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La Medicina del Territorio e il ponte sullo stretto. (review)

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In Italia esiste un ponte sullo stretto. È il più bello del mondo perché ancora non è stato costruito; se ne possono quindi periodicamente favoleggiare la stabilità, la grandiosità, l’ingegno progettuale.

Prolusioni di periodica occorrenza concepite apposta per promuovere quel governo o quell’altra forza politica e contemporaneamente distrarci, ad esempio, dai drammi dei crolli del cavalcavia della statale 36 Briantea (ottobre 2016) o del più tristemente noto Morandi di Genova (agosto 2018).

Probabilmente anche solo quei discorsi nel tempo saranno complessivamente costati più soldi di quelli necessari a costruirlo davvero quel fantastico ponte ed i latori degli stessi non si rendono conto di essere probabile concausa politica di quelle tragedie.

Analogamente, speculando su tutto ciò che l’emergenza Covid-19 abbia determinato (ma anche su ciò che con la pandemia nulla abbia a che vedere), si tenta di erigere fantastici ponti sugli “stretti” – reali o presunti – del mondo sanitario, cercando di far dimenticare altre pregresse proprie responsabilità. È la sensazione resa dal recente pezzo sulla Medicina del territorio [1].

Qualche esempio:

Si parla di «modellare i nuovi Ppdta» … pure si schernisce chi proponga, proprio in una pur anelata modalità “bottom up”, modelli informatici “indoor” di giustificazione [2] degli esami radiologici, prevista per legge da vent’anni ma MAI adempiuta. Parallelamente ci si dimentica del famoso DM 10/08/2018 sulle RMN che ha fortemente penalizzato infermieri e TSRM e che MAI, malgrado vivacissimo indotto dibattito, sia stato contrastato da chi di dovere …

Tutti dentro nella «Cattedrale delle professioni sanitarie», anche figure in posizioni critiche, dai controversi ordinamenti (decreto ministeriale istitutivo vs codice deontologico) alle denominazioni di ausiliarietà ed ancillarietà, senza alcun provvedimento sia interno (verso il medesimo ordine) che esterno (verso il governo) mirato alla tutela dei professionisti oltre che quella del rigore professionale: il rischio in agguato è sempre lo stesso: il più drammatico, trasversale esercizio abusivo della professione.

Per quanto all’ «investimento nella formazione universitaria» ed al potenziamento della medesima offerta formativa, visto anche il mero svilimento fino alla inutilità dei titoli di dottore magistrale, come anche del dottore di ricerca [3] ed in ordine al conseguimento di tanto anelate quanto impalpabili “competenze avanzate”, in realtà ancora si brancoli nel buio delle proposte Venete per la c.d. “formazione post-base” di ritorno a scuole professionali regionali tanto care a qualche politico “zero tituli”: come andare dopo le scuole superiori alle medie …

Si prende anche in prestito una ipotizzata «piena funzionalità dei Dipartimenti» … ma non c’è chi anche in altre pagine [4] abbia già significato il fallimento del modello dipartimentale? In ogni caso, a più di vent’anni dalla sua teorizzazione, il modello di «Una federazione di unità operative ed altre compartimentazioni organizzative delle aziende sanitarie o ospedaliere che mantengono la loro autonomia, indipendenza e responsabilità, così come quella di ciascuno dei membri che la costituiscono e che, nel medesimo tempo, riconoscono la loro indipendenza in funzione del raggiungimento di comuni obiettivi, ed adottano codici concordati e consensuali di comportamenti clinico assistenziali, didattici e di ricerca, con accettati e condivisi risvolti operativi, collaborativi, etici, medico legali ed economici» [5] ha collazionato non solo impraticabilità, ma anche irregolari sconvenienze …

Nel merito della «più serrata lotta all’abusivismo professionale» … recenti casi concreti hanno visto un drastico e netto RIFIUTO sia della FNO TSRM PSTRP sia della FNOPI: l’impegno delle stesse, in “adempienza” al mandato del codice deontologico (cfr. art. 6.6 ) è stato derubricato ad una «interposizione» più in chiave amministrativa che di concreta «tutela e conservazione del decoro, della dignità e della indipendenza della professione» : pertanto è legittimo domandarsi con quali strumenti normativi e giuridici e con quali AZIONI CONCRETE si voglia pianificare tale ambizioso obiettivo che, più che un proposito generico, era e resta un obbligo degli ordini!

Addirittura si pensa ad un aggiornamento ed ampliamento dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) … ma … non ci aveva già pensato solo tre anni fa la ex ministro Lorenzin (DPCM 12 gennaio 2017), con un impatto complessivo di ben 771,8 milioni di euro e con tanto di targhe e reciproci kissing hellows al 1° Congresso nazionale della FNO TSRM PSTRP dell’ottobre 2019 ?!? …

Ma è sulla «telemedicina territoriale e domiciliare», sul «lavoro in équipe multi-disciplinari e multiprofessionali, su organizzazioni aperte e flessibili che non siano delimitate da mura fisiche» che cade ogni propaganda: a parte il fatto che un più recente generalizzato “pushing” sulla telemedicina, non tenga affatto conto di una reale differenziabilità delle azioni nell’universo sanitario, è proprio nel merito della tele-radiologia che è inevitabile ricordare ancora le posizioni del Comitato Nazionale di Bioetica della SIRM, tutt’ora invariate dalla seduta plenaria del 21 aprile 2006 e già ricordate in queste pagine [6]; elementi che la dicono lunga su quanto disastrosa sia stata l’attività dell’attuale direttivo FNO TSRM PSTRP, che dopo vent’anni di contrasti anche accesi con la controparte medica non è riuscito a portare a casa il risultato più importante per i TSRM: la giustificazione e l’ottimizzazione degli esami radiologici, elementi normativi senza i quali il TSRM è impedito ad operare nella funzione per cui pure risulti DA SEMPRE abilitato dalla legge: i TSRM sono di fatto, ancora per i prossimi vent’anni, dei professionisti “ammanettati” a vita!

Pertanto, il produrre nuove documentazioni di proponimento, pure appellandosi a giuste riflessioni della Corte dei Conti, ma al netto di pregresse, ma giammai dimenticate situazioni reali che raccontano tutt’altra storia, appare soltanto come una collaudata strategia per adombrare i propri demeriti e tentare di fare comunque sempre bella figura.

La mia massima latina preferita è: «Excusatio non petita, accusatio manifesta» … evidentemente l’affermare «Non un libro dei sogni e neppure una raccolta di richieste scollegate dal contesto» se non è una scusa non richiesta, può essere presa come un tanto tipico quanto improvvido Lapsus Freudiano.

Biblio-Sitografia.

[1]​ link

[2] link

[3] link

[4] link

[5] Bertoni O. – 1998. ​ Atti congresso: “La figura del Tecnico Sanitario di Radiologia Tra Tecnologia, Qualità e Rapporti Umani”. Collegio TSRM Vicenza – Ass. Sanità Regione Veneto ; Vicenza. 03 Ott 1998.

[6] link

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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