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venerdì, Marzo 29, 2024
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Susanna, Infermiera: mobbizzata perché ho la Sclerosi Multipla!

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Sclerosi Multipla, malattia rara terribile: lo sa bene un’infermiera, mobbizzata a causa della malattia!

Abbiamo ricevuto ieri sera una lunga missiva dalla collega Susanna (nome fittizio), 29 anni, Infermiera in una struttura ospedaliera pubblica del Padovano. La nostra interlocutrice ci ha incuriosito per il tono della sua mail e per quanto ci ha raccontato.

“Sono ammalata da due anni di Sclerosi Multipla, ma sono ancora perfettamente sana e in forma. Ho avuto un periodo bruttissimo prima e dopo la diagnosi, tuttavia ho capito curandomi posso avere una vita normale e lavorare senza problemi come Infermiera. Peccato che in reparto mi stiano mobilizzando perché mi reputano diversa e ammalata”. Ha esordito così Susanna, che sulla soglia dei 30 anni si è vista diagnosticare una patologia che molti pensano invalidante, ma che se gestita bene con la terapia interfonica oggi in commercio può essere tenuta tranquillamente sotto controllo.

Dopo aver letto la sua storia, fatta di tanto studio ed abnegazione al lavoro, ci siamo sentiti in dovere di capire di più e le abbiamo posto alcune domande.

Carissima Susanna il tuo racconto ci ha messo i brividi e vista la naturalità con cui l’hai scritto riteniamo che non debba essere diffuso perché potrebbe ledere l’immagine di chi oggi ti ostacola, ma anche la tua. Per questo prova a raccontarcela sotto un’altra forma…

Allora vi spiego. Sono stata assunta nell’Azienda Sanitaria di Padova con contratto a tempo indeterminato qualche anno fa. Ho fatto fatica ad inserirmi nell’ambiente di lavoro perché provengo dal profondo Sud d’Italia e qui il razzismo lo vivi sulla pelle tutti i giorni. Con tanta pazienza mi sono fatta strada e tra mille difficoltà sono riuscita a farmi apprezzare per il lavoro che svolto, per i miei studi e per la mia tremenda voglia di ridere e di scherzare. Anche se qui l’amicizia non è come nel Meridione, i rapporti sono molto superficiali. Però non è cattiva gente e alla fine con loro mi trovo bene. Da quando hanno saputa che sono ammalata, però, è improvvisamente tutto cambiato.

Cosa è cambiato?

Mi trattano come un’appestata, perché pensano che posso trasmettere loro la mia “infezione”.

Infezione? Ma la Sclerosi Multipla non si può trasmettere…

Infatti, ma qui a Padova ci sono infermieri diplomatisi con corsi di 1 o 2 anni, non vengono dal mondo universitario e spesso fanno le stesse cose da decine di anni, senza mai chiedersi il perché e soprattutto senza valutare se il loro agire si basi o meno su evidenze scientifiche. “Qui si è sempre fatto così e così facciamo”, è la frase che mi ripetono in continuazione. Per cui sperare che capiscano cosa sia una Sclerosi Multipla è piuttosto difficile. Di contro ho tanti amici che provengono dal mondo universitario che conoscono la patologia e sanno che posso lavorare tranquillamente, senza “infettare” nessuno.

Quando ti è stata diagnosticata e che cura fai per la Sclerosi?

La patologia mi è stata diagnosticata un paio di anni fa quasi per caso. Ero caduta e avevo battuto un fianco, sentivo una sensazione strana, un calore che mi prendeva un intero emulato. Mi toccavo la pelle e sentivo bruciare le carni. So che non era vera, ma era così. Sono corda al Pronto Soccorso e dopo una serie infinita di indagini la sera stessa mi è stata prospettata la patologia, poi ufficializzata dopo un mese a termine di una apposita risonanza magnetica di controllo ed esami specifici. Ora seguo un protocollo nazionale previsto in questi casi: somministrazione di interferone intramuscolo ogni due giorni e farmaci analgesici blandi quali la Tachipirina. Tutto qui. Attacchi come la prima volta non ne ho più avuti e dai controlli periodici non è emerso nulla di nuovo.

Cosa è cambiato da allora nella tua vita e sul lavoro?

Accettare la patologia è stata difficile, iniziare le cure ancora di più. Dal momento che ho cominciato, comunque, non ho mai più smesso. Io mi sento bene, ogni tanto ho un po’ di febbricola dovuta all’interferone. Ho dolori muscolari, ma passano subito e lavorare mi aiuta tanto a dimenticare. Non ci penso se sto in reparto, però non voglio essere trattata come l’ultima dei reietti.

Ne hai parlato con il tuo coordinatore infermieristico?

E’ una coordinatrice. Si ne ho parlato e più volte, ma lei è la prima a mobbizzarmi chiedendomi di fare turni impossibili distante da quelli di alcuni colleghi che con me non vogliono lavorare. E’ ridicolo, io sto bene, non ho alcuna limitazione fisica o psichica. Eppure mi limitano in tutto e sono costretto a lavorare sempre con le stesse persone, perché altre non mi vogliono. Ecco perché ho deciso di scrivervi e di rendere pubblica la mia storia.

Grazie Susanna, provvederemo ad inoltrare la tua lettera di ieri alla tua Direzione Infermieristica e chiederemo lumi su quanto accade nel tuo reparto. Nel frattempo continua a seguirci e soprattutto continua impassibile a lavorare!

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