPE per la Nutrizione Artificiale Ospedaliera 2002 ).

L’approccio sinergico e multidisciplinare diventa fondamentale per scongiurare l’evento attraverso raccogliendo correttamente i dati anamnestici e periodicamente attraverso un’accurata valutazione clinica, l’anamnesi alimentare, la composizione corporea, test funzionali e screening nutrizionali (MUST-NRS-MNA) e parametri biumorali (esami ematochimici mirati), se parliamo di RSA ad esempio negli incontri periodici di struttura (UVM o UVGM).

Spesso si utilizzano come supporto nutrizionale integratori, che risultano in alcuni casi di difficile gestione nelle malattie epatiche e/o renali e negli ultimi anni sono risultati efficaci gli alimenti ai fini medici speciali, ancora poco conosciuti ma con gli studi e la bibliografia presente nei settori specializzati evidenziano ottimi risultati nella compliance del paziente anziano fragile.

Bibliografia:

https://www.sigg.it/assets/congressi/61-congresso-nazionale-sigg/slide/102_Gazzillo.pdf

https://www.associazione-animo.it/phocadownload/2013/marzo/giornata_formativa_liguria/pdf_23032013_3.pdf

http://www.gruppofides.it/wp-content/uploads/2015/01/09-Dr.-Sukkar-slide-alimentazione-la-gestione-nutrizionale-dellanziano-fragile.pdf

Linee Guida SINPE 2002.

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