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Professioni Sanitarie Unite: tra intolleranza e paccottiglia.

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Fibrillazioni all’interno del gruppo “Professioni Sanitarie Unite”? Ecco un servizio che cerca di far luce tra intolleranza e paccottiglia.

Fa davvero piacere la risonanza creatasi attorno alla attività del gruppo PSU e del progetto di legge di iniziativa popolare su libera professione ed equo compenso per tutti i professionisti della salute [1].

L’iniziativa è stata diffusamente caldeggiata più volte anche su queste pagine [2], malgrado un atteggiamento un po’ critico verso certe azioni e comportamenti intrapresi da alcuni membri del medesimo neoformato gruppo, che muovendosi lungo le strade dei c.d. tanto osannati “gruppi digitali territoriali”, in ogni caso non possono certo presentarsi come i latori di una compiuta e completa espressione democratica unanime o quanto meno maggioritaria.

In effetti già almeno in un’altra occasione erano stati descritti i punti di debolezza della organizzazione recentemente posta in essere, laddove “pochi eletti” (bisognerebbe domandarsi … eletti da chi?) decisero che ad intervenire attivamente in una chat collegata al medesimo movimento dovevano essere soltanto alcuni e non tutti i partecipanti, oppure – significando inesistenti problemi logistici – hanno insistito nel lasciare i contenuti elaborati ed i possibili interventi degli oltre 12.000 aderenti, visibili ai soli stessi componenti del gruppo, quindi restando chiusi nella propria autostima ed autoreferenza (ovvero chiusi nella propria insicurezza ed incostanza), non rendendo possibile anzitutto un utile pluralistico confronto ed inoltre limitando fortemente la divulgazione di contenuti ritenuti così nevralgicamente importanti. [3]

Tanto a premessa, nel merito dell’incontro con diversi parlamentari ed europarlamentari, tenutosi sulla piattaforma “Zoom” il 30 aprile, u.s. , passaggio che comunque doveva essere successivo e non precedente ad una raccolta firme – di fatto non ancora partita – evento comunque fruito da un assai ridotto numero di “fortunati” partecipanti, vista la scarsa funzionalità della tanto osannata rete territoriale, a parte qualche passaggio di perplessità, come ad esempio:

– «la mancata indennità di esclusività per coloro che SCELGONO di lavorare solo per il SSN», laddove per i laureati non medici titolari di pubblica contrattualità non sia MAI sussistita alcuna libertà di scelta, ma una condizione di coatta esclusività, MAI riconosciuta al livello amministrativo;

– oppure di scelte concettuali evidentemente e clamorosamente inadatte, quale l’identificazione di una «funzione di supporto» delle professionalità, che di fatto ripristinerebbe con decisione le caratteristiche ancillari delle professioni sanitarie non mediche invece che valorizzarne l’autonomia ed il prestigio, così come faticosamente cesellato da leggi divenute “caposaldo”della emancipazione dei “non medici”: l. 42/1999, 251/2000, 43/2006;

– di ambigue se non contraddittorie formule di un ermetismo privo tanto di significato quanto di risolutività, quale quella dei «limiti della politica rispetto alle dinamiche relative alla contrattazione» (!?!) o quella «del superamento delle barriere culturali tra professioni», oppure ancora, quella secondo cui un considerevole investimento amministrativo nelle risorse umane del sistema sanitario Italiano sia un intervento che «non comporti nessuna spesa per il SSN» (!?!);

– e di argomenti visibilmente fuori tema, quali la «digitalizzazione del Sistema Sanitario» o «quanto sia necessario spendere anche in tecnologia, banda larga, hardware»,

questo solo per citare i principali elementi che certamente configurano uno scenario di grande confusione piuttosto che di chiarezza nella capacità di identificazione non soltanto delle tematiche introdotte quali rivendicazioni, ma soprattutto di quale possa essere il concreto vantaggio per quegli stessi cittadini che avalleranno con la loro firma la promulgazione di una legge a beneficio esclusivo dei professionisti laureati non medici, ossia se tali richieste (più soldi in tasca ma forse meno cose nella testa) corrisponderanno ad una ricaduta positiva in termini di garanzia di una innovazione e reale progresso dei servizi sanitari, che tenga conto sia delle nuove necessità di salute di una società multiculturale che vive molto a lungo sia di attuazione davvero pragmatica di quel «diritto dell’individuo e interesse della collettività» che la salute pubblica rappresenti, ebbene, non può non destare approvazione la pretesa unanimità di espressione favorevole all’accoglimento della tematica.

Ciò che invece genera disapprovazione e sconcerto è che, sempre a discrezione di un estremamente ridotto numero di partecipanti – ossia proprio un paio di soggetti – all’interno di un raggruppamento di persone che a stento si conoscono per nome e cognome, si decida di estromettere da tutte le chat collegate all’attività del gruppo, il principale ispiratore del metodo e della tematica [4] che si stia cercando, effettivamente in un modo alquanto ottuso e maldestro, di condurre.

La logica del cyberbullismo è stata quindi esercitata a favore di un (ritenuto) maggiore interesse comune.

