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AITO: ecco le evidenze scientifiche emerse dalle Clinical Pathways in Stroke Rehabilitation Evidence-based Clinical Practice Recommendations.

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Le sezioni regionali di AITO – Associazione italiana terapisti occupazionali, stanno inviando in questi giorni una lettera agli Amministratori delle realtà sanitarie locali, per invitarli a tenere conto delle evidenze pubblicate su Clinical Pathways in Stroke Rehabilitation Evidence-based Clinical Practice Recommendations (2021).

Esse riportano la necessaria presenza del terapista occupazionale nei team che si occupano della presa in carica delle persone con ictus e dei loro familiari.

La riabilitazione inizia nell’ambito dell’assistenza acuta e in molti casi accompagna la persona per tutta la vita. Si svolge in vari contesti sanitari, dall’unità di terapia intensiva, alla struttura di riabilitazione, alla clinica ambulatoriale, nella comunità e a domicilio.

La letteratura evidenzia la necessaria presenza del terapista occupazionale in tutte queste fasi, alla stregua delle altre figure professionali coinvolte nel processo di cura.

A conferma di quanto riportato nella recente pubblicazione, sono intervenuti a sostegno dell’incremento dei terapisti occupazionali diverse realtà coinvolte nella riabilitazione della persona con ictus.

Riportiamo quindi le esperienze delle Associazioni dei pazienti:

“Con l’obiettivo di tutelare bisogni e diritti dei giovani sopravvissuti all’ictus e con una disabilità di Paralisi Cerebrale Infantile, incoraggiamo la presenza continuativa della figura del Terapista Occupazionale all’interno dell’equipe multidisciplinare che segue i nostri beneficiari: pensiamo infatti che tutti abbiano il diritto di partecipare alle attività di vita quotidiana, per poter esprimere al meglio la propria individualità. Il ruolo di questa figura professionale, così importante anche all’estero in contesti equivalenti al nostro, può supportare fattivamente il bambino e il giovane adulto a raggiungere la massima autonomia” – ricorda Francesca Fedeli, Presidente della Fondazione Fightthestroke

“Supportiamo la necessità di incrementare il numero dei Terapisti occupazionali nel percorso riabilitativo della persona con esiti di ictus, dal momento dell’evento al rientro alla comunità, perché riteniamo che le competenze di questo professionista sanitario siano necessarie, all’interno del team riabilitativo, per il rientro ad una quotidianità di qualità. Il Terapista occupazionale adatta l’ambiente domestico, lavorativo e sociale; favorisce il corretto utilizzo degli ausili; supporta non solo la persona ma tutta la famiglia. Da subito, nella camera di ricovero, aiuta il paziente a ritrovare il proprio senso d’essere persona, incoraggiandolo alla cura di sé; lo accompagna poi nella riscoperta dei propri ruoli e interessi; contribuisce alla pianificazione delle dimissioni e al rientro in casa propria; si adopera nell’educazione di familiari e caregivers. Aiuta la persona nell’integrazione e promuove la partecipazione nella vita sociale, anche in casi complessi. Ci teniamo a ribadire che in ogni Ospedale, Reparto, Ambulatorio, Servizio di assistenza domiciliare, Ente che a vario titolo si occupi di Persona con esiti di ictus, il Terapista occupazionale debba essere presente”, aggiunge Nicoletta Reale, Presidente Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.) Italia Onlus.

“In accordo con il Segretario Generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso, abbiamo pensato di dare seguito alla vostra richiesta in quanto il lavoro svolto dai Terapisti Occupazionali con i pazienti e i loro familiari ha come obiettivo di fornire loro gli strumenti necessari per raggiungere la completa indipendenza e aiutare le persone a rendersi indipendenti e puntare al miglioramento della qualità della vita”, chiosa Tiziana Nicoletti, Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC).

E delle Società scientifiche.

“Desidero condividere l’appello di AITO volto ad incrementare la presenza dei terapisti occupazionali nel percorso riabilitativo della persona con ictus. La figura del terapista occupazionale, all’estero ha un ruolo centrale nel processo di recupero di diverse patologie neurologiche, mentre in Italia soffre ancora una evidente carenza. Si condivide quindi questo appello, soprattutto relativamente all’implementazione della terapia occupazionale per pazienti giovani colpiti da ictus”, spiega Gioacchino Tedeschi, Presidente Società italiana neurologia (SIN).

“Si tratta di un intervento specifico per la autonomia della persona in condizione di disabilità, non svolto da altre figure professionali della riabilitazione con la stessa competenza (…) La già nota carenza di tale figura professionale nel team riabilitativo si è manifestata in modo impellente soprattutto in occasione della richiesta esponenziale di riabilitazione conseguente all’attuale pandemia, richiesta legata alla disabilità dovuta ad esiti di infezione Covid, ma anche alla restrizione dell’erogazione dei servizi sulla salute e la riabilitazione conseguenti alla necessità di contenimento del contagio, con un peggioramento delle condizioni di dipendenza da parte di tutti coloro che già erano disabili, sia per problemi motori che cognitivo/ comportamentali, o che lo sono diventati per la stessa malattia da coronavirus. in tutte le equipe riabilitative delle strutture pubbliche e private accreditate e adeguando le risorse formative regionali e universitarie al fabbisogno già dal 1997 stabilite”, aggiunge Pietro Fiore, Presidente Nazionale SIMFER.

“La SIRN è una società scientifica multidisciplinare che raccoglie l’adesione di tutte le figure professionali interessate alla Riabilitazione Neurologica, ovvero medici, psicologi, neuropsicologi, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, psicomotricisti, bioingegneri, tecnici ortopedici e di neurofisiopatologia. In quest’ottica i terapisti occupazionali rivestono un ruolo fondamentale nell’equipe riabilitativa, in particolare nella delicata fase post-dimissione, da riabilitazione ospedaliera al domicilio e nella prescrizione e gestione degli ausili. Ne deriva la necessità di un loro maggior coinvolgimento nella gestione riabilitativa dei pazienti con disabilità neurologica, ed in particolare nei pazienti con postumi di ictus” – commenta Stefano Paolucci, Presidente Nazionale SIRN.

Come riportato dal giornalista Paolo Fallai, “La terapia occupazionale ti insegna ad avere fiducia in te stesso e ti restituisce la cosa più importante che malattia e disabilità cercano di toglierti: la dignità. (…) Conoscere e sostenere i terapisti occupazionali segna un confine di civiltà in una comunità e dovremmo essere orgogliosi di loro”.

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