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In un’Italia sempre più anziana con un crescente carico di patologie cronico-degenerative, il nuovo Rapporto AGENAS sui dati 2023 sul personale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) lancia un forte monito alle istituzioni per garantire livelli assistenziali uniformi e sostenibili su tutto il territorio nazionale. L’analisi mette in luce criticità profonde nel sistema, in particolare per la professione infermieristica, evidenziando la necessità di politiche efficaci di attrattività, riconoscimento sociale e progressioni di carriera.
Situazione demografica e fabbisogno di personale sanitario.
Il rapporto, curato da UOS Standard e dalla direttrice Lorena Martini, sottolinea un trend crescente in Europa di aumento di medici e infermieri pro capite, ma con una domanda di personale che continua a superare l’offerta. In Italia, il numero di medici è superiore alla media UE (5,3 ogni 1.000 abitanti contro 4,07) ma con un’età media molto alta: quasi il 44% ha più di 55 anni e oltre il 20% supera i 65 anni.
Per gli infermieri, la situazione è più critica: nel 2023 si contavano 277.138 infermieri dipendenti del SSN, con un tasso di copertura insufficiente a 6,86 ogni 1.000 abitanti rispetto a una media europea di 8,26. Inoltre, il rapporto infermieri/medici in Italia è di 1,3 contro 2,1 della media OCSE, segnalando uno squilibrio che penalizza fortemente l’assistenza.
Il problema della “gobba pensionistica” e del calo di attrattività.
Un elemento particolarmente preoccupante riguarda la “gobba pensionistica”: entro il 2035 circa 78.000 infermieri raggiungeranno l’età pensionabile, aggravando un fabbisogno già difficile da soddisfare. La fascia di età più numerosa è quella tra 50 e 54 anni, pressoché a ridosso della pensione.
A complicare il quadro si aggiunge un calo di attrattività dei corsi di laurea in infermieristica: le domande di iscrizione risultano appena in equilibrio con i posti disponibili e le proiezioni fino al 2029 prevedono un numero di nuovi laureati insufficiente a compensare le uscite dal sistema.
Riconoscimento sociale e progressioni di carriera.
Secondo AGENAS, alla base di questa criticità si trova un inadeguato riconoscimento sociale della professione infermieristica, accompagnato da una sproporzione tra complessità e responsabilità del lavoro e compensi e opportunità di crescita. Il rapporto sottolinea inoltre la mancanza di una programmazione mirata per le specializzazioni mediche in sofferenza.
Contesto sovranazionale e impatti futuri.
Il fenomeno non è limitato all’Italia: a livello mondiale l’OMS stima una carenza di circa 5,8 milioni di infermieri nel 2023, con un calo previsto a 4,1 milioni entro il 2030, concentrato però nelle regioni a basso reddito, poiché il personale tende a migrare verso aree con migliori condizioni economiche.
Raccomandazioni.
Per l’AGENAS servono politiche incisive di attrattività, riconoscimento sociale e progressione di carriera per evitare che la carenza di personale infermieristico diventi la prossima grande emergenza sanitaria in Italia. Fondamentale sarà inoltre adottare sistemi di programmazione più efficienti e coinvolgere maggiormente studenti e giovani in fase di orientamento professionale per meglio comprendere le cause del fenomeno.
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