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giovedì, Marzo 28, 2024
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TSRM e Mammografia 3D: i pro e i contro della procedura.

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Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e Mammografia 3D: i pro e i contro della procedura.

Ogni anno solo in Italia vengono diagnosticati circa di 53.500 nuovi casi di tumore al seno; un dato che deve essere letto anche in funzione di una sempre migliore precisione dei moderni mezzi diagnostici, che in termini di aumentata sensibilità (ossia la capacità di identificare i soggetti ammalati) evitano sempre più che la malattia venga misconosciuta; tuttavia l’ansia da “falso negativo” ancora costituisce una spada di Dàmocle per i medici radiologi, su cui grava la effettivamente pesante responsabilità di stabilire di volta in volta se una donna ha il cancro al seno oppure no.

Le donne invece sono assalite da una ansia di altro tipo: quella “da diagnosi”.

Negli ultimi anni una nuova emergente tecnologia si sta sempre più affermando, anche veicolata da questo “trade-off ansioso” tra chi cura e chi deve essere curato.

Sulla scìa di detto indirizzo anche a Superquark (puntata del 22/07 u.s. [1]) è approdato l’ennesimo servizio che decanta le potenzialità della Tomosintesi, il nuovo “fiocco rosa” della diagnostica per immagini, cercando di spiegare al pubblico (soprattutto femminile) le potenzialità innovative della nuova metodica, indicate come una capacità mediamente raddoppiata di identificare i tumori della mammella, anche quando sono ancora molto piccoli, quindi più efficacemente trattabili.

Effettivamente, pur indulgendo su alcuni svarioni spettacolarizzanti di carattere tecnico del servizio (confusione tra tecniche e presentazioni di immagini colorate di risonanza magnetica mammaria), bisogna ammettere che la evoluzione di tutte le apparecchiature della radiologia consentono oggi un livello di precisione e di risparmio dell’agente utilizzato, le radiazioni x, mai prima nemmeno sperato … tuttavia confermare un auspicato trend di utilizzo generalizzato della metodica, su cui già la Food and Drug Administration americana abbia espresso delle perplessità, non terrebbe conto di alcuni aspetti:

– anzitutto non si può affermare che il livello di dose di radiazioni sia lo stesso: perché nella Tomosintesi (che resta a tutti gli effetti una “mini tac” alla mammella) esso può raggiungere ed anche superare di tre volte il corrispondente valore di una immagine convenzionale digitale per lo stesso seno.

– In secondo luogo bisogna stabilire se è effettivamente necessario ricorrere a tale metodo diagnostico: in tal senso la norma di legge sulla radioprotezione, in Italia recepita da diverse direttive Europee (ultimo aggiornamento proprio di questi giorni), fornisce precise indicazioni che rispondono al nome di livelli diagnostici di riferimento (LDR) quale generale principio di ottimizzazione, unitamente alla giustificazione dell’indagine, ove è imperativo non sorvolare che in campo di prevenzione ogni soggetto è virtualmente sano e non virtualmente malato.

– Inoltre il rispetto del c.2 art. 32 Cost. prevede una corretta informativa delle utenti/pazienti, comprensiva della valutazione del rischio radiologico; affinché esse si approccino in modo davvero consapevole alle nuove metodiche, non dimenticando il principio di precauzione della fisica sanitaria noto come ALARA, sigla di “As Low As Reasonably Achievable”: ogni esposizione alle radiazioni deve essere tenuta tanto bassa quanto è ragionevolmente ottenibile.

Quindi motivare che le potenzialità di un metodo ne rendano necessario il suo utilizzo potrebbe risultare, oltreché virtualmente dannoso in assenza di concreta motivazione (eventualmente costituita da un effettivo stato clinico), contrario al principio costituzionale di legittimazione dell’atto medico.

Infine non vanno esclusi da questo discorso le altre tecnologie complementari che altrettanto validamente si affiancano ormai da diversi anni in senologia, quali la risonanza magnetica mammaria e l’Ecografia Mammaria Automatica Volumetrica (EMAV) [2], nota già dal 2015; ma soprattutto il nuovo test ematico per la diagnosi precoce di Cancro (mammario compreso): lo studio [3], sviluppato dai ricercatori dell’Università John Hopkins (Baltimora, Maryland, Stati Uniti), sta raggiungendo l’ambìto risultato del rilevamento del tutto non invasivo di tumori in stadio iniziale (cellulare), che condurrebbe a ben sostanziali modificazioni nel PDTA di screening senologico, ove l’utilizzo delle radiazioni ionizzanti sarebbe ancor più confinato ai soli casi clinici – anche nei primissimi stadi di evoluzione.

Infine una nota davvero «tecnica»: L’esame mammografico viene insistentemente presentato come «un modo semplice» ; «un controllo indolore e che dura pochi minuti»: Dispiace che da certe tematiche vengano lasciati sempre fuori dalla discussione i primi protagonisti : i Tecnici Radiologi (TSRM).

Concludendo, malgrado questo “pushing” sulla Tomosintesi, non è affatto chiuso il dibattito sulle più opportune scelte personalizzate, soprattutto in ambiti tanto specialistici quanto critici come quello oncologico, ove la valutazione dei rischi non deve mai essere sottostimata.

Parafrasando John F. Kennedy: «Più cresce il nostro sapere più evidente ci appare la nostra ignoranza».

Sitografia:

[1] LINK

[2] LINK

[3] LINK

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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