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venerdì, Marzo 29, 2024
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Legge 42/99 e autonomia Professioni Sanitarie: abbiamo risolto tutti i problemi?

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Legge 42/99 e autonomia delle Professioni Sanitarie: abbiamo risolto tutti i problemi?

Il punto vista di un Trsm, che fa l’avvocato del diavolo.

In questi giorni stiamo assistendo a diverse circostanze: quella celebrativa del 20° anniversario dalla emanazione della legge 42/99, norma dal forte significato innovativo, giustamente elevata a simbolo iconico di una evoluzione di tutto un sistema, ma anche quella (nuova “invenzione”) della prima assemblea nazionale congiunta dei 10 Ordini delle professioni sanitarie e sociali

Gli organi di vertice delle organizzazioni professionali hanno organizzato e partecipato (senza però darne preventiva notizia alla base) ad entrambe gli avvenimenti; pure non si può che accogliere positivamente tali composizioni di eventi, ma allo stesso tempo è anche onesto sottolineare che non bisogna, come ripetutamente accaduto in passato, illudersi che i problemi, o il peggio di essi, siano alle nostre spalle, come anche che in tali eventi vi sia il forte rischio di intonacare di buonismo ed eccezzionalismo una parete piuttosto ammalorata.

Partendo dal “manifesto dell’alleanza”, se «è necessaria una riforma che possa restituire fiducia agli operatori sanitari, riconoscendo loro maggiore responsabilità nei processi di gestione e maggiore autonomia nei processi di cura», allora vale la pena interrogarsi sui motivi della propria corresponsabilità (Beux – Mangiacavalli) che vede, solo per fare un esempio più recente, nel mancato concreto contrasto al decreto 10 agosto 2018 sulle RMN, un segno distintivo di mancata azione politica, in mera disarmonia con la pure apprezzabile (ma formale) condivisione e riconoscimento in un «insieme di valori comuni presenti nel documento»; altri argomenti si potrebbero portare avanti nella dimostrazione di tale tesi: proprio a partire dall’errore (mai corretto) nella successiva legge 251/00, ove proprio i concetti di autonomia non sono espressi unitariamente per le (allora) quattro classi professionali, ma destinate in pieno solo alla prima di esse: ossia al solo art. 1 – Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica, destinando alle altre tre classi definizioni solo parziali del medesimo concetto, o, come affermato da S. Proia: «concetti simili vengono espressi nei successivi tre articoli per le altre aree professionali », ciò nonostante il “mandato” ricordato dallo stesso dirigente del Ministero della Salute: «il profilo professionale deve essere definito nella maniera più precisa possibile, per evitare che i profili siano determinati in forma generica con difformi interpretazioni della norma nelle singole aree geografiche o realtà lavorative».

Questo solo per restare in superficie alle problematicità, di cui però si può fare, pur parziale, rapida carrellata: dalla mancata, sempre citando Proia, «definizione di adattamento dei profili professionali alle particolari esigenze organizzative dell’amministrazione e definire i corrispondenti trattamenti economici», alla stentata concretizzazione dei mandati normativi successivi, quali professionista specialista (molto contestato), esperto (o “senior”, secondo la nuova nomenclatura contrattuale), che vede ancora aperto ed aspro lo scontro con le professioni mediche, come nel caso particolare dello specialista Tecnico di Ecocardiografia (Sonographer), che non si è ancora capito se debba, nella esecuzione di esami ecocardiografici, affiancare o affrancare il medico cardiologo, o come nella assai controversa vicenda dei TSRM che vede, nelle alambiccose tortuosità normative discendenti dal d. lgs. 187/00 e collegate linee guida 2015, un esercizio di autarchia medica non esclusiva dei medici radiologi, visto che in generale, proprio i medici non radiologi disdegnano anche l’idea che un proprio giudizio su una richiesta diagnostica sia possibile oggetto di rivalutazione da un loro collega, che a loro giudizio non dispone di una «adeguata preparazione clinica» (da affermazioni di un internista) … il tutto considerando che in altri stati d’Europa (UK) con molti meno medici in circolazione, simili tematiche semplicemente non esistano, vista la effettiva, piena e mai discussa autonomia professionale dei technologists, ove addirittura è già partito il dibattito sulla possibilità di refertazione da parte degli stessi delle immagini di radiologia toracica. Altri conflitti possono essere identificati, ad ulteriore es. , nell’esercizio della professione di TSLB vs biologi, biotecnologi e laboratoristi; ma certamente è la polemica innescata dal nuovo comma 4-bis art. 537 della legge di bilancio 2019, a tenere alto il tono polemico sulle problematicità di una formazione che “sarebbe” essenziale nel confronto delle professioni sanitarie con quelle mediche.

