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Professioni Sanitarie. Beux: “medicina territorio, si passi da sanità di attesa e sanità di iniziativa”.

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Medicina del territorio, in un documento le proposte della Fno Tsrm Pstrp alle regioni. Brux: «passare da sanità di attesa a sanità multipolare e di iniziativa».

Potenziamento delle attività di prevenzione, valorizzazione delle équipe multi-professionali, telemedicina territoriale e domiciliare, investimento nella formazione universitaria, aggiornamento LEA e sburocratizzazione. Sono alcune delle proposte contenute nel documento intitolato Potenziamento e riorganizzazione della rete di assistenza territoriale promosso dal Comitato centrale della FNO TSRM e PSTRP e realizzato dal gruppo di lavoro dell’Università di Firenze composto dal prof. Niccolò Persiani, dott. Paolo Gazzaniga, dott. Giuseppe Greco, prof. Guglielmo Bonaccorsi, dott.ssa Martina Giusti.

L’obiettivo del testo è quello di supportare le Regioni in questa fase di ripensamento complessivo dell’organizzazione della rete dei servizi sanitari e socio-sanitari a seguito della pandemia Covid-19. «Vogliamo informare le Regioni affinché si riduca la probabilità che i loro decisori progettino i piani per il potenziamento e la riorganizzazione delle rete territoriale non tenendo conto di tutte le competenze professionali che è necessario coinvolgere per la realizzazione di un sistema socio-sanitario che, sul territorio e a domicilio, sia in grado di rispondere in modo esaustivo ai bisogni di salute che è possibile gestire in quei contesti» spiega Alessandro Beux, Presidente della FNO TSRM e PSTRP.

Il documento, redatto anche grazie ai contributi specialistici provenienti dalle 19 professioni sanitarie della Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, parte dalle affermazioni contenute nella Memoria della Corte dei Conti sul DL 34/2020 in cui si parla della necessità di «un rafforzamento dell’assistenza territoriale ed in particolare di quella domiciliare, che ha rappresentato uno dei punti deboli durante la pandemia, ma di cui già in precedenza erano evidenti le carenze». 

«Per rispondere alle caratteristiche emergenti della nuova domanda di salute – spiega Beux – sarà necessario potenziare le attività di prevenzione, diagnostica e riabilitazione territoriale, nonché tutta l’offerta di assistenza domiciliare. Il mandato forte è passare da una sanità di attesa a una sanità multipolare e di iniziativa. E per far questo occorrerà puntare sulle tecnologie digitali, sul lavoro in équipe multi-disciplinari e multi-professionali, su organizzazioni aperte e flessibili che non siano delimitate da mura fisiche. Questo cambiamento potrà avvenire solo e soltanto attraverso il reale coinvolgimento e il fattivo contributo di tutte le professioni, ciascuna con le proprie specifiche competenze da condividere in nuovi modelli organizzativi e Percorsi preventivi, diagnostici, terapeutici e assistenziali (PPDTA) di presa in carico dei cittadini e dei loro bisogni di salute». 

Nel documento vengono individuate 8 direttrici di sviluppo della sanità territoriale con particolare riguardo ai bisogni tematici emergenti delle Regioni. Cinque le proposte di sviluppo: si chiede il recupero alla piena funzionalità dei Dipartimenti di prevenzione che permetterebbe di avere una cabina di regia attraverso cui le azioni e gli interventi di prevenzione collettiva possano trovare un coordinamento efficace con il coinvolgimento primario di specifiche professioni sanitarie come i Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro e gli Assistenti sanitari; il ripensamento del sistema dei PPDTA regionali e aziendali, per includere gli interventi dei professionisti sanitari all’interno del ventaglio delle prestazioni programmate, integrando l’attuale preponderanza dell’offerta clinica-specialistica, in modo da modellare i nuovi PPDTA sulle effettive esigenze delle persone con differenti bisogni di salute; potenziamento dell’innovazione digitale e la Telemedicina che  favorirebbe il lavoro delle equipe multi-disciplinari e multi-professionali e migliorerebbe la qualità dei servizi, potendo assistere più efficacemente un maggior numero di persone a domicilio; il potenziamento dell’offerta formativa universitaria e una più serrata lotta all’abusivismo professionale; aggiornamento e ampliamento dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) al fine di includere compiutamente una serie di prestazioni e servizi sanitari, come nel caso, ad esempio, della Terapia occupazionale, dell’Assistenza nutrizionale, dell’Igiene dentale.

 

«L’obiettivo del documento – conclude Beux – è quello di fornire contributi concreti e puntuali per un cambiamento che segni il passaggio dall’attuale caleidoscopio di modelli regionali e aziendali verso una autonomia organizzativa che riconosca elementi core di equilibrio tra tutti i luoghi fisici di erogazione di servizi e prestazioni, nonché sulle modalità di accesso, di promozione della salute e di interventi di prevenzione e tutela, prima ancora che di diagnosi, cura e riabilitazione. Non un libro dei sogni e neppure una raccolta di richieste scollegate dal contesto e soprattutto dai venti di cambiamento che già soffiano; bensì un insieme di spunti che si reputano essere decisamente coerenti con affermazioni di principio largamente condivise tra gli stakeholder e alle quali occorre ora dare un seguito fattibile e fattivo».

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