L’estromesso aveva avuto l’ardire di protestare vivamente per un messaggio vocale privato, ma vertente le dinamiche della condivisa discussione, ricevuto lo stesso giorno della “diretta” , da una signora rappresentante di siffatto raffazzonato agglomerato, che gli aveva proposto senza mezzi termini né senza giustificazione alcuna … di andare a quel paese (!!!???!!!); per laicamente seguire il motto, “si dice il peccato e non il peccatore”, descriviamo la formula utilizzata:

« … Vaffaculo!!!, oh … non sono qua mica a grattarmela!!! … omissis …»

la protesta era anche in ragione di successive varie vane polemiche su un testo inoltrato alla medesima principale chat del gruppo PSU [5Bozza Format Revisione C. Spada], che si metteva all’attenzione di tutti i componenti del gruppo per la creazione di un format di presentazione della attività e progettualità del gruppo; testo in un primo momento accettato ma poi misteriosamente revocato.

La cosa più sconvolgente è stata che invece di essere difeso contro un atteggiamento trasversalmente inqualificabile, indicibile e sommamente vergognoso per un esponente dei professionisti della salute, l’offeso è stato anche accusato, a causa della sua reazione (oltre al danno anche la beffa), di atteggiamento destabilizzatore, maschilista e sessista, essendo stato invece evidente e plateale vittima di un assai scomposto, mero atteggiamento violento, apparentemente nemmeno identificato come tale, da cui il principale ispiratore della “legge di iniziativa popolare” si stesse stoicamente difendendo.

A quanto pare difendere pubblicamente la propria rispettabilità, il proprio onore, la propria reputazione è ritenuto fastidioso, indesiderato, nonché inappropriato.

Su oltre 12.000 affiliati è giunta una sola telefonata di solidarietà. Una sola.

Ad oggi alcuna formula di scuse è giunta alla persona offesa.

A quanto pare nel gruppo PSU questi atteggiamenti di gratuita intolleranza rivestono carattere strutturale, visto che anche la professionista che ha ideato, ispirato e massimamente contribuito alla collegata raccolta fondi, sia stata anch’essa marginalizzata e non messa a puntuale conoscenza di ogni iniziativa, comprese le creazioni di una piattaforma telegram e di una molteplicità di caste-chat autoritariamente predefinite, da dove chiunque rappresenti motivi di autentica coerenza intellettuale e valoriale, al pari di un nome e numero – e non di una persona – può essere improvvisamente espulso, così da essere ridotto al silenzio … (!?!)

È chiaro che tutto ciò non possa non destare profondi, gravi interrogativi:

Sono costoro i latori degli alti valori della tutela della salute di tutti (scrivente compreso)?

Sono siffatti soggetti, che spacciano la monocrazia per collegialità, quelli più rappresentativi e meritevoli di un riconoscimento amministrativo e di libero esercizio professionale?

Sussistono attivamente i supposti obbligatori dettami, inequivocabilmente identificabili nei codici deontologici, nelle costituzioni etiche, nelle multiformi rappresentazioni, laiche o religiose che si voglia, della generale moralità?

Sarebbe legittimo cannibalizzare freneticamente temi sommamente importanti quali i veri canoni ispiratori dell’articolo del 07 dicembre 2020, soltanto per creare aspettative fuorvianti, mera propaganda e guadagnarsi una effimera notorietà personale?

È possibile abbracciare un progetto ampiamente riformatore ed innovativo, se prima non ci si sforzi di riformare se stessi, abbandonando logiche di intolleranza, ghettizzazione e discriminazione, che già tanto male hanno fatto all’umanità?

È possibile non intendere che è l’autorevolezza – e non l’autoritarismo – a fare la vera differenza dei movimenti, a qualsivoglia natura sociologica appartengano o verso qualsivoglia scopo siano titolati?

Dopo una prima auto-esclusione ci si era lasciati convincere ad un ritorno a seguito di pressanti richieste, in ordine a far rientrare una figura «autorevole e determinante» … peccato che siano stati proprio gli stessi postulanti ad interpretare il più vile ostracismo.

Pertanto non ci sarà un due senza un tre; in queste evenienze già il primo caso era paradigmatico di che tipo di combriccola si andasse componendo.

Un ultimo accalorato messaggio sia a codesti esaltati, che si sono macchiati del peggiore errore della loro carriera, sia agli altri inconsapevoli componenti del gruppo, trascinati in questa crociata già macchiata da siffatta aberrazione di condotta:

Anzitutto si spera, vista la esternata, ostinata inabilità a sostenere una condotta coerente, in linea con la nobiltà dei temi ispirati, siate almeno capaci di portare a termine quanto in proponimento, perché alla fine non servono e non contano effimeri protagonismi che lasciano sugli eventuali palcoscenici meno tempo di quello che trovano; contano i risultati conseguiti.

Infine, viste le occorse numerose aspre proteste mosse contro le politiche ed i portamenti personali in capo agli enti istituzionali rappresentativi delle professioni sanitarie, temi frequentemente sposati anche dalla penna scrivente, ebbene, cercate di non mutarvi ad interpretazioni assai peggiori di quelle contestate.

Ai cittadini ed ai politici (quelli bravi) un solo appello: diffidate dal conferire soldi e potere, anche soltanto con l’apposizione di una semplice firma, ad organizzazioni di siffatti distonici modelli autocratici e di arroganza.

Perché vi restituiranno esclusivamente lo stesso contraccambio che lo scrivente ha dovuto sopportare.

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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