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Coronavirus. Operatori di Emergenza e Area Critica: combattere stress e burnout.

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L’Assistenza Medica, Infermieristica, tecnica e socio-sanitaria.. Stress e burnout sono dietro l’angolo per gli operatori di Emergenza-Urgenza e Area Critica in generale.

L’evento malattia e l’attuale emergenza Coronavirus, introducono nel fluire della vita professionale una scansione insopportabile; apre un varco al pensiero della morte, fa uscire il corpo dal “silenzio”, lo rende percepibile come ostacolo al mito dell’elisir di lunga vita. Dal momento in cui viene emessa una diagnosi, introducendo interrogativi sugli esiti della malattia, sul decorso, sulla qualità delle terapie, il soggetto colpito vive una situazione di stress, individuale e familiare, cui si affianca uno stress aggiuntivo, spesso maggiore, connesso alle strategie con cui si affronta la malattia.

Supporto necessario per chi vive un “lutto” quotidiano.

La condizione di ricovero ospedaliero comporta un disagio la cui motivazione è connessa alla separazione dal nucleo familiare, alla parziale perdita della privacy, allo stato di dipendenza da operatori e familiari, alla condivisione degli spazi; se a questo si aggiunge la sofferenza fisica e l’impatto che può avere la malattia sul progetto di vita di una persona, si comprende quanto sia indispensabile un supporto psicologico che si occupi del trattamento del disagio.

Il concetto di salute dell’OMS.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la “salute” è definita come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’ assenza di malattia o d’infermità; questo implica un’unità tra la componente fisica e quella psichica della persona.

Negli ultimi anni si è assistito a un’ integrazione tra le discipline mediche e psicologiche, abbandonando il concetto del malato come “oggetto” da curare, a favore di un’ottica multiprofessionale. La scelta di recuperare, come valore, il concetto di “persona malata” implica che nell’approccio al paziente, il bisogno emotivo e psicologico deve avere lo stesso peso delle necessità fisiche-organiche.

L’avvento dello psicologo nelle strutture sanitarie.

In Italia, l’ingresso dello psicologo nella struttura ospedaliera, è un fatto recente, mentre in altri paesi, già da tempo, esistono dipartimenti di psicologia che si occupano oltre che dell’aspetto clinico (diagnosi, counselling e psicoterapia) anche della formazione del personale sanitario.

Le problematiche di cui si occupa la psicologia ospedaliera sono: il miglioramento della qualità di vita dei malati; l’umanizzazione dell’assistenza; la prevenzione e promozione della salute; il supporto e la formazione psicologica degli operatori, specie quelli delle aree “critiche”

Il supporto in Area Critica.

L’area “critica” è un ambito clinico-assistenziale dove afferiscono i pazienti critici, come ad esempio quelli ricoverati nelle terapie intensive o semintensive, quelli impegnati nei programmi di trapianto d’organo e via discorrendo. I malati di questa area per la natura dei loro disturbi tendono ad instaurare relazioni terapeutiche peculiari con gli operatori, all’interno delle quali tendono a riversare dentro tutta la loro sofferenza psicologica. Tale sofferenza, se non trattata, si stabilizza alimentando un disagio psicologico aggiuntivo come ad esempio l’accentuazione dei sintomi attuali o la comparsa di nuovi sintomi funzionali, disturbi del comportamento, conflittualità nel rapporto operatore-paziente.

Lo psicologo a disposizione di Utenti e Professionisti Sanitari.

L’intervento psicologico è mirato a favorire il processo di accettazione, adattamento e la reazione alla patologia favorendo la relazione terapeutica con il personale sanitario, sostenendo il paziente sul piano emotivo. Lo psicologocontribuisce a realizzare un modello di cura che prende in considerazione le esigenze personali ed emotive del pazientee lo renda più partecipe del proprio percorso di cura. La consulenza ai pazientie ai familiarioffre sostegno rispetto ai vissuti legati alla malattia, con l’obiettivo di migliorare i risultati a lungo termine del trattamento e la qualità complessiva del paziente.

Una buona risposta alla malattia riduce il disagio e determina una migliore reazione complessiva dell’organismo rispetto alla malattia e al suo decorso.

Lo psicologo è anche a disposizione dei Professionisti della Saluteper un eventuale conforto/supporto. Sono pochi però gli Infermieri, gli Infermieri Pediatrici, gli Osse i Professionisti sanitariche si rivolgono a tale figura.

Supporto necessario in area critica, peccato che le Aziende ignorino il problema.

Quanto detto evidenzia sicuramente l’importanza della figura dello psicologo all’interno dell’ospedale e soprattutto nei reparti di area critica, luogo da sempre rappresentato come lo spazio della cura del corpo.

Ci si chiede, quindi, come mai non venga garantita la presenza costante di uno psicologo all’interno dei reparti di Area Critica.

Salvatore Callea – Infermiere

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