E … cosa dire, proprio all’indomani della emanazione della legge 11 gennaio 2018, n. 3 , ove, stanti le competenze differenziate , che conferiscono ai laureati magistrali delle professioni sanitarie nuove opportunità, così come anche confermato dalla nuova contrattualità art. 16 c. 5 : «rappresenta un elemento di valorizzazione ai fini dell’affidamento degli incarichi di maggiore complessità», non sono state previste le classi A e B all’interno del medesimo ordine professionale, semplificando un percorso che già vede l’ulteriore prolificare della inutile burocrazia, rappresentata dalla nascita di aggiuntive associazioni professionali o di sindacato?

Ciò pur senza contare l’enorme difficoltà che i laureati magistrali incontrano nelle procedure selettive concorsuali (laddove espletate … omissis) che propongono argomenti giammai compresi né all’interno dei programmi ministeriali, né negli insegnamenti effettivamente impartiti ai corsi di laurea magistrale: nessun testo, nessuna direzione, ma temi riguardanti “tout court” la sanità: praticamente l’universo ed i suo reciproco: uno scenario perfetto per consentire troppo agevolmente il successo del deprecabile fenomeno dei “concorsi pilotati”, anche favorito dalla esiguità dei posti a disposizione, segno di una mancata capillarizzazione della pur necessaria figura del dirigente delle professioni sanitarie.

Queste contrapposte fattispecie costituiscono un pur minimale, emblematico quanto eloquente esempio di come il percorso normativo e sociologico della sanità italiana si muova ad uno sghembo (e probabilmente incoerente) passo di gambero; e di come, pure all’interno di doverose celebrazioni ed eventi, siano maggiori e consistenti i motivi di preoccupazione rispetto a quelli di gaudio e compiacimento. 

Non si intendono quindi i motivi di soddisfazione dei vari dirigenti delle organizzazioni nazionali professionali: non si tratta, della contestazione di “modelli” vecchi e nuovi (il clinico vs tecnico – o viceversa – ha fatto ampia ed inutile scuola…), ma della ricerca di una coerenza di funzione al momento languente se non inesistente: i dirigenti apicali delle organizzazioni rappresentative professionali devono anzitutto dimostrare di conoscere un sistema fin dalle sue radici prima di proporre soluzioni, e certamente prima di assegnare targhe onorifiche pagate con risorse non proprie, come anche certamente prima di parlare sui social di «obiettivi raggiunti»; perché altrimenti, inutilmente cercando di mandare nel dimenticatoio episodi certamente fallimentari (vedi polizza assicurativa “obbligatoria”, pure  coram populo osannata al 12° Forum Risk Management 2017 di Firenze, quale ottimo “progetto pilota”), si cade in facilissime ellissi auto celebrative, esclusivamente funzionali all’esclusivo infinitivo esercizio fantapolitico, tradendo sostanzialmente il pur tanto richiamato esercizio rappresentativo, ormai finalizzato al bieco perpetuare di presenze personalistiche nel panorama nazionale, già inflazionato da personalità ormai definitivamente avulse dall’intendimento, oltre che dall’esercizio professionale. 

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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