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Infermieri sposano Codice Lilla in PS per i Disturbi Alimentari

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Infermieri sposano Codice Lilla in PS per i Disturbi Alimentari.

Per un percorso clinico-assistenziale completo ed efficace le raccomandazione per un “Codice lilla” appena emanate dal ministero della Salute sottolineano l’importanza del lavoro in team e l’indispensabilità nel triage di personale infermieristico la cui esperienza e specifico training consentano la raccolta dati, l’identificazione dei bisogni di salute della persona grazie al possesso di capacità relazionali e comunicative necessarie all’ascolto.

Nasce il codice Lilla nei Pronto Soccorso, anche grazie al lavoro degli infermieri. I pazienti ammessi ai dipartimenti di emergenza tra 14 e 20 anni hanno evidenziato tramite questionario validato una prevalenza del 16% di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione associati a basso peso, il 19,3% a sovrappeso e l’11.5% a obesità.

Per questo al momento dell’accoglienza vanno raccolti dati sul percorso terapeutico già eventualmente intrapreso, con particolare riferimento a figure sanitarie che conoscono il paziente e possono essere un’importante fonte di informazioni e approfondimenti.

E per un percorso clinico-assistenziale completo ed efficace le raccomandazione per un “codice lilla”  appena emanate dal ministero della Salute sottolineano l’importanza del lavoro in team tra le diverse figure professionali e l’indispensabilità, nel processo di triage, della presenza di personale infermieristico adeguatamente formato, la cui esperienza e specifico training consentano non solo la raccolta dei dati e l’identificazione dei bisogni di salute della persona, ma anche il possesso di capacità relazionali e comunicative necessarie all’ascolto, al sostegno emotivo e alla costruzione di un rapporto di fiducia reciproca, al fine di far sentire davvero paziente e familiari in una situazione di collaborazione ed appoggio.

Non tuti saano che l’idea di un Codice Lilla nasce dal lavoro di due colleghe di Grosseto, Simona Corridori e Mariella Falsini, rispettavimente Socia fondatrice e Presidente di un’Associazione, Perle ONLUS, che si occupa proprio di distrubi alimentari.

Dice la Collega Corridori che ha centrato la sua tesi di Laurea Magistrale nel 2016 proprio sull’idea di un codice Lilla: “Mi sono resa conto quanto l’ offerta di prestazioni di cura e assistenza fosse inappropriata e insufficiente e quanto gli operatori sanitari, me compresa, non fossero preparati e formati. Così mi sono domandata nel corso dei miei studi di laurea magistrale in scienze infermieristiche come poter sensibilizzare gli operatori sanitari per prendersi carico di persone affette da questa patologia. Dall’ ascolto dei racconti di chi ne ha sofferto e ne soffre emergeva spesso che per volontà propria o per costrizione dei familiari preoccupati per il loro stato di salute avessero effettuato almeno un accesso al pronto soccorso . In queste occasioni il personale sanitario era solito focalizzare l’ attenzione alla cura dei sintomi organici acuti presenti tralasciando il sommerso di una patologia più profonda. Le persone venivano rimandate a casa senza una diagnosi precisa e addirittura con banali esortazioni ‘incomincia a mangiare’, ‘smetti di vomitare’, peggiorando così l’ aspetto egosintonico della malattia e rafforzando il senso di colpa del proprio malessere”.

Da qui nasce l’intuizione di:

  • capire effettivamente la conoscenza e formazione al Ps degli operatori sanitari nei confronti di questa problematica.
  • istituire un percorso terapeutico ad hoc che permetta di ingaggiare il paziente in quello specifico contesto.

Secondo il ministero – che ha pubblicato anche una guida per la famiglia in questo senso – è consigliabile, quando possibile, ascoltare le informazioni fornite dai parenti {o altri eventuali accompagnatori), siha a nei minori, ma anche nei maggiorenni quanto vi sia una scarsa collaborazione da parte del paziente {secondo e compatibilmente alla normativa sulla tutela della privacy).

Mariella Falsini, Presidente Perle Onlus ricorda che Il 14 marzo 2018 Perle onlus ha organizzato in collaborazione con l’OPI di Grosseto il convegno dallo stesso titolo “ Il codice lilla”. Credendo fermamente che questo potesse rappresentare un grande vantaggio per le persone sofferenti di questa patologia, lo ha presentato, insieme ad altre proposte, il 21 aprile a Roma presso il tavolo tematico n°4 sui D.A. durante la 3° giornata nazionale della salute della donna che si è svolta a Roma su volontà dell’allora ministro della salute Beatrice Lorenzin.

E dopo due anni di duro lavoro oggi il codice lilla diventa un percorso ufficiale per mano del gruppo di esperti del ministero della salute.

Mariella Falsini ci dice che “Ci sarebbe piaciuto vedere un coinvolgimento maggiore di familiari, associazioni ed infermieri. Siamo comunque orgogliosi di aver contribuito a colmare un gap che esisteva da sempre; orgogliosi di aver lavorato su un tema troppo spesso dimenticato ma che provoca morte e disperazione; orgogliosi che il ministero della Salute abbia lavorato sulla nostra ideazione; infine saremmo lieti di essere coinvolti per collaborare al meglio secondo le competenze che ci appartengono”.

LE RACCOMANDAZIONE PER UN “CODICE LILLA”

I CONSIGLI PER I FAMILIARI

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