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Professioni Sanitarie: 22 categorie che accorciano sensibilmente la distanza dalle Professioni Mediche.

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Le 22 Professioni Sanitarie Ordinate per la Salute dei cittadini diventano erogatori del buon Servizio Sanitario e accorciano le distanze dalle Professioni Mediche.

Ci sono voluti decenni ma alla fine il percorso si è concluso; ci sono ora 22 professioni sanitarie con relativi Albi e Ordini Professionali.

Un cambiamento epocale per chi lavora in Sanità Pubblica o Privata e per i cittadini perché queste 22 professionalità si affiancano ai Medici con le loro non ancora del tutto riconosciute specificità ma certamente influenti nei cambiamenti provocati dal progresso tecnologico e con le loro non ancora riconosciute potenzialità di entrare a pieno titolo nei meccanismi dei servizi sanitari perché in grado di svolgere funzioni nuove, mai svolte da alcuna professione, quindi capaci di assicurarsi un posto di primo piano per assicurare qualità e appropriatezza delle cure ai cittadini.

Nei servizi sanitari si parla sempre più spesso di multidisciplinarietà e di multiprofessionalità finalizzate al miglioramento delle prestazioni che di fatto hanno mutato certi stili organizzativi del passato facendo spazio alle task force multiprofessionali.

Abbiamo vissuto il paradosso dell’ultimo decennio in cui queste nostre professioni hanno dovuto affrontare la durissima crisi economica, iniziata in modo cruento fra il 2007-2008, che ha prodotto effetti a cascata interessando ovviamente il Sistema Sanitario Nazionale e Privato.

Proprio in questi periodi si accentuava la necessità di percorsi professionali più rispondenti alle esigenze qualitative dei servizi sanitari che prevedevano il raggiungimento della laurea per le cinque aree professionali:

  • Area delle Professioni Infermieristiche e Ostetriche;
  • Area Riabilitativa;
  • Area delle Professioni Tecnico Sanitarie;
  • Area Tecnico Assistenziale;
  • Area delle Professioni Tecniche della Prevenzione.

Un miglioramento della qualità assistenziale e tecnico diagnostica si è contrapposto nel contempo ad un peggioramento delle condizioni economiche e con la grande svolta attraverso l’Ordinamento di tutte le altre 19 professioni sanitarie del comparto, legge Lorenzin 3/2018, siamo entrati nel pieno dell’esercizio intellettuale delle nostre professionalità.

Ulteriore grande svolta di quest’ultimo decennio è avvenuta sotto i nostri occhi con lo sviluppo di una cultura della salute caratterizzata da tratti di soggettività consapevole e informata giocante un ruolo attivo nella individuazione e nella scelta di soluzioni pubbliche o private praticabili, anche grazie agli accessi diretti all’informazione sanitaria che ha in internet uno strumento potentissimo.

Nel contesto nazionale di questo paese di progressivo invecchiamento che ha un impatto importante sulla situazione epidemiologica, va riconosciuto il grande valore del nostro Sistema Sanitario Nazionale, che attraverso lo sviluppo sociale ed economico dà un contributo fondamentale, anche grazie a noi, al miglioramento della condizione di vita e di salute dei cittadini.
Con l introduzione della telemedicina e tele-assistenza tutti i Professionisti potrebbero fare prestazioni aggiuntive e/o intramoenia in totale autonomia ed in collaborazione con altri professionisti nella logica multidisciplinare contribuendo notevolmente al miglioramento di efficacia ed efficienza del Sistema Sanitario Nazionale e dell’assistenza socio-sanitaria integrata.

C’è bisogno al più presto di una riorganizzazione dell’integrazione dei servizi delle professioni cioè provare a raccordare in modo congiunto le varie competenze a disposizione per venire incontro a diverse tipologie di pazienti:

  • pazienti in povertà;
  • pazienti psichiatrici;
  • pazienti non autosufficienti;
  • pazienti minori;
  • pazienti dipendenti da droghe.

C’è bisogno di riproggettare la legge delega del 23 ottobre n. 421/1992 che deve prevedere per il personale sanitario infermieristico, tecnico sanitario diagnostico, tecnico riabilitativo e della prevenzione l’accesso alle carriere dirigenziali e alla costituzione di organismi multidisciplinari a supporto delle garanzie di efficacia ed efficienza dei servizi interni ed esterni presso I servizi socio sanitari integrati.

C’è bisogno di rivedere le leggi 10 agosto 2000 n. 251; 1 febbraio 2006, n. 43 nelle quali aggiungere le 22 professionalità che hanno avuto accesso alle carriere dirigenziali e che di fatto potranno beneficiare degli stessi diritti già acquisiti da altri dipendenti della dirigenza sanitaria perché sarà doveroso realizzare assieme una assistenza territoriale capillare ed estesa con presidi sanitari e sociosanitari quanto più prossimi ai cittadini.

La sfida di questo nuovo millennio parte dalle Professioni Sanitarie Unite che senza un impatto sociale positivo rischiano di non poter esercitare il loro potenziale all’ombra di chissà quali meccanismi che detengono il controllo come se si potesse ancora migliorare senza di esse.

Graziano Carchia
Fondatore del Movimento Professioni Sanitarie Unite
Gruppo Facebook

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