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Fnopo: ancora troppa medicalizzazione sulla nascita.

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? ? Rapportp Cedap 216: per le Ostetriche italiane ancora troppa medicalizzazione attorno ai percorsi nascita.

​I dati che emergono dal Rapporto CEDAP 2016 sono preoccupanti, ma purtroppo non meravigliano. Sebbene infatti si riferiscano al 2015 e dunque, a ben quattro anni fa, la fotografia scattata è quella di un Paese in cui la gravidanza e l’evento nascita sono ancora medicalizzate, come se la gravidanza sia, in sé, una malattia o debba comportare inevitabilmente delle patologie.

A”ricorso eccessivo al taglio cesareo si aggiunge l’altro dato dell’età sempre più alta delle donne che decidono e possono avere un figlio – commentano le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica -. Se si vuole far cambiare rotta al Paese, occorre un lavoro sinergico che veda impegnati, ciascuno per le proprie specifiche competenze, professionisti sanitari e politica.

Ancora una volta, la nota dolente associata alla gravidanza e all’evento nascita è la medicalizzazione. anche quando non risulterebbe necessaria La FNOPO da tempo sostiene il modello organizzativo di centri nascita a conduzione ostetrica per le gravidanze a basso rischio. Un percorso che consente alle donne di riappropriarsi delle proprie competenze per l’espletamento di un parto naturale sempre seguite da personale qualificato e specializzato nella salute della donna. Poter estendere questo modello su tutto il territorio nazionale – spiegano le componenti FNOPO – comporterebbe benefici alle donne e alle loro esperienze di maternità, che sarebbero disposte a ripetere più facilmente di quanto non avviene oggi, Inoltre, ridurrebbe drasticamente il ricorso a interventi di taglio cesareo che non sono adeguati se non per specifici casi.

Per quel che riguarda invece l’altro dato evidenziato dal Rapporto CEDAP 2016, ovvero l’età sempre più alta, o che tende a rimanere tale, delle donne italiane e di quelle straniere che decidono di avere un figlio, occorrono delle misure politiche – continuano le rappresentanti nazionali della Categoria ostetrica – per contrastare tale fenomeno. È necessario mettere in atto misure che consentano alle donne di poter progettare e programmare con serenità la propria gravidanza e realizzare, così, il progetto di famiglia della coppia. Misure che – sottolineano ancora i vertici FNOPO – non si possono esaurire in bonus una tantum, perché risultano inefficaci. Come evidenzia il rapporto, l’età delle donne che hanno la prima gravidanza è ormai legata al percorso di studi medio superiore sia delle italiane sia, ormai, anche di molte straniere e nella difficoltà di acceso alle cure, ancora troppa esose e ad appannaggio dei privati.

Nella decisione di avere una gravidanza un ruolo determinante ha la precarietà de dal lavoro, una stabilità economica che consentirebbe alle coppie di affrontare con maggiore serenità una gravidanza. A questo si deve aggiungere anche una adeguata rete di assistenza che sia da sostegno per eventuali depressioni post partum o solitudini che sempre più donne, nella nostra società, si trovano a dover affrontare. La FNOPO promuove a tal proposito il modello di “Ostetricia di famiglia e di comunità”. Un impegno che evidentemente deve coinvolgere tutti i ministeri competenti Ministero Salute, Famiglia e Welfare).

Non da ultimo, sono altrettanto indispensabili campagne di informazione a carico del Ministero della Salute che, avvalendosi di professionisti, informino sulla salute e il ciclo biologico e riproduttivo della donna. è importante che le donne conoscano il proprio corpo e il suo funzionamento, sapere che, se non vi sono patologie in atto, la gravidanza è un periodo da vivere con molta serenità, seguite da ostetriche che sapranno – in ogni fase, dare le corrette informazioni e gli opportuni orientamenti per una assistenza addizionale in caso di presenza di segni e sintomi di patologie in e per la gravidanza. Questo – concludono i vertici FNOPO – consentirebbe alle donne di poter scegliere in piena consapevolezza, anche nella comprensione che affrontare una maternità in età più avanzata, sebbene possibile, non è sempre facile e auspicabile per se stesse e per il nascituro”.

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