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Ibernazione e crioconservazione: il futuro passa dal freddo!

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Crioconservazione: il futuro nell'ibernazione?

Ibernare per evolvere!

Ibernazione e crioconservazione: quali segreti e quali tecniche riguardo questa scommessa della medicina e del futuro dell’umanità? Perchè gli addetti ai lavori sono sicuri del successo di questi esperimenti?

Negli ultimi decenni l’uomo ha fatto passi da gigante in ogni campo della scienza e della tecnologia, stiamo sondando l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo nel tentativo di capire l’origine e il destino del nostro universo e grazie alla medicina abbiamo sconfitto molte malattie e prolungato sempre più la durata della vita umana.

Purtroppo, ci sono ancora malattie per le quali la scienza è disarmata, malattie rare o forme tumorali impossibili da contrastare con le tecniche odierne.

E ci sono persone pronte a sfidare anche la morte, si, il nostro fine ultimo, cercando, con lo sviluppo di nuove tecnologie e cure che verranno, perfino di “risorgere”.

La speranza di molti oggi è riposta nella crioconservazione.

La crionica consiste nel conservare il corpo, o parte di esso, di una persona deceduta per malattia o cause naturali, a temperature bassissime, nella speranza che in un prossimo futuro la medicina progredisca a tal punto da poter curare il defunto dalla malattia o dall’invecchiamento stesso che lo hanno portato alla morte, per poi resuscitarlo.

La crionica è una pratica costosa e controversa, la scienza oggi non dispone di tecniche per crioconservare e poi scongelare, senza distruggere un corpo umano.

La tecnica viene spesso adottata per crioconservare tessuti o embrioni ma non si può utilizzare con corpi umani o parti di esso, come il cervello, senza distruggerlo.

Un corpo poi può essere crioconservato solo dopo il decesso, le leggi attuali non consentono di iniziare i preparativi prima.

Avvenuta la morte, per non avere danni eccessivi si deve riattivare il cuore per drenare il sangue dal corpo e sostituirlo con delle sostanze chimiche dette “crioprotettori”.

Queste sostanze impediscono la formazione di cristalli di ghiaccio che danneggerebbero le cellule della persona sottoposta a criostasi.

La temperatura di norma va abbassata molto lentamente, un grado circa ogni ora, fino a portarla a -196 °C.

La tecnica consente di conservare interi corpi o parte di essi, la spesa per conservare un corpo è di circa 200.000 $ mentre per la testa ne bastano 80.000.

Chi dopo il decesso a causa di malattie si sottopone a questa tecnica, lo fa nella speranza che in un futuro non troppo lontano venga curato, e risvegliato.

Quelli che fanno crioconservare la testa o anche solo il cervello sperano che in futuro esistano tecniche di rigenerazione cosi avanzate che consentiranno di ricostruire l’intero corpo.

Questo può sembrare fantascienza, ma a detta di molti, la fantascienza ha ispirato scoperte eccezionali.

Ancora oggi però non abbiamo la minima idea se un giorno sarà possibile ricreare un corpo e innestarci un cervello crioconservato da decenni.

​Un passo importante è stata la vetrificazione dei tessuti biologici, cioè la tecnica che sostituisce il sangue con un cocktail di sostanze antigelo che, sotto ai – 0 °C, rende il liquido iniettato solido come vetro e ne consente la solidificazione senza formazione di cristalli di ghiaccio.

Questa tecnica è oggi utilizzata su campioni di tessuto, su embrioni e cellule uovo nei trattamenti per la fertilità.

Recentemente ha permesso di criopreservare e poi “scongelare” un cervello di coniglio, lasciandolo in perfetto stato (almeno esternamente).

Non è mai stata usata con gli esseri umani, nemmeno per i trapianti e non è possibile affermare che funzioni su un intero corpo.

La crionica si basa su tre ipotesi che, però, ancora oggi non sono state confermate dalla scienza; la memoria, quello che è l’individuo non si degradano quando l’attività del cervello viene interrotta dopo la morte clinica se opportunamente conservate, si sospende solamente l’attività, le tecniche

criogeniche non danneggiano le strutture cerebrali o cellulari del corpo crioconservato, il futuro, si scoprirà come riavviare un cervello crioconservato.

La scienza oggi lavora a un altro processo, cioè mettere in stasi un organismo in vita, l’ibernazione, che consente di rallentare il metabolismo un po’ come fanno gli animali in letargo.

Le speculazioni in questo campo sono numerose e le società che utilizzano la crioconservazione, senza promettere però un risveglio nel futuro, fanno affari d’oro.

Ad oggi quasi 400 persone nel mondo si sono fatte crioconservare, sperando di essere riportate in vita in un futuro prossimo.

Oltre ai “pazienti” già congelati, circa duemila persone hanno stipulato un contratto per essere ibernate dopo la morte.

E se un giorno fosse possibile? Molti scienziati sono scettici sulla possibile realizzazione della pratica ai fini di una futura “resurrezione”, i problemi sono tantissimi e di non semplice soluzione, a partire dall’incertezza circa le attuali tecniche di crioconservazione che non garantiscono nulla ma, ammettendo che un giorno si possa rianimare un corpo ibernato, stiamo parlando di qualcuno che è deceduto prima di essere ibernato quindi era già morto e quel corpo era solo conservato, un po’ come le mummie dell’antico Egitto.

Non sappiamo se sarà possibile “riavviare” un corpo ed un cervello deceduti come se fosse un computer, nel caso fosse possibile non sappiamo se avremo un corpo vivo con dentro un cervello in stato vegetativo o se quel cervello racchiuderà ancora la personalità del deceduto, le sue conoscenze e l’esperienza di una vita di quella persona o se, piuttosto, il decesso non abbia spezzato quel sottile filo che lega il corpo e ciò che lo anima.

In ogni caso, sconfiggere la morte è la massima ambizione di moltissimi esseri umani e siamo certi che non smetteremo di provarci finché non ci riusciremo.

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